Domenica 19 luglio io e Annalisa abbiamo salutato Stefania e Bashar (e
New York) e siamo partite alla volta di
Miami. Siamo arrivate in aeroporto verso le 14, abbiamo recuperato l'auto affittata per la settimana e siamo andate in hotel. Destinazione:
South Beach. L'aeroporto dista circa 20 minuti da South Beach, non abbiamo avuto difficoltà a trovare l'hotel, ma parcheggiare era impossibile così abbiamo usufruito del servizio di
valet (parcheggio privato, costo 30 dollari al giorno. Al parcheggio- quando lo trovi - la giornata intera ti costa 20). L'hotel era il
South Beach Plaza: una costruzione
Art decò, ma rimasta un po' ferma a quegli anni anche all'interno, non rinnovata troppo di recente. La camera era vecchiotta nello stile e il bagno cieco senza ventole, inoltre odorava di candeggina. Diciamo che poteva andare meglio! Ci siamo subito cambiate e abbiamo fatto la prima capatina sulla bellissima
spiaggia della città, dove ci siamo godute il primo bagno, seguito da un giro lungo su
Ocean Drive (il lungomare) e
Collins Avenue, la via principale degli hotel, ricca di costruzioni Art Decò, negozi e ristoranti. La sera abbiamo deciso di mangiare cubano da
Puerto Sagua: locale spartano stile diner, porzioni abbondanti, buon rapporto qualità prezzo. Abbiamo assaggiato
manzo alla creola e carne di maiale con cipolle, accompagnati da riso, fagioli neri e platani. Tutto buono!
Giorno 11- Miami e Fort Lauderdale
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Lincoln Road a Miami Beach, il ceviche di Yuca, Fort Lauderdale e il pollo di Tap Tap |
Il giorno seguente, dopo colazione, abbiamo fatto ancora un po' di mare: l'acqua era calda e bassa, trasparente e piacevole. Dopo il bagno di rito e un po' di sole, siamo andate su Lincoln Avenue, la strada commerciale più grande. Abbiamo pranzato da Yuca, con platano chips con guacamole, un taco al salmone e del ceviche che abbiamo diviso. Niente male. Dopo un doveroso iced coffee da Starbucks siamo tornate in albergo, ci siamo sistemate e siamo partite alla scoperta di Fort Lauderdale, che gli Americani con una certa fantasia chiamano la Venezia d'America perché percorsa da alcuni canali interni. Siamo arrivate lì nel tardo pomeriggio e la città già languiva un po'. Il vento aveva già fatto scappare via la gente dalla spiaggia e sul lungomare c'erano solo un mall e pochi ristoranti ancora vuoti. Dopo un breve passeggiata abbiamo deciso di spostarci in centro e fare la camminata del Riverwalk, che passa in mezzo alla cittadina. Molto carino, ma non c'era un'anima viva. Erano tutti a cena? Abbiamo valutato che fare e dopo un breve giro abbiamo deciso che fosse meglio tornare a Miami per cenare. Rientrate a South Beach ci siamo dirette al ristorante haitiano Tap Tap. Abbiamo assaggiato la zuppa di zucca tiepida, un pollo marinato nel lime e arrostito con contorno di platani fritti e salsa di avocado, insalata mista con il mango. La cosa bella del posto sono i murales coloratissimi che ricoprono l'intero locale, persino i bagni. Dopo cena siamo tornate in hotel e siamo svenute dal sonno!
Giorno 12 - Naples
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Naples: nel giardino botanico, alcune bellissime case della città, la spiaggia, io e Anna a cena |
La mattina seguente, dopo colazione, abbiamo rifatto la valigia, lasciato l'hotel e siamo partite per
Naples, sulla Gulf Coast. Abbiamo scelto di fare una tappa ai
Giardini Botanici di Naples, un bellissimo parco con piante rappresentative delle fasce tropicali e subtropicali. I giardini chiudevano alle 15 e abbiamo fatto giusto in tempo a fare il giro, ma faceva veramente caldissimo e non era l'orario migliore per una visita. Molto carino, ma andateci di mattina presto. Dopo i giardini, ci siamo dirette alla
spiaggia municipale: girando in auto ci siamo accorte che Naples è una cittadina di mare per le vacanze e sembra uscita da un plastico. La fanno da padrone ville e casette di legno in stile coloniale, immerse nel verde di stupendi giardini tropicali o affacciati sui canali e laghetti interni. Tutto gridava
"Qui siamo ricchi!". Alla spiaggia si accede da ponticelli di legno posti alla fine di vialetti residenziali perfetti, protetti da una fascia di verde boscoso. La spiaggia era di sabbia bianca, quella di conchiglie, che ti rimane appiccicata addosso. Abbiamo preso il sole e fatto un paio di bagni: l'acqua era
caldissima. Verso le sei ci siamo rivestite e siamo andate in "centro", sulla
5th Avenue di Naples che nulla ha a che vedere con la 5th di New York. Se non che anche questa è considerata la via dello
shopping. Per carità, qualche negozio c'è, ma principalmente quei bazar un po' demodé che propongono una moda marittima adatta a donne dai 50 in su. C'erano diversi ristoranti e alla fine abbiamo deciso di coccolarci e mangiare
l'aragosta. Così siamo entrati da
Citrus, dove un simpatico signore all'entrata ci aveva allettato illustrandoci il menu di pesce. Abbiamo mangiato aragosta e una grigliata mista, accompagnate da una bottiglia di vino rosé. Il cibo e il servizio sono di buon livello e un gentilissimo cameriere francese ha chiacchierato un po' con noi dandoci anche qualche dritta per Key West, quando ha saputo che il giorno dopo ci saremmo dirette lì. Il pesce è ovviamente cucinato secondo un gusto americano che differisce un po' dal nostro: ad esempio l'aragosta, molto buona, è servita già sgusciata, condita con burro chiarificato e servita su un letto di mashed potatoes aromatizzate con erba cipollina. Il conto un po' salato (65 dollari a testa circa), ma siamo uscite di lì veramente piene. Dopo cena ci siamo dirette al nostro motel, parte di una catena (
Super8) appena fuori
Naples. La struttura era carina e pulita, la camera ok e con un letto spazioso, ma c'era odore di umidità, forse per colpa del bagno cieco, non saprei. D'altra parte per 60 dollari a notte non si poteva chiedere di meglio. Siamo andate a dormire presto, un po' distrutte: il giorno dopo ci aspettavano le
Everglades e il viaggio per
Key West.
Giorno 13 - Everglades & Key West
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Nelle Everglades, in compagnia di un alligatore. Key West: case, l'albergo, il tramonto. Il pranzo da Lorelai a Islamorada |
La via che conduce da Naples alla Shark Valley, uno dei punti di accesso al parco naturale delle Everglades, si chiama Tamiami trail. Una via dritta che passa in mezzo ai boschi di mangrovie per miglia e miglia e ti porta dritto all'ingresso del parco. Facile, ma anche noiosetta. Siamo arrivate alla Shark Valley prima delle 9 e abbiamo acquistato il biglietto per il primo dei giri turistici della giornata. Faceva già molto caldo (intorno ai 32 gradi, che poi sono diventati 35 circa). Il tour si svolge su uno di quei piccoli trenini stile Luna Park e dura circa 2 ore e trenta. Prevede un percorso lineare che scende fino a una (orribile) torre panoramica in cemento e poi ritorna indietro attraverso questa vegetazione strana, semi paludosa, dove i rigagnoli di acqua lambiti dalle mangrovie fanno da casa agli alligatori e tutt'attorno volano centinaia di libellule e uccelli di varie specie. Consiglio, se andrete in estate come noi, di fare la visita la mattina da un lato per il caldo più sopportabile che regala anche qualche chance in più di vedere gli alligators (noi ne abbiamo intravisti un po' sul pelo dell'acqua, in primavera o autunno/inverno quando sopportano meglio le temperature si avventurano anche fuori ed è possibile essere così fortunati da vederli sulla terraferma accanto all'acqua), dall'altro perché il tempo è molto variabile e di pomeriggio c'è un maggior rischio di imbattersi in temporali. La potenza di questa strana natura a metà tra la steppa, la palude e il parco acquatico è davvero affascinate. Dopo il nostro giro, ci siamo rimesse in auto perché la strada per arrivare a Key West era lunga. Superata Miami ed entrate a Key Largo, ci si incanala lungo questa unica strada a due corsie che collega tutte le Keys, passando per lunghi tratti direttamente sul mare. Un'esperienza davvero unica ma a tratti anche un po' inquietante! Ci siamo fermate a pranzo a Islamorada al ristorantino affacciato sul mare Lorelai, celebre per il suo fish sandwich di mahi mahi, che è un pesce tipico di quei mari e che una volta a casa ho scoperto essere la lampuga (mai sentita nominare prima). Ovviamente non potevo farmelo sfuggire e l'ho ordinato (lo vedete in foto con una montagna di fries di accompagnamento..). Proseguire fino a Key West è stato faticoso, la mia amica Annalisa guidava e dopo miglia e miglia di strada dritta, e dopo il tour mattutino alle spalle e il pranzo nelle pance, era difficile non sentirsi assonnate e stanche. Siamo comunque arrivate a destinazione verso le 6 e 30 e siamo state piacevolmente colpite dallo stile coloniale e dal mood peace and love della più celebre delle Keys. Sistemateci al Southernmost Inn hotel, siamo poi uscite di nuovo per girare un po' l'isola. Abbiamo camminato lungo Duvall street tra ristorantini, locali, bakery e negozietti fino a Mallory Square, dove ogni sera la gente si affolla tra artisti, santimbanchi e bancarelle ad ammirare lo spettacolo del sole che si tuffa nell'Oceano al tramonto. Io e la mia amica, ancora sazie dal pranzo sostanzioso, abbiamo preso un margarita sul pier, dove una band suonava musica folk e revival, e ci siamo piazzate per un'ora e mezza ad ammirare il panorama, rilassandoci un po'. Dopo un ulteriore giretto serale, siamo tornate in albergo per goderci una meritata dormita. Peccato per l'aria condizionata centralizzata dell'hotel, che aveva ridotto la nostra piccola stanza mansardata a una ghiacciaia. Ho dovuto dormire con il trapuntino, i calzini e un maglioncino perché non c'era modo di regolarla. Terribile davvero. Un peccato perché l'hotel per il resto è molto carino e il personale molto gentile.
Giorno 14 - Key West and Key Largo
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Tramonto su Key Largo. La casa di Hemingway a Key West, noi al Blue Heaven e il mio pranzo, la key lime pie, vista di Key West e il Southernmost Point. |
La mattina, dopo una buona colazione, abbiamo iniziato il nostro giro turistico di
Key West. Dopo il pellegrinaggio di rito al
Southernmost Point, il punto più a Sud di tutti gli Stati Uniti che si trova a sole
90 miglia da Cuba, abbiamo fatto un giro nella casa che fu l'abitazione di
Ernest Hemigway per molti anni. Una splendida villa coloniale circondata da palme, con una piscina fantastica e un piccolo cimitero per i tanti gatti che lo scrittore ospitò nella casa e i cui discendenti ancora oggi animano la villa. Ci sono anche i bisnipoti del famoso gatto con sei dita! Di fronte alla casa di Hemingway c'è un faro con piccolo museo annesso, abbiamo deciso di salire per vedere Key West dall'alto, carino il panorama ma potete saltare a piè pari il museo. Siamo poi andate a visitare la Little White House dove il presidente Truman ha passato più volte le vacanze, e di cui vi ho parlato nel precedente post. A pranzo siamo andate da Blue Heaven, un ristorante dove cucina americana e caraibica si mescolano in un ambiente easy e coloratissimo dove la fanno da padrone pareti dipinte e tavolini colorati all'aperto. Qui ho ordinato
un'insalata di pollo che non era un'insalata, ho scoperto poi mio malgrado: il piatto era costituito da una palla di pollo con maionese, cipolla sedano e uva servito con un contorno di frutta fresca (fragole, ananas, melone) e una fetta di corn bread. Un po' inquietante ma alla fine nemmeno male. Qui abbiamo anche assaggiato la famosissima
key lime pie, una specie di cheesecake con fondo di biscotti, crema al lime e latte condensato e copertura di meringa. Buona e molto sostanziosa! Con tutto questo sullo stomaco, ci siamo avventurate alla ricerca della spiaggia di
Fort Zachary Taylor. Il problema erano i 35 e più gradi con una percentuale di umidità altissima uniti a nuvoloni neri all'orizzonte. Dopo aver sbagliato strada, siamo arrivate all'ingresso (a pagamento) della spiaggia ma ci siamo rese conto che, per quanto ci dispiacesse perdere quella spiaggia che pare sia stupenda, stare sotto il sole a quell'ora era insostenibile. Quella sera poi dovevamo dormire a Key Largo e volevamo rimetterci in marcia nel tardo pomeriggio per non guidare col buio, perciò abbiamo deciso di tornare in albergo, fare una nuotata in piscina, cambiarci e partire. Così abbiamo fatto e prima di cena eravamo a
Key Largo, al The Pelikan, una specie di resort fatto di piccoli bungalow su una stradina affacciata direttamente su un piccolo molo e sul mare. Ci siamo godute il secondo
tramonto sulle Keys da quel punto panoramico e abbiamo poi cenato lì vicino in un bar-ristorante sulla spiaggia con dei tacos al tonno e una ceasar salad. Il bungalow era veramente minuscolo, c'era solo posto per il letto, uno stretto passaggio e un bagnetto. noi due insieme alle valigie non ci stavamo. E poi un caldo assurdo, tanto da dover dormire con l'aria condizionata accesa diretta su di noi. Era praticamente una scatola e andava bene per una persona sola, non per due, a mio avviso. Inoltre dalla finestra filtrava la luce dei lampioni. Perciò ecco, se posso consigliarvi: cercate un motel all'interno e poi vi andate a godere il tramonto da uno di questi bar affacciati sulle spiaggette (anche perché il costo è sproporzionato al livello della struttura).
Giorno 15 e 16 - Key Largo e rientro a Miami, partenza
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Io e Anna durante l'escursione sul glass boat al Coral Reef di Key Largo. Vie di Miami, sandwich cubano |
La mattina ci siamo alzate presto e ci siamo recate al
Jhon Pennekamp Coral Reef Park di Key Largo dove abbiamo fatto un'escursione su un battello con il fondo trasparente (glass bottom tour) che ti porta a circa 7 miglia dalla costa, per ammirare dall'alto la
barriera corallina, i pesci, gli anemoni, le meduse e se sei fortunato anche qualche squaletto. Noi ne abbiamo intravisti due. Mentre raggiungevamo il largo abbiamo visto due
delfini che ci hanno affiancato, anche se riuscivamo a intravedere solo i corpi e le pinne (non hanno saltato fuori dall'acqua, ma è stata comunque un'emozione vederli!). Ci siamo un po' pentite della scelta della gita in barca, perché avremmo forse fatto meglio a fare un'escursione di snorkeling. Ma è stato comunque molto bello. Al ritorno ci siamo fatte un piccolo tuffo nella spiaggetta antistante al visitor center, ma entrare in acqua senza ciabatte è impossibile perché il fondo è fatto di sassi e ci sono le mangrovie che arrivano a lambire il bagnasciuga quindi siamo state poco. Dopo esserci fatte una doccia e aver mangiato un'insalata all'aperto, contorniate da
iguane (troppo forti!) e strani
uccelli dal becco adunco e dall'aria preistorica, abbiamo deciso di rientrare su Miami dove ci aspettava l'ultima notte in Florida. Tornate a Miami nel pomeriggio, ci siamo sistemate all'hotel
President (accanto al precedente hotel) e siamo andate un po' alla spiaggia. La sera siamo andate su Lincoln Road per cenare: seguendo i consigli della Lonely Planet siamo andate a mangiare da
Balans, con cucina fusion tra americana e caraibica, direi senza infamia né lode. Dopocena abbiamo fatto una passeggiata, preso un gelato su Ocean Drive e infine siamo rientrate in hotel, letteralmente morte di stanchezza!
La mattina dell'ultimo giorno eravamo indecise se prendere l'auto e avventurarci in centro a Miami o andare sulla spiaggia di Key Biscane. Alla fine l'arrivo di nuvolone grigie ci ha scoraggiato dal fare entrambe le cose e abbiamo deciso di farci un ultimo bagno in mare, rilassandoci senza stress in spiaggia, e poi di fare un bis da
Puerto Sagua per provare i mitici
sandwich cubani (buonissimi!!). Così abbiamo fatto: mentre eravamo al ristorante ha iniziato a diluviare. Abbiamo aspettato che spiovesse e siamo tornate in albergo. Giusto in tempo prima che ricominciasse con un
temporale peggio del precedente! Così ci siamo rassegnate a starcene tranquille, ci siamo cambiate, abbiamo preso i bagagli e con anticipo abbiamo ripreso l'auto per andare in aeroporto. E per fortuna! A causa del maltempo la strada che di solito si fa in 20 minuti l'abbiamo percorsa in un'ora e mezza: eravamo letteralmente imbottigliate. A parte questo, tutto è andato liscio. Io ho preso il mio aereo per Roma, dove avrei poi cambiato per Milano, e la mia amica un volo che la riportava a New York. Vi risparmio i ritardi snervanti a Fiumicino, comunque sono partita che a Miami era sabato sera, sono arrivata a Roma che era domenica quasi all'ora di pranzo e a Milano nel tardo pomeriggio, stanca ma felice di tutte le cose viste, vissute e assaggiate.
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