Il regista Lorenzo Vigas riceve il Leone d'Oro per il film Desde Allà a Venezia72 |
Leone d'Oro a Desde Allà di Lorenzo
Vigas. Armando è un uomo di mezza età il cui aspetto grida
tristezza da capo a piedi: vive solo, come lavoro produce protesi
dentali, ha lo sguardo all'ingiù e i capelli brizzolati, indossa
camicie a maniche corte tutte uguali e abiti dai toni marroni o
grigio topo. Soprattutto, Armando è una specie di maniaco: adesca
ragazzini, li porta a casa a sua e li paga per spogliarsi mentre li
guarda, nudi. Capiamo presto che questo suo comportamento deriva da
un abuso subito durante l'infanzia da parte di un padre mostro, ora
tornato in città dopo tanti anni. Ma questo non riesce a rendercelo
troppo simpatico. Il suo tran tran sessuale, tuttavia, è destinato a
rompersi quando incontra Elder, bulletto di periferia che dapprima
accetta di andare a casa di Armando, ma al momento di subire le sue
molestie si ribella e lo mena, scappando con i soldi.
Non si capisce cosa scatti in Armando,
fatto sta che dopo il pestaggio torna a cercare Elder. I due
cominciano a frequentarsi: Elder vuole i soldi di Armando, Armando è
attratto da una forza misteriosa verso quel ragazzo ed è disposto a
pagargli pranzi e cene, a soccorrerlo quando viene pestato per un
regolamento di conti, a dargli i soldi che gli servono a comprarsi
un'auto usata. Questo senza mai, effettivamente, avere pretese
sessuali su Elder. Ma il loro rapporto è destinato a complicarsi
ancora: il ragazzo è in cerca di una figura paterna, o forse
semplicemente di qualcuno che lo ami, e al tempo stesso non rinuncia
a fare il ladruncolo; Armando cerca di resistere alle sue pulsioni,
ma queste sono sempre lì, ben presenti. In un mondo dove bene e male
si mescolano, sovrapponendosi fino a rendere impossibile
distinguerli, i protagonisti faranno delle scelte terribili che li
conduranno a un punto di non ritorno in cui nessuno è destinato a
salvarsi.
Il film di Lorenzo Vigas è un bel
film: ben costruito, ottimi attori protagonisti, denuncia sociale. Solo che
appunto, è un film davvero tosto da digerire. La parola d'ordine,
per me e Lisa che lo abbiamo visto insieme a Venezia, è stata
DISAGIO. Ti mette addosso un senso di impotenza e di rabbia crescenti
che, insomma, non ti fanno passare dei bei momenti sulla poltrona: ma certamente lo scopo del regista era questo. Ed evidentemente Alfonso
Cuaròn e gli altri membri della giuria hanno apprezzato questa
storia forte di chiariscuri, una vicenda amara e triste, che forse
non vi piacerà ma sicuramente vi lascerà qualocosa addosso.
Leone d'Argento per la miglior regia
a Pablo Trapero per El Clan. Secondo premio a un altro regista
sudamericano: dopo il Venezuela del film vincitore, è la volta
dell'Argentina degli anni 80, per una storia vera che vi farà
ghiacciare sulle poltrone, anche se questo film risulta a mio avviso
molto più godibile del precedente perché ha un buon ritmo e c'è
parecchia azione, gli attori sono convincenti e c'è una colonna
sonora che spacca. Un avvertimento: odierete tutti. La pellicola,
infatti, racconta la storia della famiglia Puccio, che nell'Argentina
degli anni 80 appena uscita da una delle innumerevoli dittature, si
ritaglia un posto al sole e una discreta fortuna organizzando
rapimenti (a cui conseguono il più delle volte omicidi) nei
confronti dei figli di vicini e conoscenti danarosi.
Il padre, Arquimedes Puccio, è la mente, ma moglie e figli sono orrendi complici, che accettano la situazione chi con estrema disinvoltura e partecipazione (la moglie), chi con qualche riluttanza iniziale poi messa da parte grazie al colore dei soldi (i figli maggiori), chi con la passiva accettazione e la presunta ignoranza (le figlie femmine). Si rimane allibiti mentre si testimonia questa progressiva macchina di prigionia e violenza a conduzione familiare in cui nessuno si salva, se non il figlio più piccolo che sceglie di volare all'estero con una squadra sportiva per non rischiare di essere coinvolto attivamente nei sequestri. Ma l'età d'oro della famiglia Puccio non potrà durare per sempre.... Un film che promuovo in pieno, da vedere.
Il padre, Arquimedes Puccio, è la mente, ma moglie e figli sono orrendi complici, che accettano la situazione chi con estrema disinvoltura e partecipazione (la moglie), chi con qualche riluttanza iniziale poi messa da parte grazie al colore dei soldi (i figli maggiori), chi con la passiva accettazione e la presunta ignoranza (le figlie femmine). Si rimane allibiti mentre si testimonia questa progressiva macchina di prigionia e violenza a conduzione familiare in cui nessuno si salva, se non il figlio più piccolo che sceglie di volare all'estero con una squadra sportiva per non rischiare di essere coinvolto attivamente nei sequestri. Ma l'età d'oro della famiglia Puccio non potrà durare per sempre.... Un film che promuovo in pieno, da vedere.
Coppa Volpi a Valeria Golino in Per
Amor Vostro. Il film di Giuseppe Gaudino si regge tutto sulla figura
di Anna e, di conseguenza, sul volto, la voce, le espressioni e la
mimica di Valeria Golino che dà una prova veramente ottima.
Avendola vista dal vivo alla conferenza stampa, non posso che dare
ragione a Daria Bignardi, che durante l'intervista alle Invasioni Barbariche le disse di subirne il
fascino. Si tratta effettivamente di una donna magnetica, dal vivo ancora più che sullo schermo.
Gaudino ha dichiarato che senza di lei non avrebbe fatto il film,
perché quando ha creato il suo personaggio, l'ha fatto disegnandolo sulle fattezze e l'essenza di Valeria. Anna è una donna che per
tutta la vita ha pensato di essere una cosa da niente: ma arriva un
punto in cui una non può e non vuole più abbozzare. Arriva il
momento in cui un po' di autostima, grazie a una promozione sul
lavoro, dà il coraggio di mettere in discussione ciò che è sempre
stato, in favore di ciò che è giusto e ciò che è meglio per se
stessa e per i figli, ai quali ha dedicato la sua vita. Perfetti anche Adriano Giannini nel ruolo del divo tv di soap opera e Massimiliano Gallo nei panni del marito delinquente di Anna.
Coppa Volpi a Fabrice Luchini per L'hermine. I francesi ce l'hanno fatta di nuovo. Vengono ai nostri concorsi e vincono premi. Non ho visto questo film, ma ho sentito pareri molto positivi.
Si tratta di una storia d'amore all'ombra del tribunale: Fabrice Luchini interpreta un giudice rigoroso che rincontra una vecchia fiamma, chiamata a far parte della giuria in un processo per omicidio. Quindi la commedia si mescola al dramma, in modo sempre ironico come i cugini d'Oltralpe san fare. Da recuperare!
Infine, menzione per Anomalisa, che (sono contenta di ciò) ha vinto il Premio Speciale della giuria. Tutto quello che c'è da sapere sul film di Charlie Kaufman lo trovate in questo post.
Si chiude qui la mia settimana veneziana, oggi sono rientrata a Milano e ho trovato ad attendermi l'autunno e la pioggia, che tristezza infinita. Domani però voglio tornare per raccontarvi cos'ho imparato non tanto sui film in concorso, ma sulle dinamiche del festival #Venezia72: un po' di do&don'ts e curiosità simpatiche (o ridicole, talvolta!) su questa manifestazione, che vi anticipo ho comunque trovato meravigliosa. Viva il cinema!
Si tratta di una storia d'amore all'ombra del tribunale: Fabrice Luchini interpreta un giudice rigoroso che rincontra una vecchia fiamma, chiamata a far parte della giuria in un processo per omicidio. Quindi la commedia si mescola al dramma, in modo sempre ironico come i cugini d'Oltralpe san fare. Da recuperare!
Infine, menzione per Anomalisa, che (sono contenta di ciò) ha vinto il Premio Speciale della giuria. Tutto quello che c'è da sapere sul film di Charlie Kaufman lo trovate in questo post.
Si chiude qui la mia settimana veneziana, oggi sono rientrata a Milano e ho trovato ad attendermi l'autunno e la pioggia, che tristezza infinita. Domani però voglio tornare per raccontarvi cos'ho imparato non tanto sui film in concorso, ma sulle dinamiche del festival #Venezia72: un po' di do&don'ts e curiosità simpatiche (o ridicole, talvolta!) su questa manifestazione, che vi anticipo ho comunque trovato meravigliosa. Viva il cinema!
Disagio ovunque, e il disagio l'ha spuntata!
RispondiEliminaEh sì, vedo che anche tu hai subito l'odio verso i Puccio, non ho capito se si doveva provare simpatia per quel figlio più grande ma io davvero sono felice sia ancora in carcere, non lo giustifico.
L'Hermine invece è delizioso, spero si possa recuperare presto nelle sale ma sarebbe da vedere in v.o. per godere al meglio di Luchini, come ha dimostrato nel video di ringraziamento il suo francese è spettacolare!
Detto ciò, aspetto l'altro post, e aspetto di vederti il prossimo anno, soprattutto in quei primi, frenetici e faticosi giorni :)