"Io vado pazza per Tiffany: specie in quei giorni in cui mi prendono le paturnie".
"Vuol dire quando è triste?"
"No... Uno è triste perché si accorge che sta ingrassando, o perché piove. Ma è diverso. No, le paturnie sono orribili: è come un'improvvisa paura di non si sa che. È mai capitato a Lei?
(...) In quel silenzio, quell’aria solenne, non può capitarti niente di brutto. Se trovassi un posto a questo mondo che mi fa sentire come mi fa sentire Tiffany… comprerei i mobili e darei un nome al gatto”.
Per parlare di questo film non posso che iniziare affidandomi alle eloquenti parole della protagonista, la giovane Holly Golightly: così descrive il suo posto preferito nella città di New York, Tiffany: la gioielleria che, con la pace e la bellezza del suo lusso, le fanno ritrovare la calma e il buonumore.
Soprattutto se la visita a Tiffany arriva la mattina, dopo una notte di bagordi, facendo colazione con una buona brioche e un caffè mentre si ammirano le vetrine. Holly (Audrey Hepburn) è
una ragazza giovane e bella che si mantiene nella Grande Mela degli
anni 50 facendo la modella e la escort d’alto bordo. Grazie al suo
“lavoro” conduce una vita mondana e benestante e il suo obiettivo
è trovare un uomo facoltoso da sposare, che possa comprarle i
meravigliosi gioielli di Tiffany e risolvere per sempre i suoi
problemi economici. Per questo è scappata dalla sua vecchia vita e
ora è disposta a rinunciare alla ricerca del vero amore a favore di
una vita agiata.
Nel palazzo dove vive un giorno arriva Paul
(George Peppard), un giovane scrittore belloccio e squattrinato, che
si mantiene con qualche lavoretto saltuario ma soprattutto con il
contributo di una matura arredatrice di cui è l’amante. Paul e Holly diventano presto amici e forse qualcosa di più, ma le loro visioni
del mondo, diametralmente opposte, li fanno scontrare.
Holly vive
infatti una vita superficiale e si rifiuta di fare entrare le persone
nel suo mondo perché ha paura di essere ferita. Preferisce non
affezionarsi a niente e a nessuno, tanto che vive in casa da anni con
le sue cose ancora negli scatoloni e si rifiuta di dare un
nome al gatto, che a sua detta non le appartiene. Queste scelte sono
solo manifestazione di una corazza che Holly ha costruito per
proteggersi dal mondo che la spaventa.
Paul si trova quindi a inseguire l’amore di una ragazza che si
professa amante solo della libertà e ha scelto di non legarsi a
nessuno, ma che al contrario in nome dell’indipendenza economia è
disposta a mollare tutto e seguire in Brasile un milionario, per
“sistemarsi” al suo fianco come una ricca signora.
L’amore
di Paul riuscirà però a far comprendere ad Holly che la vera
libertà non sta nel fuggire e nell’evitare i legami importanti, e
tanto meno a legarsi a qualcuno per interesse, ma nel concedersi a
chi ci ama, perché non si è veramente liberi se non appartenendo a
qualcuno che ci vuole bene.
Il film di Blake Edwards del 1961 è ispirato all’omonimo romanzo di Truman Capote, dal quale
tuttavia differisce sensibilmente nella trama: il libro tratta in
modo più ruvido e realistico alcuni temi, come il lavoro di Holly, e
ha una conclusione diversa, senza lieto fine; il film invece vira
verso la commedia romantica, una scelta fatta per incontrare i favori
del pubblico e che vide Capote piuttosto critico verso l’adattamento.
Capote avrebbe anche voluto che a interpretare la parte della sua
Holly fosse Marilyn Monroe e quando seppe che, invece, la parte era
andata alla stella nascente Audrey Hepburn si risentì con la casa di
produzione, la Paramount. Il film fu comunque un successo
internazionale e lanciò ancora di più la carriera della Hepburn,
incoronandola come regina dell’eleganza e della bellezza delicata.
Brioche di Holly Golightly |
Che ricetta potrei proporre se non delle brioches, come quelle della colazione di Holly? Non sono certo light, ma non sono neanche croissant di pasta sfoglia: quindi bando ai sensi di colpa e concedetevene una a colazione.. Anche se non la mangiate davanti alla vetrina di Tiffany andrà bene lo stesso!
Brioche leggere di Holly Golightly
Ingredienti per 10-12 cornetti:
12, 5 gr di lievito di birra (mezzo cubetto)
500 grammi di farina
(250 manitoba, 250 farina 00)
120 grammi di zucchero semolato
2
uova
130 grammi di burro
150 ml di latte
1 pizzico di sale
buccia grattugiata di limone non trattato.
Per
spennellare: 1 uovo
Per guarnire: zucchero semolato e a velo q.b.
Preparazione: un’ora tra impasto e successiva stesura/creazione dei
cornetti
tempo di lievitazione: 2 h e 30
Tempo totale: 3h e 30 circa
- In una planetaria o robot da cucina, sciogliete il lievito di birra nel latte appena tiepido. Aggiungete le farine setacciate, lo zucchero e la buccia di limone grattugiata. Azionate l’impastatrice e lasciate amalgamare a bassa velocità per qualche minuto.
- Aggiungete poi un uovo alla volta, aspettando che il primo sia ben assorbito prima di mettere il secondo. Unite il burro a temperatura ambiente e tagliato a piccoli pezzi, aspettando l'assorbimento di un pezzo prima di aggiungere il successivo. Lasciate incordare l’impasto fino a quando non si stacca dalle pareti della ciotola.
- Quando l’impasto è incordato, toglietelo dalla ciotola, formate una palla e lascialo lievitare in luogo caldo per circa due ore e mezza, fin quando non raddoppia di volume. Passato il tempo di lievitazione riprendete l’impasto e stendetelo aiutandoti con il mattarello, creando un ovale.
- Dividete l’impasto in spicchi usando una rotella per pizza o un coltello liscio e affilato.
- Arrotolate gli spicchi di impasto su loro stessi fino alla punta, che deve rimanere sotto, e piegate i due angoli creando un cornetto.
- Adagiate i cornetti su una teglia coperta di carta forno. Spennellate le brioche con uovo sbattuto, completate spolverizzando di zucchero semolato.
- Cuocete in forno a 180 gradi per circa 15-20 minuti, finché le brioche non saranno dorate in superficie.
- Lasciate raffreddare e spolverizzate di zucchero a velo prima servire. Bon appetit!
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