domenica 31 ottobre 2010

Halloween, da gustare con i cartoni di Tim Burton

Oggi si celebra Halloween, la giornata dedicata agli spiriti dei morti che precede la festa di Ognissanti. Nella cena della serata, dunque, è d'obbligo l'utilizzo della zucca. Ci sono moltissime ricette che potete preparare, dalla crema di zucca della mia amica Straberry Blonde (la trovate qui) al più tradizionale (e buonissimo) risotto, fino alla torta (ecco la ricetta di Ginger & Tomato).
E dopocena, soprattutto se alla vostra tavola ci sono dei bambini, potete gustarvi La sposa cadavere, un piccolo gioiello d'animazione del più gotico dei registi, Tim Burton. Realizzato in stop motion, con pupazzi di plastilina animati che ricordano le sembianze degli attori che danno loro la voce (Johnny Depp e Helena Bonham Carter), il film è una fiaba malinconica e gotica: Victor sta per sposare Victoria. Per esercitarsi nella proposta di matrimonio corre nel bosco e recita la sua dichiarazione, infilando l'anello in un rametto secco. Ops, si tratta del dito di Emily, sposa cadavere, che lo reclama come suo marito e lo introduce allo spassoso mondo dei morti. 
Se volete, potete proseguire la serata con il predecessore e anticipare leggermente anche l'atmosfera natalizia, The Nightmare Before Christmas, favola sempre scritta da Tim Burton e realizzata dall'amico Henry Selic. Il protagonista, Jack Skellington, abita proprio nel regno di Halloween ed è il re delle zucche: stufo di scheletri, mostri e streghe, trova uno spiraglio per entrare nel mondo del Natale e ne rimane affascinato. Una volta tornato nel regno di Halloween, cerca di spiegare agli amici le meraviglie che ha sbirciato dall'altra parte e organizzare una festa in stile natalizio. Ma i risultati non sono quelli sperati e la situazione degenera fino al rapimento di Babbo Natale. Dopo una serie di peripezie, però, tutto si conclude con un meraviglioso lieto fine.

venerdì 29 ottobre 2010

Dieci Inverni: i pizzoccheri


Dieci Inverni: è questo il tempo necessario perché Camilla (Isabella Ragonese) e Silvestro (Michele Riondino), conosciutisi per caso una sera gelata su un vaporetto diretto a Venezia, scoprano di amarsi. Il film (del 2009) è l'opera prima di Valerio Mieli: gioca con il tempo e ci mostra le vite dei due ragazzi a spot, nei momenti clou della ricerca di se stessi e del loro rapporto tormentato, che passa da curiosità reciproca ad amicizia, poi alla freddezza e finalmente all'accettazione che quella "cosa" che sentono l'uno per l'altra è, forse, quello che la gente chiama amore e cerca per una vita. A fare da sfondo a questa recherche ci sono ghiaccio, nebbie, l'acqua fredda dei canali veneziani, i parchi e le strade innevate di Mosca, dove Camilla si trasferisce per un periodo e dove i ragazzi torneranno anche per il matrimonio di un'amica comune. Un'atmosfera da copertina e tazza di tè, da pranzo invernale in cui mangiare una di quelle specialità di montagna ricche di burro (senza troppe remore).
Per questo vi lascio la ricetta dei Pizzoccheri alla Valtellinese, uno dei miei piatti invernali preferiti, che ho cucinato proprio ieri sera. A me piacciono con molta verdura: mi dà l'illusione che siano più sani. Tre cose sono fondamentali perchè la ricetta possa essere definita valtellinese: il formaggio dev'essere Casera o Bitto, la verdura principale dev'essere la verza e nel soffritto ci va la salvia, non rosmarino o altri odori.

foto dal sito del comune di Senago
Dosi x 4 persone
320 gr di pizzoccheri della Valtellina
200 gr di patate
400 gr di cavolo verza
3-4 cubetti di erbette surgelate oppure 250 gr di erbette fresche o coste
150 gr di formaggio Casera della Valtellina
150 gr di Parmigiano reggiano grattuggiato
aglio
burro
olio e.v.o.
salvia

Tagliate le patate a piccoli cubetti e le verze (potete tagliarle grossolanamente oppure solo sfogliarle) e lessatele in acqua salata per almeno mezz'ora. Quando le patate saranno quasi cotte, aggiungete nella stessa pentola i pizzoccheri (ma se come me avete problemi di fornitura di pentole e non ne avete una abbastanza grande, potete anche lessarli a parte) e i cubetti di erbette surgelati. Lasciate cuocere circa 15 minuti (per chi usa Pizzoccheri Moro: c'è scritto che cuociono in 12-15 min, in realtà sono pronti in minimo 15 ma anche 18 minuti. Non so voi ma il pizzocchero troppo al dente a me fa senso).
Nel frattempo tagliate la Casera a dadini, grattuggiate il parmigiano e preparate un soffritto con due spicchi d'aglio tagliati a pezzetti, 50 gr di burro e un po' di olio evo (la ricetta vera vorrebbe almeno 1 etto di burro ma io cerco di alleggerire almeno questo passaggio) e 5 o 6 (almeno) foglie di salvia.
Quando i pizzoccheri sono pronti, scolateli con la verdura. Versatene una parte in una pirofila, aggiungete metà della casera e del parmigiano e versate un po' del condimento. Aggiungete l'altra metà di pasta e verdura e ancora formaggio e olio. Mescolate molto bene, magari con la pirofila (se di quelle che resistono al calore) su un fornello a fiamma bassa, per aiutarvi ad amalgamare gli ingredienti. In alternativa potete preriscaldare il forno e dare alla pirofila due-tre minuti di grill ventilato.
A questo punto godetevi questo piattone gustoso e completo... magari accompagnato da un vino rosso.
Buon appetito!

mercoledì 27 ottobre 2010

Espiazione. Con un Chocolate Martini


Da un po' non vedevo un film che mi commuovesse quanto Espiazione, Atonement (2007) nella versione originale inglese. L'immaginazione e il risentimento, misto alla gelosia, portano la piccola Briony Tallis a dire una bugia con cui per tutta la vita dovrà fare i conti e alla quale cercherà, a suo modo, di rimediare.

Ma non indugio sulla trama, perché non serve conoscerne i dettagli: meglio tuffarsi nell'intensità delle atmosfere british, della guerra, degli ospedali, ma anche dei particolari, come il meraviglioso vestito di seta verde indossato da Keira Knightley (nella foto, proclamato il più bello della storia del cinema da un sondaggio inglese) e gli sguardi tra lei e James McAvoy, attore di aspetto poco più che discreto ma capace di tale intensità da diventare bellissimo, sullo schermo.

E se il cibo non è certo la prima cosa che viene in mente vedendo questo film, un cocktail potrebbe esserlo.

Un ospite dei Tallis, l'erede di un impero del cioccolato e nella vicenda avrà un ruolo cruciale, un pomeriggio d'estate prepara per i suoi amici un drink insolito da sorseggiare a bordo piscina: un Martini al cioccolato. Una scelta che non risulta azzeccata, dato il caldo della giornata. 
Ma, visto che qui il freddo comincia a farsi sentire, noi possiamo trovare applicazioni migliori per un cocktail al cacao, magari reinterpretandolo un pochino.
Ho rubato la ricetta da YumSugar e ve la propongo.

Chocolate Martini (dosi per 1)
foto da web
1 shot e 1/2 di liquore al cioccolato (si suggerisce Godiva, ma suppongo che uno anonimo vada benissimo)
1 shot e 1/2 di creme de cacao
1/2 shot di vodka
2 shots e 1/2 di una cosa che gli Americani chiamano half-and-half. Si tratta di un preparato già pronto di latte e crema di latte, e dato che da noi non esiste, possiamo dire che servono 1 shot e 1/2 di latte e 1/2 di crema di latte, o mettete solo latte e facciamola finita!

Mescolate tutti gli ingredienti in uno shaker con il ghiaccio e versate in bicchieri da cocktail ghiacciati. Salute!

martedì 26 ottobre 2010

La pasta al forno del Pranzo di Ferragosto

L'autunno è entrato nel vivo, ma l'altra sera in tv hanno dato Pranzo di Ferragosto. Si tratta di un piccolo film di Gianni Di Gregorio che, come ho letto qui è nato quando il regista si è divertito a immaginare cosa sarebbe accaduto se avesse accettato di badare alla madre dell'amministratore di condominio nella giornata in cui nessuno al mondo vorrebbe trovarsi in città, ovvero Ferragosto. Ambientato in una Roma assolata e deserta (almeno sulle strade che costeggiano Trastevere), si tratta di un tributo al neorealismo che sfoggia un cast over 60 di vecchiette non professioniste che fanno morire dal ridere. Una piccola perla dolceamara, da gustare con una bella pastaforno come quella che la zia Maria del film prepara per cena. 
Lei, alla maniera terronica, abolisce la besciamella ci mette la mozzarella, ma io sono brianzola, quindi eccovi la versione che fa mia madre (quindi vi potete fidare).




Pasta al forno x 4 persone
400 gr di pappardelle all'uovo
besciamella (preparata con un litro di latte, farina, burro e noce moscata. Trovate la ricetta QUI)
500 gr di carne trita scelta di manzo o vitellone
1 piccola salsiccia di maiale
1 carota
1 cipolla
1 gambo di sedano
500 gr di polpa di pomodoro
olio e.v.o
basilico
sale
zucchero
parmigiano reggiano grattuggiato

Per prima cosa preparate il ragù. Fate soffriggere la cipolla tritata con il sedano e la carota, aggiungete la carne e la salsiccia sbriciolata e lasciate cuocere per una decina di minuti, sfumando con un po' di vino (bianco o rosso, va bene tutto). Aggiungete la polpa di pomodoro, sale, 1 cucchiaino di zucchero, basilico e lasciate cuocere a fuoco medio per mezz'oretta o più. 
Preparate la besciamella. 
Lessate le pappardelle e scolatele al dente. 
Versate un po' di pasta nella pirofila e conditela con il sugo e poi la besciamella. Fate un'altro strato, mescolate tutto molto bene e poi spolverizzate di abbondante parmigiano. Infornate a 180 gradi per 20 minuti. 
Si presenta meno "ordinata" della lasagna, ma ugualmente ottima.

lunedì 25 ottobre 2010

16:30. Il profumo del soffritto tra le mura del cortile

Stavolta faccio un excursus teatrale. La settimana scorsa sono stata con la mia sorellina aka aspirante attrice al Teatro Leonardo a vedere 16:30, spettacolo di Angelo Pisani, meglio conosciuto come Capsula del duo comico Pali e Dispari. Ero un po' prevenuta, ma ammetto che mi sono ricreduta: il ragazzo è bravo. Lo spettacolo è un excursus nella memoria e nelle sensazioni che dall'infanzia hanno accompagnato e trasformato Pisani da bambino ad adolescente e poi in adulto, quando tutto si è spezzato, un giorno apparentemente come gli altri, alle 16:30. Si tratta di piccoli scorci inframezzati da giochi psicolinguistici che trasfigurano le parole in giochi d'attore.
C'è lo scontro con i genitori, la crudeltà dei bambini, la signora del palazzo che dà la torta a tutti i ragazzini del palazzo tranne a lui, perché è figlio della portinaia. E poi a palla, i giochi, le grida, la nonna, la mamma, il papà, la tivù: tutto rimanda agli odori che, qualche volta, si sentono ancora nei cortili dei palazzi milanesi: il soffritto di cipolla per fare il sugo della pastasciutta, la bistecchina di pollo infarinata e passata nel burro, l'intenso aroma del risotto fatto con il brodo.
Se siete curiosi, è in scena fino al 31 ottobre, come potete leggere qui.
Nel frattempo, visto che ho parlato di cucina milanese, vi lascio la ricetta del risotto allo zafferano, dalle nostri parti spesso chiamato semplicemente risotto giallo.

Ingredienti per 4 persone
320 gr di riso superfino Arborio o Carnaroli
1/2 cipolla bianca
1/2 bicchiere di vino bianco
1 litro di brodo (preferibilmente di carne di manzo con aggiunta di 2 carote, 1 pezzo di sedano, 1 cipolla)
60 gr di parmigiano reggiano
1 bustina di zafferano
burro
olio e.v.o

Prendere una cipolla bianca e affettare a fettine molto sottili circa metà (se è grossa anche un quarto): soffriggerla in una casseruola con un po' di olio. Nel frattempo scaldare il brodo. Quando la cipolla imbiondisce aggiungere tutto il riso e tostarlo per qualche minuto senza aggiungere acqua. Sfumare con il vino bianco, lasciarlo evaporare e poi cominciare ad aggiungere il brodo, un mestolo. Mescolare un po' e quando il riso si rapprende, aggiungere un altro mestolino di brodo, mescolare di nuovo, altro brodo e così via, per circa un quarto d'ora. A questo punto sciogliere lo zafferano in un po' di brodo e versarlo nel riso. Dopo qualche minuto il riso sarà cotto: spegnere la fiamma. Deve venire cremoso, non troppo gnucco: se si indurisce, aggiungete un po' di brodo. Aggiungere il parmigiano precedentemente grattugiato e un pezzetto di burro e mantecare mescolando. 
Servire caldissimo, se vi va, con una spolverata di pepe. 

foto dal web

domenica 24 ottobre 2010

Audrey, che dolce! Di mele



La torta di mele è un grande classico, come i film di Audrey Hepburn: Sabrina, Colazione da Tiffany, Vacanze Romane, prendete quello che preferite. Lei è sempre elegante e meravigliosa e non stanca mai. La torta di mele lo stesso. E' buona di mattina, inzuppata nel caffellatte, il pomeriggio, per il tè delle cinque, la sera, come dessert, magari accompagnata da una pallina di gelato alla vaniglia. Ieri ho preparato questa versione.



Torta di mele
250 gr di farina di grano tenero 00 bio
50 gr di fecola di patate
130 gr di zucchero
4 mele Golden
3 uova
70 gr di burro
1 dl di latte
1 bustina di lievito per dolci
cannella
1 cucchiaino di rum
mandorle in scaglie

Separare i tuorli dagli albumi. Sbattere i tuorli con lo zucchero, unire il burro fuso e formare una crema. In una terrina setacciare la farine e la fecola insieme al lievito, aggiungere il composto di uova, zucchero e burro, aggiungere il latte (q.b) e amalgamare bene il tutto. Sbucciare le mele, tagliarle a fettine piuttosto sottili. Unire due terzi delle mele al composto e aggiungere un po' di polvere di cannella. Montare a neve gli albumi e unirli al composto, amalgamando dal basso verso l'alto per non smontarli. Versare il tutto in una teglia imburrata o coperta di carta da forno. Condire con un cucchiaino di rum, cannella e zucchero le rimanenti fettine di mela. Aggiungere le fettine nella torta, disponendole a raggiera e facendole penetrare nella pasta verticalmente. Spolverizzare (se vi va) di scaglie di mandorle. Infornare in forno preriscaldato a 180 gradi per 50 minuti circa. Controllate la cottura con uno stuzzicadenti prima di spegnere: nel caso sia ancora troppo umida dentro, copritela con un foglio di alluminio per non bruciacchiarla e proseguite la cottura per altri 10 minuti. Buona! 

mercoledì 20 ottobre 2010

La Parmigiana: è tutto, come Forrest Gump

Quando ho parlato di Inception, ho detto di essere ancora a dieta. Chiaramente mentivo, più che altro a me stessa. Ho passato un weekend (e intendo da venerdì) senza alcuna restrizione dietetica, comprensivo anche di ottimo dessert cioccolatoso. Ma la regina vera è stata la parmigiana, che ho preparato sabato pomeriggio in vista della cena. Come definirla? Un piatto rotondo, completo, che ti fa credere per qualche istante che diventare vegetariano sia possibile, se si mangiano cose così. A quale film paragonarla? Ci vorrebbe una storia in cui ogni pezzo si incastra, un film che faccia al tempo stesso ridere, commuovere, sognare, piangere. Esiste? Certo. E' Forrest Gump. Lo hanno dato in tv qualche giorno fa e rivederlo è stato un piacere. Il Forrest/ Tom Hanks che si fa strada nella storia americana moderna con ingenuo e travolgente ottimismo non stanca mai. Quasi come la parmigiana. 
Vi lascio la mia ricetta: alcuni storceranno il naso, perché le melanzane non sono fritte. Sono consapevole che fritte siano molto più buone, ma abbiamo pietà a) dell'aria di casa mia: l'odore dopo una sessione di frittura permane nei miei 55mq a tempo indeterminato b) il mio fondoschiena. Non aumentiamo il carico calorico all'inverosimile.
Vi giuro che viene bene anche così. 

foto da web
Parmigiana di melanzane 

1,5 kg di melanzane
500 ml di passata di pomodoro
1 confezione di polpa di pomodoro (250 ml)
2 mozzarelle da 125 gr
150 gr di parmigiano reggiano grattuggiato
aglio 
basilico
sale 
olio e.v.o

Preparare il sugo con un soffritto di olio e aglio, polpa e passata di pomodoro, sale q.b. e basilico, cotti a fuoco medio per almeno mezz'ora. Nel frattempo lavare e affettare le melanzane e grigliarle sulla piastra. Una volta pronte condirle con un filo di olio e.v.o e sale. Tagliare a pezzetti la mozzarella e grattuggiare il Parmigiano. E ora passare alla composizione.
In una pirofila unta creare uno strato di melanzane, poi aggiungere il sugo, mozzarella, parmigiano, qualche fogliolina di basilico. Fare altri due strati uguali, finendo con una spolverata abbondante di Parmigiano. Infornare a 180 gradi per mezz'ora circa o poco più, vi accorgerete che è cotta quando il parmigiano e la mozzarella avranno fatto una crosticina dorata. Lasciatela riposare per un quarto d'ora prima di servire.

lunedì 11 ottobre 2010

Inception, piacevole polpettone. Anzi, polpettine. Al sugo.


Ero assente. Non dalla frequentazione degli schermi di vario tipo (pc, laptop, tv e cinema), quanto dai fornelli. Così è trascorso quasi un mese e il blog è rimasto fermo. Cercate di capire, ero a dieta. Lo sarei ancora, ma ho deciso di essere meno rigorosa e di non perdere troppo l'abitudine ai fornelli, quindi conto di farmi viva più spesso. 
Iniziamo con il film del momento. INCEPTION. Ebbene dopo aver letto varie interviste ante release in cui i giornalisti e gli stessi attori giuravano unanimemente che la visione del film era di una difficoltà estrema in quanto solo un'applicazione mentale costante poteva garantire la comprensione della intricatissima trama, sono rimasta un po' così. Sì, la successione degli avvenimenti è complessa, perché ogni scena costituisce il pezzo di un puzzle, o meglio di una matrioska. Ma una volta capito il principio, non è questa grande fatica intellettuale. Si tratta di un film piacevole a metà tra il thriller, la fantascienza e il film d'azione, ben costruito, se tralasciamo la totale mancanza del tratteggio caratteriale dei personaggi, appena abbozzati, Leonardo DiCaprio incluso. Per non parlare di Ellen Page, che in Juno brillava per simpatia e naturalezza e qui interpreta un'architetto genietta, l'ultima arrivata che capisce tutto al volo con un escamotage piuttosto basso. No, non psicanalizza affatto Dobb-DiCaprio, come lessi sulla copertina di una rivista femminile, né costruisce con lui un rapporto di fiducia, ma per scoprire cosa gli passa per la testa gli entra letteralmente dentro, violando uno dei suoi sogni e scoprendo così l'inghippo che tutti gli altri ignorano (che poi è Marion Cotillard in versione moglie assassina).
Il resto è sogno nel sogno nel sogno, con tempi che si accorciano e si allungano, forza di gravità che viene a mancare, certezze scientifiche mai spiegate, leggi della fisica violate, tanti combattimenti. E la certezza che  si possa instillare nella mente di qualcuno un'idea, fino a che quest'idea lo possieda del tutto.
Inception mi è davvero piaciuto, l'ho trovato avvincente e originale, ma non ditemi che si tratta di un film psicologicamente provante. E' comunque un polpettone.
E per restare in tema di polpettone, vi lascio la ricetta delle polpettine che ho fatto qualche tempo fa. Sono andata un po' a occhio con le dosi, ma cercherò di essere quanto più precisa nel riportare i passaggi. 

Polpettine al sugo (x 6)
500 gr di carne trita scelta di vitellone
1 etto di prosciutto cotto
1 uovo
3-4 cucchiai di parmigiano reggiano grattuggiato
5-6 cucchiai di pangrattato
passata di pomodoro rustica
basilico
sale q.b.

Tritate finemente il prosciutto cotto e unitelo al macinato. Mescolate e aggiungete sale, parmigiano e l'uovo sbattuto. Infine legate il tutto con pangrattato. Impastate il composto in palline della grandezza di una noce. Mettete a scaldare una padella larga antiaderente e saltate delicatamente le polpettine, senza aggiungere olio (fanno già il loro grasso).. Una volta rosolate un pochino aggiungete la passata di pomodoro fino a coprirle, un pizzico di sale, qualche foglia di basilico e lasciate cuocere a fuoco lento per 20-30 minuti. Potreste accompagnarle a un purè di patate (o patate lessate, che assorbono il sughino).
Buon appetito!


mercoledì 15 settembre 2010

Riso, mazzancolle e verdurine

L?altra sera ho preparato un riso semplice che è venuto bene ed ha mantenuto freschezza anche il giorno dopo a pranzo (ho fatto una porzione tonda tonda di troppo): riso con mazzancolle, carote e zucchine.
In una wok, dopo aver soffritto mezza cipolla in poco olio, ho cotto le zucchine e le carote a tocchetti aggiungendo un cucchiaio di salsa di soia. Successivamente ho scottato in una padella antiaderente delle mazzancolle già sgusciate, sfumandole con un goccio di rum. Una volta cotte le ho unite alle verdure nella wok.
Ho unito del riso Thaibonnet biologico, che ho bollito per 15 minuti e ha tenuto bene la cottura e poi ho saltato tutto insieme nella wok per un paio di minuti. Un piatto semplice ed equilibrato, da accompagnare a un vino bianco. 
E quale film godersi dopocena? Per mantenersi sulla via della leggerezza potrebbe andare bene una commedia come The Bounty Hunter, ignobilmente tradotto in italiano come Il cacciatore di Ex. Che c'entra? Bounty hunter, in inglese, significa cacciatore di taglie e in questo film Gerard Butler, ex poliziotto finito a dare la caccia a chi non si presenta alle udienze per la cauzione, si troverà all'inseguimento dell'odiata ex moglie, Jennifer Aniston, giornalista d'assalto supermagra e in tacchi a spillo. Alle situazioni grottesche e al prevedibile riavvicinamento fra i due fa da sfondo un mini giallo: senza pretese, ma piacevole. Come il mio riso.


mercoledì 25 agosto 2010

PS I love you: stucchevole come la baklava


Dopo aver casualmente assistito in tv al trailer del film Giustizia Privata, mi sono ricordata di che uomo affascinante sia Gerald Butler, l'attore scozzese che avevo già ammirato (con bava alla bocca) in 300. Girovagando su Youtube ho scoperto che il ragazzo, oltre a un'innegabile prestanza fisica, è anche dotato di modi decisamente accattivanti e senso dell'umorismo: basti vedere alcune ospitate tv come quelle al David Letterman Show, dove fa ridere con racconti della sua infanzia in Canada e disavventure sui set cinematografici. 
Per questo semplice quanto basso motivo ho dato una controllatina a Imdb e ho deciso di guardare P.S. I love you: una commediola sentimentale che lo vede protagonista insieme a Hilary Swank. Se dovessi usare una metafora per il film, direi probabilmente che si tratta di una baklava. Un dolce che più dolce non si può, persino  stucchevole.
Gli amanti di questo dolce di origine greca (molto diffuso anche in Turchia e negli stati arabi e del mediterraneo) non se ne abbiano a male se dico con convinzione che la baklava "is not my cup of tea!": mandorle, noci, burro, zucchero, miele... tutte cose ottime, ma che mescolate assieme mi danno un senso di pesantezza già al secondo boccone. 
La commedia è così: inizia con dialoghi che vogliono dipingere la quotidianità della coppia e invece risultano artificiali e subdolamente costruiti per spezzarti il cuore quando, 5 minuti dopo, il bel Gerald esce di scena causa morte prematura per un tumore al cervello. 
Il film è tratto da un libro di Cecelia Haern, ormai scrittrice affermata, che ambienta la storia nella natia Irlanda. La pellicola made in Usa, per non rinunciare alla bellezza delle scogliere e dei paesaggi di Galway, ha trovato un escamotage: Gerry era un figone irlandese e aveva conosciuto Hilary mentre lei era in viaggio con la scuola. Colpo di fulmine: tanto era bastato perchè lui si innamorasse al punto da emigrare in America.
La vedova visiterà la verde Irlanda secondo il volere del defunto marito, che continua a parlarle tramite una serie di epistole scritte per lei prima della scomparsa. Non entro nei dettagli della corrispondenza postuma, che sono poi l'idea centrale del film, sappiate solo che si tratta di un concentrato di cliché concepiti per toccare le corde del pianto a dirotto. 
Hilary Swank, tanto caruccia, non rende proprio. La commedia romantica, evidentemente, non la fa risaltare quanto una bella sudatona sul ring. Niente a che vedere insomma con il brio di Kate Hudson o la sexy goffaggine di Sandra Bullock.
Per fortuna la tapina amava tanto il marito e per tutto il film ha le visioni: così noi possiamo goderci qualche assaggio di Gerald.

PS: per chi volesse cimentarsi nella baklava, vi rimando alla ricetta di Cavoletto di Bruxelles. Ma comprate la pasta filo, in casa non si può fare! 
foto dal web

sabato 22 maggio 2010

La Doppia Ora e il pasticcio ferrarese. Ovvero niente è come sembra

foto dal web
A guardarlo sembra una torta. La superficie dorata della pasta che profuma di dolce non lascia dubbi. Poi lo tagli e scopri che nasconde un ripieno di pasta, precisamente maccheroncini pasticciati con besciamella e ragù di carni, funghi e tartufo. Fuori dolce, dentro salato, si tratta del pasticcio ferrarese, una ricetta che risale alle corti estensi. Un sapore che appare inedito grazie all'originalità degli abbinamenti: lo stesso accade con l'opera prima di Giuseppe CapotondiLa doppia ora. Il film, con Ksenia Rappoport e Filippo Timi, lascia piacevolmente disorientati: mantiene alta la tensione, gioca bene con i particolari (uno su tutti la doppia ora che dà il titolo alla pellicola, ovvero il momento in cui sull'orologio l'ora coincide con i minuti), snoda una trama che poi viene sorprendentemente capovolta e rifinita da nuove rivelazioni. Qualcosa di diverso dai soliti film italiani: qui dominano intreccio e intensità delle emozioni, con ammiccamenti al mondo degli spiriti e alla tradizione del giallo.

Riporto il link alla ricetta del pasticcio ferrarese sul sito Cookaround. Eccola  



Chi ben comincia... il mio parere sui film visti tra fine e inzio anno

Il tempo per scrivere dei film che guardo scarseggia sempre, così ho deciso di fare un post riepilogativo dei tioli visti nell'ultimo p...