sabato 24 marzo 2012

50/50: sweet & sour. Like Lemon & Coconut Muffins!

Quando ho visto Joseph Gordon Lewitt in 500 giorni insieme (film carinissimo), mi sembrava una faccia familiare ma non riuscivo a collocarlo. Mia sorella mi ricordò che aveva interpretato il figlio segreto -e sordomuto- del proprietario del Saloon del paese ne La signora del West, e poi il bambino in qualche sit com, tipo Una famiglia del terzo tipo. Non so se avete presente com'era, ecco: un pacioccone con gli occhi cinesini. Adesso il caro Joseph è magrolino, con le spalle spioventi e gli occhi vagamente orientali, ma trovo abbia un suo fascino. E poi è un bravo attore.
L'ho scoperto guardando 50/50, un film che affronta in modo delicato e leggero, quasi scanzonato, un tema che solo a nominarlo fa accaponare la pelle: il cancro.



La storia è semplice: Adam ha 27 anni, un lavoro e una fidanzata che si è appena trasferita a vivere da lui. A causa di un dolore alla schiena non riesce a correre, così va a farsi controllare. Inizia il suo calvario, che arriva inaspettato, sconvolgente, ingiusto. 50 e 50 sono le probabilità che ha di guarire e di non farcela. 
Ma nel frattempo la vita va avanti e così Adam si barcamena, frequentando le sedute di sostegno psicologico dalla dottoranda pischella Anna Kendrik, fraternizzando con i compagni di chemio e affrontando con una certa dose di fatalismo il naufragio della sua relazione (con Bryce Dallas Howard, che dopo The Help si cimenta in un altro ruolo da carogna). Ad accompagnarlo in questo viaggio c'è l'amico "ignorante" e divertente, Seth Rogen, talmente superficiale da pensare solo a usare la malattia dell'amico come una carta per rimorchiare ragazze. O forse no? Forse una risata è la medicina migliore in questi casi.




L'interpretazione di Gordon-Levitt è, a mio avviso, perfetta. Le emozioni, dall'incredulità al dolore, dalla leggerezza alla rabbia, appaiono in modo così naturale sulla sua faccia da rendere il personaggio di Adam davvero convincente, nel suo dramma, nel modo ricco di spirito con cui cerca di appigliarsi a uno dei due 50%, quello buono. E riderete anche in questo film, perché 50/50 non è una pellicola deprimente (e con un tema del genere, rischiava grosso), ma mixa in modo sapiente l'amaro con il dolceSweet & sour. 
Come i muffin di oggi, in cui il cocco e il limone sono protagonisti al 50/50. In equilibrio tra la prepotente e tonda dolcezza del cocco e la freschezza asprigna dell'agrume. 
Per farlo più tropicale potreste anche usare dei lime, ma non li ho trovati bio così ho optato per i classici limoni. Ah, ci ho messo il latte di soja al posto di quello normale. Una casualità, ma ho scoperto che ci sta.
Provateli!


Sweet & Sour Muffin al Cocco e Limone
160 grammi di farina
30 grammi di fecola di patate
70 grammi di farina di cocco
100 grammi di zucchero
40 grammi di olio di arachidi
10 grammi di lievito per dolci
scorza di limone grattugiata
succo di 1 limone
latte di soya (o latte di mucca) 1 bicchiere circa


Come di consueto per i muffin, miscelare tutti gli ingredienti solidi: farina, cocco, lievito e zucchero. In un'altra ciotola mescolare un uovo sbattuto, l'olio e il latte, il succo di limone e la scorza grattugiata. Miscelare velocemente versando i solidi nei liquidi, disporre dei pirottini in una teglia per 9 muffin, riempire i pirottini con un cucchiaino. Infornare a 180 gradi per circa 20-25 minuti. Guarnire con un po' di farina di cocco. 

lunedì 19 marzo 2012

Bridesmaid: Cake, baby! Il potere terapeutico di un muffin


Brides maids - Le amiche della sposa è stato uno dei film-rivelazione del 2011: una commedia demenziale e sboccata che ha come protagoniste, una volta tanto, le donne. O meglio, una donna allo sbando, Annie, chiamata a fare da damigella d'onore al matrimonio della sua migliore amica Lilian: si trova così a dover organizzare l'addio al celibato con altre quattro amiche della sposa, prescelte come damigelle: un corollario di femmine, ciascuna con il proprio carattere, le proprie stranezze e nevrosi.
Il film ricorda un po' una Notte da Leoni al femminile, ma se lì è l'assurdità dell'action a farla da padrona, qui accanto alle disavventure divertenti c'è la peculiarità dei personaggi, delineati con sagacia e ironia. Annie (la simpaticissima Kristen Wiig) in particolare è una donna con la quale non si può che essere solidali: è invischiata in una storia di letto con un tipo molto fico (John Hamm, il Don Draper della serie cult Mad Men) ma del tutto superficiale e disinteressato a lei ed è al verde, avendo dovuto chiudere i battenti della sua bakery dopo l'abbandono dell'ex fidanzato e la crisi economica. Mentre la sua vita va a rotoli, la promessa sposa tocca il cielo con un dito: così Annie si trova a invidiarla ed entrare in competizione con la sua amica superchic e gnocchissima Helen (Rose Byrne). Una girandola di disavventure la accompagnerà sulla strada per il matrimonio dell'amica: garantite tante risate e qualche momento di melanconica riflessione (eh già, c'è un piccolo posticino anche per quello).
Assolutamente da vedere in una serata girls only, i fidanzati potrebbero non gradire troppo (il mio ha alzato bandiera bianca dopo un'oretta, ma magari i vostri apprezzano).




Come vi dicevo, quando le cose le giravano bene Annie era proprietaria di una piccola bakery, Cake Baby: ora il negozio è chiuso (e l'insegna irrispettosamente deturpata) e lei non fa più dolci. Ha il rifiuto. Ma una sera, per consolarsi, prepara un cupcake bellissimo con una decorazione in pasta di zucchero esagerata a forma di fiore. Poi prepara anche una bellissima carrot cake (a forma di carota) per scusarsi con l'amico poliziotto dopo essersi comportata male (non spoilero come e perché!). 


Anche io trovo che preparare dolci sia terapeutico: voi no? A me rilassa un sacco, sarà che la cucina in genere ha il potere di incanalare le mie attenzioni verso la preparazione del piatto, facendomi dimenticare tutte le menate che mi affollano il cervello. L'altra sera dopo il lavoro, per esempio, ero stanca e anche abbastanza contrariata... così, sulla scia di Annie, sono andata a comprare i mirtilli e mi sono messa a preparare dei muffin.
La ricetta è quella che Monica (Un biscotto al giorno) ha condiviso qui, quella di California Bakery, con la sola differenza che io ho usato l'olio di arachidi al posto del burro e non ho messo la vaniglia perché.. ero senza :-) Ottimi!



Blueberry Muffin 
Latte 125 gr
1 uovo
Farina 225 gr
Zucchero 100 gr 
Lievito 6 gr
Sale 1 pizzico 
40gr di olio di arachidi (originale: 60 gr)
Mirtilli freschi 150 gr 
Limone bio 1 scorza
Vaniglia 1/2 cucchiaino 

Lavare i mirtilli, grattugiare la scorza di limone e unirli. In una ciotola mescolare la farina, lo zucchero, il lievito, un pizzico di sale, la vaniglia. In un'altra sbattere l'uovo e aggiungere il latte e l'olio. Unire i liquidi ai solidi, aggiungere i mirtilli, mescolare velocemente con una spatola e versare l'impasto in pirottini di carta in una teglia per muffin. Cuocere in forno a 180 gradi per circa 20 minuti (prova stecchino sempre valida!)
E ora potete regalarvi il vostro "momento di puro godimento". Ottimi per la colazione :-), ma anche la merenda (senza dimenticare il dopocena!!) 



domenica 18 marzo 2012

Zuppa inglese, la passione del Piccolo Diavolo (e divagazione sui coloranti)


Ne Il piccolo diavolo, celeberrima commedia di Benigni del 1988, l'attore toscano impersonava un diavolo scappato dall'aldilà per scoprire il mondo: il diavolo era come un bimbo, rumoroso, ingenuo e pasticcione e scopriva presto una passione viscerale per la zuppa inglese...  In questo spezzone del film Benigni-diavolo raggiunge al ristorante Walter Matthau, il prete che lo ha fatto uscire dal corpo della donna in cui si era intrufolato, e chiede al cameriere della zuppa inglese.. peccato che il dolce sia finito e gli ospiti siano interessati più che altro alla vita amorosa del diavoletto (che, ovviamente, fraintende tutto...)


Tornando alla zuppa, conoscete l'origine di questa ricetta? E' tipica dell'Emilia, della Romagna e della Toscana. Si tratta di una rielaborazione rinascimentale ferrarese del trifle, il tipico dolce inglese composto da sponge cake imbevuta di -ai tempi- sherry e poi ricoperta di custard, frutta e panna. Creata alla corte degli Estensi, veniva preparata in onore di ospiti provenienti dall'Inghilterra.
Come bagna la ricetta prevede il celebre liquore Alchermes.
Non so a voi, ma a me l'Alchermes ha sempre fatto un po' impressione. Con quel colore rosso fragola che mi fa pensare al mercurocromo, rimanda a un ingrediente fatto di lettere e numeri, ovvero il colorante E120. E cos'è il colorante E120? E' estratto di cocciniglia. Non sto scherzando: è un colorante estratto dai corpi essicati dalle femmine di insetti della specie Dactylopius coccus. Alchermes deriva infatti da al quermis, nome arabo della cocciniglia.
E non crediate che lo usino solo nell'Alchermes. 
Leggete questo post sul blog di una dottoressa in scienza dell'alimentazione: è contenuto nel Campari, in alcuni salumi, in alcuni hamburger, in molti aperitivi. Magari meglio la cocciniglia di altre cose chimiche, direte voi... però ecco, dato che può causare asma e allergie.. magari meglio senza... no?
Quando ho comprato l'Alchermes per fare la zuppa non ero ancora al corrente di questa amara verità! :-) 
D'altra parte, una piccola dose per una volta non potrà far così male e il dolce è veramente delizioso. Io ho realizzato delle zuppe inglesi mini, versione monoporzione, in bicchierini trasparenti. Per questo ho usato dei savoiardi e non ho fatto il pan di spagna (ed evviva la velocità!).


Mini zuppe inglesi 
(x 4)
per la crema pasticcera:
500 ml di latte
8 cucchiai di zucchero
6 tuorli (io ho messo solo 3 uova, due tuorli e una intera)
30 grammi di fecola di patate o maizena
1 stecca di vaniglia e/o scorza di limone

+10 grammi di cacao amaro
8 savoiardi
Alchermes
Chocaviar Venchi per guarnire

Preparare la crema con lo stesso procedimento descritto qui per la torta della nonna. Appena fatta, separare un terzo e mescolarla in altra ciotola con il cacao setacciato. Avrete così due ciotole di crema, che dovrete coprire con la pellicola a contatto -per evitare la formazione della pellicina-. Lasciate raffreddare. 
Tagliate a metà i savoiardi, versate in un piatto fondo un po' di alchermes e poi cominciate a comporre i bicchierini.
Mettete sul fondo un po' di crema, poi fate uno strato con due metà di savoiardo imbevute nell'alchermes, un altro con crema al cacao, un secondo strato con l'altro savoiardo e ancora un po' di crema normale. Completate guarnendo con un po' di Chocaviar o semplicemente con cioccolato fondente grattugiato. 
In versione monodose è un dolcino perfetto per il dopocena!

lunedì 12 marzo 2012

Torta della nonna (e le nonne più cool del cinema)

La nonna ribelle


... quella che ti dà la torta quando tua madre ti ha messo a dieta.. e ti passa i libri di poesia. Come Judy Dench in Chocolat

La nonna che non è la nostra, ma adotteremmo volentieri


...come la dolce e forte Jessica Tandy in Pomodori Verdi Fritti.

La nonna veggente e un po' magica


... come Meryl Streep- Clara ne La casa degli Spiriti

La nonna aristocratica dal cuore tenero

Guarda il video












...come quella della granduchessa Anastasia


La nonnna lontana...


...che non vediamo da tempo e di cui ci contendiamo le attenzioni, come Shirley Mc Laine in In Her Shoes

Avete riconosciuto la vostra "nonna"?
A qualsiasi categoria appartengano le vostre nonne vere, sono speciali, come la torta a loro dedicata. Una delizia! Beh una torta che si chiama "della nonna" non può che essere un concentrato di bontà, profumi, coccole e abbracci, giusto?
Ma basta chiacchiere, ecco la ricetta, "ricavata" con complicate formule e algoritmi dalle versioni dei pasticceri più pasticceri che non si può... sto parlando di Maurizio Santin e Luca Montersino, da cui ho saccheggiato rispettivamente la ricetta per la frolla e la crema pasticcera (anche se quest'ultima con diverse immancabili aggiustatine)



Torta della nonna

Per la frolla di Maurizio Santin

500 grammi di farina
250 grammi di burro morbido
140 grammi di zucchero a velo
3 tuorli 
1 uovo intero
scorza di limone
1 pizzico di sale

Per la crema pasticcera

500 gr di latte (ricetta originale: 320 gr di latte, 160 gr di panna)
3 tuorli e 1 uovo intero (ricetta originale: 6 tuorli)
160 grammi di zucchero (ricetta originale: 240 grammi)
30 grammi di fecola di patate
scorza di limone

Per guarnire: 50 gr di pinoli
zucchero a velo qb

Per la frolla ho usato il metodo sablé, usando il mio fantastico recente acquisto (Kitchen Aid) che sto imparando a utilizzare. Per la pizza e la frolla è veramente una manna! 
Mescolate il burro leggermente ammorbito e tagliato a tocchetti con la farina, usando la frusta a k a velocità 2 e poi quattro per poco più di un minuto, fino ad ottenere un impasto farinoso. 
A questo punto unite lo zucchero, poi i tuorli d'uovo uno alla volta e infine l'uovo intero e la buccia di mezzo limone grattugiato (l'altra metà la userete per la crema). Non appena l'impasto si rapprenderà attorno alla frusta con una consistenza compatta, spegnete il robot, create una palla, avvolgete nella pellicola e mettete in frigo a riposare. Nel frattempo potete passare a preparare la crema.
NB: con queste dosi vi avanzerà un po' di pasta.. ottima per fare deliziosi biscottini, magari guarniti con i pinoli.

Per la crema, una premessa. Ho preso come base la ricetta di Montersino per la crema cotta; a quanto dice il nostro Luca, per reggere bene la cottura in forno la crema dev'essere più dolce e più grassa di quella preparata per farcire bignè o guarnire dolci etc. 
Tuttavia, io non avevo in casa la panna come prevedeva questa versione perciò mi sono limitata ad aumentare lo zucchero rispetto alla ricetta base e a usare fecola al posto di maizena, in dose leggermente inferiore, come suggerisce il pasticcere. La crema così era già parecchio dolce, credo che seguendo le dosi da lui consigliate per i miei gusti diventerebbe nauseante, a meno di contrapporla a un impasto poco dolce, cosa che la frolla non è assolutamente!


Altro capitolo, le uova: non ce l'ho proprio fatta a metterci dentro 6 tuorli... mi sono limitata a quattro. Ed era gialla quanto basta e buona buona. Quindi, fidatevi, 4 bastano (ho provato a farla  anche con due, ma devo dire che il sapore un po' ne risente)

Nella planetaria, montate i tuorli con lo zucchero con l'apposita frusta per due minuti (velocità 4). Aggiungete la fecola e lasciate montare ancora un paio di minuti. Nel frattempo mettete il latte sul fuoco in una pentola antiaderente. Non appena il latte avrà raggiunto il bollore spegnete la fiamma e versate a filo due terzi del latte nel composto di uova e zucchero. Azionate di nuovo la frusta per amalgamare il tutto al meglio e poi versate il composto nella pentola con il latte rimanente, mescolando sempre con una frusta. Accendete di nuovo il fuoco, non appena la crema accennerà il bollore, spegnete, versate in una terrina e coprite con una pellicola trasparente a contatto per non formare la pellicina. Lasciate raffreddare mentre attendete la frolla.

Stendete due terzi della frolla sulla spianatoia servendovi di un mattarello. La frolla dev'essere spessa circa 4-5 millimetri. Una volta stesa, arrotolatela sul mattarello e srotolatela disponendola in una tortiera imburrata. Fate aderire bene ai bordi e togliete la pasta in eccesso con le forbici. Bucherellate il fondo con una forchetta, riempite di crema pasticcera, ripetete l'operazione con il restante terzo della frolla, chiudete bene sul bordo ripiegandolo e lavoratelo con i rebbi della forchetta. bucherellate anche la superficie, cospargente di pinoli e infornate a 180 gradi per 45 minuti.
Una volta fredda cospargete la superficie di zucchero a velo.
Mangiatela a temperatura ambiente, assaporando il profumo del limone, la consistenza della crema, la friabilità burrosa della frolla (questa ricetta di Santin è davvero impeccabile, provatela!) e il tocco rustico dei pinoli. Pensate all'abbraccio della nonna e lasciatevi coccolare!
PS: va conservata in frigo
Notte a tutti



mercoledì 7 marzo 2012

Ciambella con yogurt al profumo di Sicilia


Non so voi, ma ho voglia di sole, estate e caldo più che mai! Mi sento veramente giù di tono, sempre stanca.. sarà la primavera? Avrete notato - o forse no - che non ho nemmeno la forza di aggiornare il blog! Sto guardando un po' di film che mi ero persa, recuperando quelli candidati agli Oscar. Ma da lì a scriverne ce ne passa. Tornerò a farlo, ma in questi giorni mi limito a guardare e leggere.
Poco documentata è anche la produzione culinaria di questo periodo.
Tra le varie cose prodotte dal mio forno c'era questa ciambella per la colazione, veramente light (ci sono solo 5 cucchiai di olio qui dentro) e al tempo stesso sofficissima e profumata di mandorle, limoni e arance... insomma una torta che sa di Sicilia! Facile e rapidissima da preparare, non vi deluderà. Se volete potete aumentare le dosi e farla più alta. 


Ciambella con yogurt al profumo di Sicilia
200 grammi di farina e lievito (Molino Chiavazza)
50 grammi di farina di mandorle
150 grammi di zucchero
150 grammi di yogurt greco
1 limone 
1 arancia
2 uova
5 cucchiai di olio di arachidi

Mescolare la farina 00 con quella di mandorle. Separare i tuorli d'uovo dagli albumi. Unire i tuorli allo zucchero, aggiungere lo yogurt e lavorare ancora. Montare a neve gli albumi. Spremere l'arancia e il limone e aggiungere il succo al composto di uova, zucchero e yogurt. Aggiungere anche i cucchiai d'olio e mescolare bene.  Incorporare la farina al composto, amalgamare e infine aggiungere delicatamente gli albumi montati, incorporandoli con movimento dal basso verso l'alto. Versare in uno stampo da ciambella unto con poco olio e cuocere in forno a 180 gradi per 35-40 minuti. 

martedì 28 febbraio 2012

Late Oscar bites... from the red carpet

Ok, lo so, arrivo tardi. Perciò non starò a riassumere chi ha vinto cosa, le cinque statuette a The Artist e relativa domanda "ma sarà davvero un capolavoro o è cinema compiaciuto di se stesso", serata di premiazione & co. Per queste cose vi rimando al sito ufficiale della Academy e allo speciale di BestMovie.
Vi lascio piuttosto, come al solito, qualche ispirazione golosa rubata al red carpet... aspetto i vostri commenti! 

My favorite dress: Penelope Cruz e i campi di lavanda della provenza


Red carpet in magenta red dress per Emma Stone


Milla Jovovich e il cocco rapè très chic


Jennifer Lopez, un goloso cremino bigusto


Natalie Portman, vintage in Dior a pois


Rooney Mara, deliziosa in bianco panna


Meryl, avrai vinto l'Oscar ma era meglio se non ti vestivi da Ferrero Rocher!


La divina Angiolina. Ovvero come portare uno spacco sexy (Belén impari)


Le foto del red carpet sono prese dal sito http://oscar.go.com/ e dal sito http://www.hollywoodlife.com/ 
Le foto dei dolci sono reperite tramite Google Images.

lunedì 20 febbraio 2012

Oscar 2012: pronti con i pop corn?




Il 26 febbraio ci sarà la 84esima cerimonia di consegna degli Academy Awards. Io non la vedrò in diretta, non ho Sky, ma vi avverto che per l'Italia ci sarà la Ventura a commentarla... vedete voi se vi conviene far le ore piccole oppure è meglio beccarsela ex post su Youtube :)
A presentare quest'anno il mitico Billy Crystal.
Per preparare i nostri palati cinematograficamente (e non solo) esigenti, eccovi i trailer di alcuni dei film nominati nelle varie categorie o per i protagonisti e che NON ho ancora visto (o non ho avuto tempo, o non sono ancora usciti qui), ma conto di guardarmi appena possibile. E voi, quali mettete in lista?

My Week with Marylin 
ovvero la metamorfosi di Michelle Williams


War Horse
Epicità equina per Spielberg


The Descendants
Il dramma familiare di Clooney alle Hawaii


Hugo Cabret
Accendiamo la fantasia


The Artist
Un film... d'altri tempi!


The Iron Lady
Meryl è ancora la star

domenica 19 febbraio 2012

Jane Eyre vs Jane Eyre: Fukunaga vs Zeffirelli. E i pangoccioli della domenica


Oggi vi parlo di un classico della letteratura inglese: Jane Eyre, di Charlotte Bronte, di cui esistono -pare- ben 18 (no dico... 18!) trasposizioni cinematografiche e/o televisive. Io però mi fermo a due: la versione di Zeffirelli, del 1996, e l'interpretazione di Cary Fukunaga, del 2011, e le metto a confronto.
Le due versioni, pur raccontando la stessa storia, sono differenti per struttura, atmosfere, luci, personaggi. La versione di Zeffirelli è lineare nella narrazione ed essenziale nei dialoghi e, come un'opera teatrale ben realizzata, delinea in pochi tratti le emozioni dei protagonisti e l'essenza della storia. Sullo sfondo pochi paesaggi e una Thorfield molto lussuosa, confortevole e squisitamente inglese.
Il film di Fukunaga gioca invece con una struttura a flashback, che parte dalla fuga di Jane da Thornfield: comprime poi l'infanzia della ragazza per focalizzarsi sulla sua permanenza nel castello. Mostra il lato più umano dei protagonisti, rivelandoci le loro fragilità, il loro tormento interiore. L'evoluzione del rapporto tra Jane e Mr Rochester è affidata a dialoghi audaci e ben costruiti, che ci fanno intuire i motivi della loro attrazione reciproca. 
I colori e i toni sono più cupi rispetto alla versione di Zeffirelli e il paesaggio è molto più presente, facendo da specchio alle sensazioni dei protagonisti. 
E Jane?
La Jane quasi bionda di Mia Wasikowska e quella pallida e bruna di Gainsbourg
Charlotte Gainsbourg, pallida e con la chioma scura, la mascella rigorosa e gli occhi tristiè la Jane di Zeffirelli ed è, a mio avviso, talmente perfetta nel ruolo da essere insuperabile. Mia Wasikoswka, pur mostrando intensità e ottime capacità espressive, a momenti lascia emergere un lato naturalmente giocoso e fanciullesco (forse dovuto alla giovane età, o ai lineamenti più dolci) che la Gainsbourg era riuscita invece a sopire del tutto, aderendo maggiormente all'immagine letteraria di Jane.

Edward Rochester nelle interpretazioni di Fassbender (sin) e Hurt
Il divo del momento, Michael Fassbender, è l'Edward Rochester di Fukunaga. Un personaggio che appare meno distante e più carnale rispetto all'interpretazione di William Hurt, pur impeccabile. La regia di Fukunaga ci lascia capire qualcosa in più di questo personaggio che nella versione di Zeffirelli rimane austero, aristocratico e impenetrabile dall'inizio alla fine. Quindi, lo preferisco. Merito degli occhi blu? Non so, potrebbe anche essere colpa dell'innegabile fascino dell'attore!
Entrambe le pellicole, quindi, sono buone trasposizioni cinematografiche e hanno dei punti forti: quella di Fukunaga è più moderna, ma la poeticità di Zeffirelli resta decisamente un plus. Le approvo tutte e due: io, che amo il genere, sono stata capace di guardarmi Jane Eyre del 1996 il giorno prima e quello del 2011 il giorno dopo :)

Se volete seguirmi in questa maratona, cosa c'è di meglio di una sostanziosa -e golosa- colazione domenicale? Magari a base di deliziosi panini di pan brioche con gocce di cioccolato e caffelatte fumante. 


Panini di pan brioche con gocce di cioccolato
(dose per circa 12 panini) 
500 grammi di preparato per Pan Brioche Molino Spadoni
1 bustina di lievito disidratato (presente nella confezione)
280 ml di acqua
gocce di cioccolato qb

Miscelare la farina con il lievito, aggiungere l'acqua tiepida e impastare per circa 10 minuti. Creare una palla di pasta, metterla in un recipiente coperto a lievitare per circa mezz'ora in un posto caldo (io, con queste giornate fredde, l'ho messo in forno impostato a 35-40 gradi con luce accesa.
Dopo la prima lievitazione, lavorare di nuovo l'impasto e riporlo a lievitare nuovamente per circa 2 ore. Una volta lievitato, prendete l'impasto, stendetelo con un mattarello fino a creare un rettangolo. Copritelo di gocce di cioccolato fondente, arrotolate e iniziate a impastare di nuovo. Una volta che avrete amalgamato le gocce in modo uniforme, create con le mani delle palline di pasta della dimensione inferiore a un palmo. Adagiatele ben distanziate su una teglia ricoperta di carta forno. Cuocete i panini (in due tornate) a 200 gradi per circa 20 minuti.  Avrete dei "pangoccioli"fatti in casa e quindi ancora più buoni e genuini.
Io avevo anche delle uvette da finire perciò una parte di pan brioche l'ho impastata con quelle, creando un filoncino. Molto buono anche quello (lo vedete a fettine sul piattino nella foto).
E ora... buona colazione!

martedì 14 febbraio 2012

San Valentino: finiamolo in lacrime (con un film d'amore)

Lo faccio o non lo faccio? Lo dico che oggi è San Valentino festa degli innamorati, bla bla bla? Va beh, lo dico, ma tanto la giornata è quasi finita! Non vi propinerò cene speciali, torte multistrato, tripudi di cioccolati...Però se questa serata non volete guardare il festival di Sanremo come me (ho la tv accesa su RaiUno proprio in questo momento, stanno pure facendo una figura barbina con il sistema di votazione computerizzato che non va) potreste guardare qualche film d'ammmmore, che più d'amore non si può... Preparate i fazzoletti.. voglio farvi piangere!

Titanic 
Fazzolettometro:  *****


The Notebook (Le pagine della nostra vita) 
Fazzolettometro: ****


Insonnia d'amore  
Fazzolettometro: **


Ghost  
Fazzolettometro: ****


Love Story  
Fazzolettometro: *****


Via col vento 
Fazzolettometro: ***


...dopotutto, domani è un altro giorno!

Buona serata!

sabato 11 febbraio 2012

Torta di cioccolato, pere e amaretti e i vostri premi

Buon sabato gelato a tutti! Qui a Milano continua a fare veramente freddo e non resta che accendere il forno per provare a riscaldare un po' l'ambiente.,. Almeno questa è la giustificazione che do alla febbre da bakery -che segue a un'irrefrenabile voglia di dolci e a una più generalizzata fame atavica. Colpa del freddo! (Sì, diciamo così..) Mi sa che a breve mi toccherà riprendere in mano la dieta fatta la scorsa primavera estate, se non voglio arrivare a giugno come Cicciobombo Cannoniere
A proposito di dolci e calorie, sabato scorso è stato il compleanno del mio fidanzato e volevo fargli una torta: ma dato che nel pomeriggio si sfioravano i meno sette gradi, in questa torta c'è solo un uovo. Avevamo fatto la spesa la mattina e me le ero dimenticata, poi la temperatura mi ha scoraggiato dall'uscire di nuovo. Mi sono arrangiata così e devo dire che il risultato è stato comunque di tutto rispetto. Una classica cioccolato e pere con in più il tocco aromatico e profumato degli amaretti. La torta era più buona il giorno dopo: le pere l'avevano resa più umidina e la preferivo. 



Torta di cioccolato, pere e amaretti

200 grammi di Farina e lievito (Molino Chiavazza) o farina normale + 1/2 bustina di lievito
30 grammi di fecola
30 grammi di cacao amaro
150 grammi di zucchero (se preferite, anche 200: assaggiate!)
100 grammi di amaretti
100 grammi di cioccolato fondente
80 grammi di burro
1 bicchiere di latte
1 uovo
3 pere abate

Sbucciate e detorsolate le pere, tagliatele a quartini e mettetele a cuocere in un tegame con due dita d'acqua e poco zucchero per un quarto d'ora, in modo da ammorbidirle. Sbriciolate gli amaretti. In una ciotola miscelate la farina, la fecola, il cacao amaro e lo zucchero; unite gli amaretti sbriciolati. Sciogliete a bagnomaria il cioccolato ridotto a pezzettini insieme al burro. Una volta raffreddato il composto, aggiungete l'uovo e unitelo agli ingredienti solidi, amalgamate con un po' di latte. 
Scolate le pere e lasciatele raffreddare, tagliatele a fettine. 
Versate l'impasto in una tortiera imburrata, inserite le pere come più vi piace, io le ho messe a raggiera; coprite con qualche fiocchetto di burro e infornate per 45 minuti circa a 180 gradi.  

Oggi non vorrei abbinare film alla ricetta ma ringraziare i blogger che gentilmente mi hanno girato questo "premio" che sta girando in rete da qualche settimana, il Versatile blogger awards.



Come avrete intuito, cari blogger che mi avete onorato con la vostra scelta, sono una frana in queste cose, non ci sto dietro e non ho il tempo materiale di seguirle, quindi mi limito a dirvi un grazie di cuore.
Invito invece tutti i lettori a visitare i blog di chi mi ha gentilmente "premiata"! Si tratta di:


I primi tre sono, come avrete intuito, blog di cucina, gli altri sono di cinema: andate a sbirciarli, ognuno ha un suo stile e contenuti tutti da scoprire.
Buon sabato sera a tutti,
io vado a infilarmi sotto il piumone. :)




martedì 7 febbraio 2012

Bad teacher, corn dogs & grasse risate


Opportunista, politicamente scorretta e figherrima
E' Cameron Diaz in Bad Teacher, la commedia spietata ambientata in una scuola media di provincia vicino a Chicago. In questo film l'attrice californiana interpreta un'insegnante svogliata e sboccata, che fuma erba, rubacchia, odia il suo lavoro e le smancerie della collega Amy - Miss punti perfetti (dove l'ho sentita questa? In qualche altra commedia, che ora non ricordo.. se ce l'avete, illuminatemi!). 
Il suo unico obiettivo è mettere da parte abbastanza soldi per rifarsi le tette. Con una quarta di reggiseno potrà incastrare qualche rampollo di una famiglia benestante, ad esempio il nuovo supplente di matematica, alias Justin Timberlake, e mollare per sempre il mondo della scuola. Il risultato è molto, molto divertente, non solo per il personaggio di Elisabeth (Diaz) ma per il corollario di follie umane rappresentate attraverso gli studenti e soprattutto gli altri insegnanti: il nerd che recita poesie, la ragazzina modella, l'insegnante ossessionata dalla perfezione, quella timidona di mezza età o il prof di ginnastica che sembra il più sfigato ma in fondo è divertente. 



Chiunque potrà ritrovare in loro qualche mania dei professori subita ai tempi della scuola. Gli uomini, invece, rimpiangeranno di non aver avuto un'insegnante come Elizabeth. Una con due gambe chilometriche, il sedere a mandolino, addominali scolpiti. Una che al "lavaggio auto" di raccolta fondi per la scuola, in una giornata tira su oltre 7000 dollari (meno la cresta) grazie a una mise da Daisy di Hazzard e conturbanti giochi d'acqua. Ammetto che in questo film mi sono proprio accorta di quanto sia gnocca Cameron Diaz: ha 38 anni e il fisico di una surfista -modella ventenne. Che invidia! 




Al di là di questo, il film è spassoso. Diseducativo, forse, ma divertente, adatto a una serata cervello spento. Darei però un bollino "vietato ai minori di 14 anni", vista la dubbia moralità e qualche picco volgare (niente che non abbiamo ampiamente già visto altrove, in ogni caso...). Finale quasi romantico, un po' buonista, ma lo perdoniamo.
Capitolo a parte merita il cibo. 
Perché questa sventola di prof, per avere quel corpo da urlo, non deve nemmeno stare a dieta. Non ci credete? A pranzo ordina pollo fritto, a casa da sola si mangia degli obbrobri che solo in America, tipo wurstlel impanati e fritti su uno stecchino e pucciati nella senape, si sbronza senza ritegno e mangia (e sputa, disgustata) i biscotti di avena che le regala un'alunna. Quando compare una mela, l'assaggia schifata e la trasforma in strumento di vendetta (vedrete).

A pranzo con la collega: rigorosamente fried chicken!
I biscotti d'avena dell'alunna non le piacciono molto...
A Natale, annoiata a casa di un alunno, si consola mangiando
Per intenderci, le specie di hot dog che si mangia sono questi:


Si chiamano corn dogs o corny dogs e sono dei wurstel impanati in pastella di mais e fritti con tanto di bastoncino prensile e serviti con ketchup, mostarda o maionese. Nati negli anni 20 in Usa (e dove se no?) sono diventati presto un popolare street food. Io forse preferisco un quadratino di pizza margherita, ma per chi volesse cimentarsi a casa, ho trovato anche un sito che spiega come prepararli.
Vi lascio al trailer!


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