Sono reduce da un weekend emiliano-romagnolo che si può riassumere in una piccola parola di 4 lettere: CIBO! Non ho fatto altro che mangiare: pranzo a Ferrara al ristorante L'oca giuliva, cena ad Alfonsine (Ravenna) alla trattoria Al Gallo, pranzo a Ravenna dai genitori del fidanzato.
Cos'ho mangiato? Pasticcio ferrarese e assaggio di salama da sugo con purè a Ferrara. Passatelli in brodo, tagliatelle al ragù, carciofi in umido e zuppa inglese al Gallo. Ancora tagliatelle, arrosto di maialino al latte, finocchi, cavoletti di Bruxelles al burro e budino ferrarese al cioccolato dai "suoceri".
Stasera contavo di non cenare e avevo iniziato bene con un infuso di finocchio e un vasetto di yogurt, ma il mio fidanzato affamato si è preparato dei tramezzini al tonno e me ne ha allungati un paio... non ho saputo dire no. Argh! E domani (oggi oramai, vista l'ora) è San Valentino ... non che la festa mi tocchi né mi piaccia però... potrò fare a meno di un dolcino, anche piccolo? mmm, meglio non pensarci adesso. Domani pranzo superlight.
L'Emilia Romagna, terra delle suddette leccornie, è lo scenario del film L'uomo che verrà, una pellicola di Giorgio Diritti (già regista di Il vento fa il suo giro) ambientata tra il 1943 e 1944.
A quei tempi, però, di tagliatelle al ragù se ne vedevano ben poche: più facile mangiare minestroni, polentine, uova di gallina e un po' di latte. Il film è un piccolo gioiello: recitato in dialetto bolognese e sottotitolato in italiano (la cosa all'inizio mi preoccupava, ma lo scoglio si supera dopo i primi minuti), racconta una storia che rientra nei fatti noti come la strage di Marzabotto, un'operazione di rastrellamento da parte dei nazisti in cui vennero uccisi oltre 700 paesani, comprese intere famiglie, senza riguardo per donne, vecchi e bambini.
Protagonista è la piccola Martina, figlia di contadini, che ha otto anni e ha smesso di parlare da quando le è morto fra le braccia il fratellino: ora un altro fratellino è in arrivo e alla sua nascita Martina farà di tutto per proteggere quella nuova vita. Una storia ispirata alla Storia, dove la guerra si insinua nella vita e la coscienza e l'incoscienza si mescolano al coraggio. Nel cast Maya Sansa, Alba Rohrwacher e Greta Zuccheri Montanari, nella parte di Martina.
Il film ha vinto il Marc'Aurelio d'oro del pubblico e quello della giuria al Festival del Film di Roma del 2009, tre David di Donatello (era candidato a 16) e tre Nastri d'Argento. Consigliato per una serata "cineforum".