venerdì 1 aprile 2011

Half Nelson, un lollipop per addolcire la vita


"Una cosa non fa un uomo". Lo dice Dan Dunne (Ryan Gosling), giovane professore di storia di una scuola media della periferia di Brooklyn, a Drey (Shareeka Epps), tredicenne afroamericana sua alunna, con la quale divide un segreto. Questa frase è uno degli insegnamenti di Half Nelson. Il merito di questo film è proprio il suo sguardo originale sulle cose, capace di dimostrarci che non sempre, se uno si comporta male in un un ambito della sua vita, è una cattiva persona; anzi, capita spesso che non lo sia.
Dan, per esempio, è un professore di storia, ma è anche un drogato. Fuma crack, ogni tanto sniffa. Fuori dalle mura scolastiche non è altro che un'anima sola che tira avanti senza voglia, senza forza, senza impegno, consumato da un mal de vivre impalpabile. Vive in un appartamento dove tutto è accomodato alla bell'e meglio, con un materasso sul pavimento a fargli da letto e libri e dischi in vinile come unico arredamento. Guardandolo, con quegli occhi impastati e le occhiaie, pensi: ora farà qualche casino in classe, oppure questi ragazzini lo meneranno però alla fine impareranno ad amarlo e lui si riprenderà. Insomma ti immagini lo schema già visto in molti altri film e serie tv. Questa pellicola, invece, esce da tutti i clichè.
Scopriamo che è proprio in classe, con i suoi alunni, che Dan si trasforma e recupera l'entusiasmo. Si anima e coinvolge i ragazzi in discorsi che mescolano i princìpi  con i fatti storici, abituandoli a ragionare e a "unire i puntini" per capire da soli la big picture. Non si attiene piattamente al programma ministeriale, insomma, e questo non piace particolarmente alla preside. Ma niente paura, qui non si tratta di un Capitano, mio capitano dei bassifondi, Dan è un disperato che recupera il senso della propria esistenza quando entra in classe e crede di poter riuscire a plasmare almeno un po' i suoi ragazzi, ad abituarli a pensare anche al di fuori degli schemi.
"Mi piace pensare che se riesci a cambiarne uno..." dice una sera a due tipe in un bar, strafatto di alcol e di crack, "...li salvi tutti!", interviene una delle due. La faccia di Ryan Gosling in questa scena è un capolavoro, sospesa a mezz'aria tra lo stupito e il desolato. "No, non era questo che intendevo...". Se ne salvi uno non li salvi tutti, salvi quella persona ed è già una vittoria, un miracolo, una meraviglia.

 

Questa persona si chiama Drey, ma ci sarebbe da discutere su chi, tra lei e Dan, abbia più bisogno dell'altro. Drey si avvicina al suo prof dopo averlo "sgamato" nel bagno della palestra mentre si faceva di crack. Ma niente sfottò, niente ramanzine. Lui è sull'orlo di un collasso e lei lo aiuta. Senza dire una parola. Continua a parlare poco anche nel resto del film, la piccola Drey, divisa tra questo prof atipico che vuole proteggerla e l'amico del fratello -al momento in galera- un drug dealer che la considera parte della famiglia e vorrebbe iniziarla alle meraviglie dello spaccio. Non ci sono vincitori o grandi riscosse in questo film, solo due solitudini che si incontrano e, in un modo o nell'altro, si riconoscono e si danno conforto, riuscendo a fare per l'altro più di quanto sappiano fare per se stessi. 
Un film davvero da vedere, che a Gosling ha fruttato una nomination agli Oscar nel 2006. Consiglio come al solito la lingua originale, io non sono riuscita a reperirlo ma il doppiaggio in questo caso non è davvero all'altezza.
Un particolare molto carino di Drey, piccola, muscolosetta e con la faccia già adulta, è la sua bambinesca abitudine di consumare lecca lecca. Ne scarta in continuazione, ci gioca e si consola con queste piccola dolcezza di zucchero. Eccovi qui un po' di leccornie da diabete, che di sano non hanno nulla ma sono veramente bellissime e che, solo a guardarle, ci fanno tornare bambini... Qual è la vostra caramella del cuore?

La passione di Drey sono i lollipop trasparenti e colorati

I più classici dei lecca lecca, i Chupa chups
Whirly Pop di Adams & Brooks
Le stringhe di liquirizia Haribo

Tootsie pops a tutti i gusti
Gli orsetti gommosi di Haribo

Un grande classico americano, i marshmallows. Qui, i Campfire

domenica 27 marzo 2011

La torta di mele (quasi) à la mode di Harry ti presento Sally



Alzi la mano chi non ha mai visto Harry ti presento Sally. Uhm, vedo un paio di manine che sventolano, incredibile ma vero! Beh se non avete ancora gustato LA commedia d'amore per eccellenza, fatelo al più presto. Questo film del 1989 di Rob Reiner sceneggiato da Nora Ephron è divertente, leggero ma non stupido, pieno di dialoghi fantastici e di scene cult che sono passate alla storia. La più famosa sicuramente è la scena in cui Sally-Meg Ryan (ma quanto era bella? E come si è conciata ora... lasciamo stare) dimostra a Harry- Billy Crystal che una donna sa fingere l'orgasmo in modo sublime e convincente.




Poi ci sono quelle sulla teoria dell'amicizia uomo donna, la scena del lamento telefonico, il gran finale.. quella che vi propongo è invece la prima ordinazione che Sally fa in una tavola calda, durante una sosta del viaggio in auto che fa con Harry per andare da Chicago a New York. La sua personalità decisa, precisa e logorroica è tutta racchiusa in questa ordinazione: vuole l'insalata dello chef, ma con olio e aceto a parte, vuole l'apple pie à la mode, cioè riscaldata e con gelato a parte, ma alle fragole e non al consueto gusto vaniglia... e se non c'è gusto fragola allora meglio un po' di panna, ma che sia fresca, non in lattina, altrimenti niente. Niente torta? Azzarda la cameriera. No, la torta la vuole, ma a quel punto non riscaldata. Meraviglioso!
In onore di quella apple pie vi offro quindi una fettina di questa mia versione della torta di mele a la mode -o quasi,  perché accompagnata da una minimousse di fragole che va idealmente a sostituire il gelato (di cui ero sprovvista).



Torta di mele (quasi) à la mode con minimousse di fragole
Per la torta
3 grosse mele Golden
200 gr di farina 
160 gr di zucchero
1/2 bustina di lievito per dolci
3 uova
70 gr di burro
1/2 bicchiere di latte
2 cucchiai di crema di limoncello
1/2 limone non trattato
altro zucchero q.b.

Per la minimousse di fragole (x 2 persone)
4-5 fragole
1 cucchiaino di zucchero
succo di mezzo limone
60 gr di ricotta


Sbucciate le mele, tagliatene 2 a tocchetti piccoli e una a fettine sottili. Copritele con il succo di mezzo limone per non farle annerire e un po' di zucchero. Sbattete le uova in una terrina e aggiungete il burro fuso e lo zucchero. Unite alla crema la farina setacciata con il lievito e ammorbidite il composto unendo il latte (circa mezzo bicchiere, se serve un po' di più). Quando sarà tutto ben amalgamato, aggiungete due cucchiai di crema di limoncello e la buccia grattugiata del mezzo limone non trattato. Per la scorza ho usato questa grattugia inviatami da Pedrini che vi consiglio: molto comoda l'impugnatura, il limone scende lì sotto, nella ciotola, e non schizza in giro per tutta la cucina :-). Unite le mele a dadini. Imburrate una teglia, versate il composto e disponete a raggera, infilandole nell'impasto, le fettine della terza mela. Spolverizzate di zucchero (se vi va) e infornate a 180 gradi per circa un'ora. Dopo la prima mezz'ora coprite la torta con un foglio di alluminio per evitare che si bruci sopra: potrà sembrare cotta, ma l'interno non lo è, fate la prova stecchino.  



La torta rimane molto morbida e umida, melosa e profumata di limone: veramente buona! E se siete dei supergolosi, scaldatela qualche secondo al microonde e servitela accompagnata da questa salsina-mousse di fragole acidula che si sposa benissimo con il dolce della mela e che sostituisce il classico gelato della versione a la mode, rispettando però la preferenza fruttata di Sally . 
Tagliate a pezzetti piccolissimi le fragole, cuocetele a fiamma media con un cucchiaino di zucchero e il succo di mezzo limone: basteranno pochi minuti perché i frutti si disfino e si crei una cremina. Unite la cremina alla ricotta e lavorate a crema con una frusta. Mettete in frigo (o in freezer x 10 min, se avete fretta) a raffreddare: quando sarà fredda servitene due cucchiaini a lato della torta di mele calda.


sabato 26 marzo 2011

Un bicchierino ai lamponi... Priceless!


Se la primavera vi ha già risvegliato la voglia di andare al mare e siete in vena di un film leggero e divertente, girato sullo sfondo di vari hotel di gran lusso della soleggiata e opulenta Costa Azzurra, Ti va di pagare? Priceless fa per voi. Protagonisti della divertente commedia d'Oltralpe la bellissima Audrey Tatou, che qui interpreta una giovane nullatenente che si accompagna a facoltosi uomini d'affari per fare la bella vita, e Gad Elmaleh, presenza fissa delle commedie francesi. Qui esce dal suo consueto ruolo di "uomo medio" per vestire i panni di Jean, un ossequioso cameriere il quale, più per caso e necessità che per volontà, diventerà a sua volta un mantenuto, tentando nel frattempo di conquistare Irene (la Tatou). Tra schermaglie ed equivoci, ridefinizione di identità e priorità, momenti comici alternati a quelli romantici, un film grazioso e originale con due protagonisti che escono dagli schemi dell'eroina e dell'eroe convenzionale. Leggero e gustoso
Esattamente come questo piccolo dessert che potete preparare con pochi ingredienti in dieci minuti di tempo per allietare il fine pasto e non appesantirvi. 



Bicchierini ai lamponi 
dosi per due bicchieri
180 gr di ricotta
1 cucchiaio di crema di limoncello
1 cucchiaio di miele
125 gr di lamponi (1 piccolo cestino)
succo di mezzo limone
1 cucchiaio di zucchero di canna
lamelle di mandorle

Lavare i lamponi e spremere mezzo limone. Lasciare macerare i frutti nel succo insieme a un cucchiaio scarso di zucchero di canna. Nel frattempo lavorate la ricotta a crema con 1 cucchiaio di miele (io ho usato quello di fiori d'arancio) e 1 cucchiaio di crema di limoncello. Lasciate ricompattare la crema in frigo per 5 minuti, mentre i lamponi macerano. Poi scolate i frutti e raccogliete il succo, che incorporerete alla ricotta con una frusta. A questo punto componete i bicchierini. Uno cucchiaio di lamponi, la crema di ricotta (potete usare un cucchiaio o un sac-a-poche) e ancora un cucchiaio di lamponi. Guarnite con qualche lamella di mandorla, tenete in frigo fino al momento di servire. Un dolcino leggero in 10 minuti: priceless!

giovedì 24 marzo 2011

Star Food. Un Ryan per tutti i gusti (o quasi): pick one!

Stasera, più che occuparmi delle vostre papille gustative, preferisco far assaporare qualcosa ai vostri occhi. Così, vi propongo un piccolo gioco, ovvero scegliere fra tre ragazzoni che hanno fatto fortuna in quel di Hollywood e che hanno in comune -oltre ad addominali di un certo rispetto... - il nome di battesimo, Ryan. Per questo vi chiedo.. Di che Ryan siete? Vi piacciono tutti, non ve ne piace neanche uno? Con chi condividete i gusti culinari? Via con la carrellata!

Ryan Reynolds e i Reese's Peanut Butter Cup


Ryan Reynolds è conosciuto al grande pubblico per essere -l'ormai ex- marito di Scarlett Johannson e il coprotagonista di Ricatto d'Amore, divertente commedia con Sandra Bullock. Ha avuto un momento di gloria anche con Buried- Sepolto, un film in cui si svegliava appunto chiuso sottoterra in una bara, con solo un accendino e un telefono con cui cercare di salvarsi. Prima di ciò, poco si sapeva del canadese dal fisico scolpito, se non che è stato per quattro anni fidanzato con la cantautrice Alanis Morisette. Per mantenere il fisicaccio fa dieta e palestra, ma farebbe follie per i Reese's Peanut Butter cups, dei dolcetti ripieni di burro d'arachidi che effettivamente devono essere deliziosi... Vi convince? Se volete vederlo in azione prima di sbilanciarvi, aspettate l'estate per vederlo in calzamaglia verde nel film Green Lantern, tratto dall'omonimo fumetto...

Ryan Gosling e i Calamari


Di Ryan Gosling, classe 1980, ho parlato giusto l'altro giorno per consigliavi Blue ValentineDecisamente meno perfettino ma altrettanto affascinante, credo che, tra i nostri tre Ryan, sia quello con le doti recitative più spiccate (o quello che ha fatto film migliori, perlomeno, se non si conta la sua partecipazione alla serie tv Young Hercules...). Molti di voi l'avranno visto ne Le pagine della nostra vita, film d'amore del 2005 tratto da un romanzo di Nicholas Sparks: il ruolo di Noah (il fidanzato/marito che tutte vorremmo...), lo ha consacrato tra le "giovani promesse" di Hollywood e lo ha fatto conoscere al grande pubblico. Altri suoi film? The Believer, storia paradossale di un neonazista ebreo, e Half Nelson, in cui è un professore tossicodipendente. Per questa interpretazione ha guadagnato una nomination agli Oscar nel 2006. Il suo cibo preferito? I calamari fritti... magari con un bicchiere di vino bianco ghiacciato (come dargli torto). Ah volete il gossip? In effetti si dice frequenti una vera Gossip Girl: una delle protagoniste della serie, Blake Lively. In passato è stato fidanzato con Rachel McAdams (partner del film Le pagine della nostra vita) e, pare, con Sandra Bullock. Secondo questo articolo, in realtà, il ragazzo potrebbe essere impegnato su più fronti...

Ryan Philippe e l'American Cheeseburger with Fries


Ryan Phillipe fece il botto alla metà degli anni 90. Ricordate Cruel Intentions? E So cosa hai fatto? Beh ecco lui era il protagonista. Conobbe Reese Witherspoon alla festa di compleanno dei 21 anni di lei: subito dopo i due si fidanzarono, girarono insieme Cruel Intentions, si sposarono e sfornarono un paio di bimbi. Peccato che la favola dei due si sia infranta nel 2006, pare per una sbandata presa proprio da Ryan per Abbie Cornish, con la quale ha tuttora una relazione. Ryan non è certo tra i divi più lanciati del momento, ma continua la sua carriera. Tra gli ultimi film degni di nota, Stop-Loss, che racconta la storia del primo disertore americano nella guerra in Iraq. I suoi gusti? Dice di mangiare molto sano e fare sport, ma di concedersi volentieri la trasgressione di un classico cheeseburger con French fries

Allora, scelto???

mercoledì 23 marzo 2011

Goodbye Liz, violet dream

Oggi il mondo del cinema ha detto addio ad Elizabeth Taylor, una delle ultime grandi dive della Golden age hollywoodiana, morta in California a 79 anni. La Taylor fu protagonista al cinema con Cleopatra, La Gatta sul tetto che scotta, Venere in Visone, Quo Vadis e tantissime altre pellicole, e protagonista del gossip, con i suoi otto matrimoni e sette mariti (con Richard Burton fece la doppietta). Indimenticabili i suoi occhi "viola", e allora ecco un piccolo tributo culinario "in violet"...

Elizabeth Taylor, yogurt alle more (da Chez us) e cupcake al cioccolato con frosting alla violetta (da GalaDarling)

martedì 22 marzo 2011

Cioccolato dolceamaro per Blue Valentine



"How do you trust your feelings when they can just disappear like that?"
..."I think that the only way you can find out...
Is to have those feelings"


"She just seems different, you know like.. I don't know"
"Wait, how different?"
"I don't know, I just got a feeling about her.. Do you know when a song comes on and you gotta dance?"
"Yeah..."



Scrivere di Blue Valentine, opera prima alla regia di Derek Cianfrance, non è cosa semplice. Ancora frastornata dalle sensazioni contrastanti che la pellicola scatena, scandagliando una storia d'amore e disamore con realismo e intensità lontani dai cliché di Hollywood, dovrei forse attendere qualche giorno per guadagnare oggettività. Eppure è raro che un film colpisca tanto da spingere a parlarne subito e non voglio perdere l'ispirazione.
Facendo i miei soliti paragoni culinari (non posso esimermi), posso dire che questo film assomiglia a quei cioccolati fondenti col 90% di cacao, neri, lucidi, invitanti. Lo spettatore è un bambino goloso, abituato a scorpacciate di cioccolata al latte o al gianduia, a gusti come croccanti nocciole, toblerone, o riso soffiato, storie d'amore in cui le note dolci sovrastano tutto il resto. Infilando in bocca un quadratino di questo cioccolato, il bimbo scopre una cosa del tutto diversa, inattesa: il sapore del cacao c'è, ma di dolce è rimasto ben poco. Anzi, sulla sua lingua troneggia un amarognolo pungente, eppure vellutato, che lo disorienta e lo delude, ma al tempo stesso lo porta a cercarne ancora, consapevole di essersi imbattuto in qualcosa di raro e prezioso.


Così vi sentirete dopo aver visto Blue Valentine: provati, svuotati, forse un po' depressi, eppure felici di aver conosciuto un'esperienza cinematografica così intensa.
Dean e Cindy sono una coppia giovane, che vive da qualche parte in Pennsylvania: lei è infermiera, lui fa l'imbianchino. Hanno una bimba che va all'asilo. La loro vita va avanti per inerzia tra insofferenze reciproche, punzecchiature, recriminazioni, incompatibilità di vedute. Quello che un tempo era stato un grande amore, ora è un rapporto che non sa trovare una dimensione nè una direzione
I loro caratteri sono diversi e lo capiamo soprattutto grazie ai flashback, girati in 16 mm, che ci mostrano i loro primi incontri e lo sbocciare dei loro sentimenti. Le battute che ho riportato sopra rappresentano i loro modi opposti di approcciarsi alla vita: da ragazza Cindy è riflessiva, indecisa, poco determinata, ma intelligente e capace e ha dei sogni per il suo futuro. Dean invece è un ragazzo di fatica, testardo e leale; un moderno romantico, un principe sbruffone di periferia disposto a dare tutto (ma proprio tutto.. vedrete!) per inseguire il suo sogno d'amore
Ma nel presente Cindy cerca un cambiamento, vuole evolvere, crescere nel lavoro e nei suoi rapporti familiari, e vorrebbe che anche Dean desiderasse di più. Lui invece si è seduto, chiuso nel suo microcosmo familiare composto da Cindy e dalla bimba che adora, rinunciando a ogni ambizione e a ogni stimolo esterno e preferendo le birre. Cindy si sente in gabbia e Dean, pur amandola come il primo giorno, non sta al passo, non la capisce e non sa cosa fare perché lei torni a stare bene con lui. 
Se il passato è una miscela esplosiva di fiducia, entusiasmo, passione (anche a letto: s'è molto parlato di una scena di sesso orale abbastanza esplicita) misti a guai e incoscienza, il rapporto presente tra Cindy e Dean vive invece di discussioni, amarezza, piccoli gesti di stizza, crisi sessuali e incomprensioni. Capire il momento in cui si è consumato il tutto è forse impossibile, capire se la loro storia può essere recuperata e ha un futuro... beh, a voi l'ardua sentenza
A dir poco emozionanti sono le interpretazioni di Ryan Gosling e Michelle Williams e per questo vi consiglio, se potete, la visione del film in lingua originale. La Jen Lindley di Dawson's Creek ne ha fatta di strada e così Gosling (visto in The Notebook-Le pagine della nostra vita- e in Stay, nel labirinto della mente), occhi chiari all'ingiù e mento pronunciato, non bello ma con il classico fascino del ragazzo "sbagliato". 

Se deciderete di vedere questo film, consiglio tenere a portata di mano un po' del famoso cioccolato di cui sopra (nei gusti da voi preferiti) per gustare al meglio la visione (e combattere l'amarezza). 



Una perla? La chicca scovata da Dean perché diventasse la canzone sua e di Cindy: Penny & The Quarters, You and Me. Praticamente introvabile. Ascoltatela!


PS: Questo post è dedicato alla Carli, che mi ha chiesto di parlare di Ryan Gosling. Lo so, il film non è The Notebook, che ho già visto in passato a spizzichi e bocconi, presto lo riguarderò e poi vediamo... magari con una ricetta! Sicuramente la prova di Gosling in questo film batte le sue precedenti. 

domenica 20 marzo 2011

Lasagne di zucchine, maialino al latte & Little Miss Sunshine

Pranzo domenicale con famiglia, in visita alla figlia maggiore che ha scelto di diventare "milanese" rinnegando la Brianza. La scena? Mamma che legge il giornale ad alta voce cercando di coinvolgere le sorelle, incuranti e intente a trovare la soluzione del giochino per smartphone Move it (una droga), il papà che smanetta con le impostazioni della televisione e il fidanzato che s'arrabatta in questo circo, mentre io spignatto. Il "Tutto buono, brava" di mia mamma a fine pasto vale più di ogni tentativo di descrivervi queste ricette, così passo direttamente al procedimento.




Lasagne alle zucchine
1 confezione di lasagne Sfogliavelo Giovanni Rana
5 zucchine (medio grosse, se piccole fate 6-7)
1/2 porro
400 ml di besciamella (da preparare con 500 ml di latte parzialmente scremato, 1 cucchiaio di farina Antigrumi di Molino Chiavazza, 1 cucchiaio d'olio, sale, noce moscata)
2 mozzarelle da 125 gr
Parmigiano grattuggiato q.b.
sale
pepe


Affettate le zucchine a julienne con la grattugia. Affettate il porro, fatelo soffriggere in una wok in poco olio evo e poi aggiungete le zucchine: cuocete per circa 15 minuti, mescolando spesso, salate e pepate. Preparate poi la besciamella leggera, sciogliendo la farina in un po' di latte in un pentolino e poi aggiungendo il resto del liquido e l'olio e facendola cuocere finché non si sarà addensata (10-15 min). Quando la besciamella sarà pronta, tagliate a dadini le due mozzarelle (dopo averle strizzate bene per eliminare il liquido) e grattugiate un bel po' di parmigiano. Versate la besciamella nella pentola delle zucchine e amalgamate bene. Procedete a comporre la lasagna in una teglia imburrata: mettete due fogli di pasta sul fondo, versate due mestolini di besciamella e zucchine, qualche pezzetto di mozzarella, spolverata di parmigiano. Proseguite così fino alla fine della teglia, finendo con uno strato di verdura e formaggi. Cuocete in forno per 40 minuti a 200 gradi.
Questa lasagna è un'alternativa perfetta per i vegetariani ed è anche una versione più leggera e primaverile rispetto alla classica con il ragù: inoltre il gusto delicato delle zucchine piace davvero a tutti!




Filetto di maiale al latte
1 filetto di maiale da 600gr
500 ml di latte
2 spicchi di aglio
5-6 foglie di salvia
un ramo di rosmarino
sale
pepe
burro 
olio evo
1 cucchiaio di farina (io antigrumi del Molino Chiavazza)

La ricetta è stata adattata tra varie versioni lette su internet e il mio libro Scuola di cucina de Il Cordon Bleu francese. La foto non rende giustizia, si tratta delle due ultime fettine avanzate, ma il gusto è davvero ottimo e lo dice una che non va matta per la carne. In una casseruola larga e bassa (io ho usato il tegame da 28 cm con rivestimento ceramico di Pedrini) soffriggete l'aglio con un pezzo di burro e un po' di olio e.v.o. Aggiungete la salvia e il rosmarino e poi il pezzo di carne. Rosolate il filetto su entrambi i lati, salate e pepate. Quando la carne sarà ben rosolata, unite il latte, coprite e lasciate cuocere per circa 40 minuti, girando la carne e mescolando di tanto in tanto. Una volta che l'arrosto sarà cotto, levatelo dal tegame e conservatelo nella stagnola. Intanto fate restringere il sugo aggiungendo un cucchiaio di farina. Una volta che la carne si sarà intiepidita tagliatela a fette: al momento di servirla passatela di nuovo nel tegame con la cremina di latte per scaldarla. Il filetto è ovviamente la parte più morbida del maiale per cui vi consiglio questo taglio al posto dell'arista, che comunque rimane una valida alternativa: il gusto dolciastro del latte, pur stemperato da salvia e rosmarino, si sposa benissimo col maiale. Servite con il contorno che più vi piace, io ho scelto un purè di patate, classico ma sempre efficace. 


Dopo queste due bombe, fragole al limone e torta paesana preparata dalla nonna. E così la famigliola felice s'è riempita la pancia. Un film da abbinare a questa giornata? Beh anche se la mia famiglia non è allargata nè composta da persone che sembrano pazze (almeno a un primo  esame... scherzo! :)) direi che non c'è niente di meglio di Little Miss Sunshine.
Il film è il racconto del viaggio di una famiglia diretta in California per permettere a Olive, la più piccola (Abigail Breslin), di partecipare a un concorso di bellezza per ragazzine. Una spietata fotografia del mondo delle baby bellezze che si unisce al ritratto di una famiglia sgagherata e divertente che proprio nel viaggio riuscirà a comprendersi meglio e ad accettarsi. Da vedere!






venerdì 18 marzo 2011

Hush, hush. Una giornata di silenzio per il Giappone

Aderisco alla giornata del silenzio in sostegno del popolo giapponese.

Non sorridiamo perché qualcosa di buono è successo, 
ma qualcosa di buono succederà perché sorridiamo
(proverbio giapponese)

For Japan With Love


martedì 15 marzo 2011

Giappone, contro il nucleare la favola di Nausicaa


Tanto tempo fa, quando ero solo una ragazzina il cui mondo girava attorno a scuola e pomeriggi fatti di merende, disegni e cartoni animati, mi capitò di vedere un cartone che mi colpì moltissimo. Era diverso da tutti i manga a puntate che mi sorbivo ogni giorno su Bim Bum Bam, perché era un film, ma non c'entrava nulla con l'allegria spensierata e canterina dei classici Disney. Si trattava di Nausicaa della Valle del Vento, capolavoro di Hayao Miyazaki, maestro del cartone animato giapponese e autore di opere come Conan, Il castello errante di Howl, la Città Incantata, Porco Rosso, Ponyo sulla scogliera).
Il film, del 1984, è una favola ecologista ambientata in un futuro postapocalittico. La Terra, in seguito alla distruzione portata dai "guerrieri invincibili", robot dotati di arsenali atomici, è distrutta. I pochi umani superstiti vivono in piccole comunità isolate mentre il resto del mondo è ricoperto dalla Giungla tossica, dove, per reazione abnorme ai bombardamenti nucleari subiti, la natura ha sviluppato piante tossiche che rilasciano spore radioattive ed enormi insetti mutanti che minacciano la sopravvivenza degli insediamenti umani.  Mentre la maggior parte degli uomini vede nella Giungla solo una minaccia ed è pronta a ingaggiare una nuova battaglia per distruggerla definitivamente, Nausicaa, principessa della Valle del Vento, capisce che la natura, ferita e quindi crudelmente mutata,  va al contrario protetta, perché proprio in essa risiede la chiave della sopravvivenza dell'umanità
In questi giorni in cui la distruzione del Giappone è sotto gli occhi di tutti noi, in cui il Paese  del Sol Levante è sull'orlo di un disastro nucleare che forse è già in atto mentre scrivo, non posso che ripensare a questo piccolo capolavoro ecologista creato proprio da un giapponese e che già 27 anni fa era un monito per l'umanità. La natura non va sfruttata, assoggettata, piegata, sfidata con l'energia nucleare: va rispettata, assecondata, capita. Solo in questo modo potremo vivere insieme a lei, dentro di lei, e non contro di lei, a ogni costo. 
Guardare la piantina del Giappone, che ha disseminato di centrali nucleari le sue frastagliate coste di isola vulcanica, mi rende basita e leggere dell'orgoglio del governo giapponese che ha rifiutato per ore di chiedere aiuto per poi piegarsi di fronte al terrore di una nuova Cernobyl, mi fa molto arrabbiare. Non capisco come un popolo possa anteporre questioni di forma e di orgoglio al suo stesso bene, non lo capisco perché probabilmente non conosco la loro cultura. 
Ma forse non è questione di Giappone: ovunque l'uomo si comporta ancora come padrone del mondo, quando non lo è. E la natura è lì, a ricordarcelo. 
Anche questo film può ricordarcelo e io ve lo consiglio. Non lascio nessuna ricetta da assaporare oggi, ma come non ricordare le meraviglie della tavola giapponese, che mangio volentieri anche se non ne conosco tutti i nomi... i sushi, i maki, i sashimi, le zuppe, le leggere tempura, i dolci con la marmellata di fagioli azuki... 
speriamo che la situazione si stabilizzi.



domenica 13 marzo 2011

Vacanze romane... tra abbacchio, amatriciana e..carbonara!



Roma è bellissima: sfido chiunque a dissentire! Sono appena tornata dalla capitale, dove abbiamo passato il weekend per il matrimonio di un amico. Occasione per una visita ai Musei Vaticani, che non avevo mai visto, ammirando a testa in su -finché il collo ha retto- i capolavori dipinti da Michelangelo nella Cappella Sistina. E occasione per fare una cena romanesca al 100%, alla Trattoria Perilli, un ristorante che è una vera e propria  istituzione del quartiere Testaccio

Trattoria Perilli
via Marmorata 39 Roma
Eravamo dodici e abbiamo ordinato rigatoni alla carbonara, bucatini all'amatriciana, abbacchio con le patate e carciofi alla romana (quelli alla giudia sono croccanti mentre questi vengono stufati e rimangono teneri...). 
Le porzioni sono corpose. La cosa più bella dei primi è che un fortunato può mangiare direttamente dalla terrina dove hanno mescolato tutta la pasta... un gioco divertente che anche nella mia famiglia facevamo sempre quando mia madre preparava la carbonara.. A dire il vero la terrina spettava solitamente a mio padre (unico uomo della famiglia) ma ogni tanto ce la cedeva e noi eravamo super soddisfatte. 
Questa carbonara merita perché é rigorosamente senza panna -caratteristica per me indispensabile perché si possa definire vera una carbonara!-, ricca, cremosa, profumata di pepe e pecorino e con pezzetti di pancetta croccante e gustosa: se passate di là ve la consiglio, ma vi consiglio anche di ordinare piatti diversi e dividerli, perché avrete voglia di assaggiare tutto. L'amatriciana non è da meno, la carne dell'abbacchio era tenera e leggera e i carciofi squisiti. Putroppo non ho foto, ero troppo impegnata a masticare per pensare a scattare.. Però vi lascio la ricetta di come la preparo io!

Pasta alla carbonara 
Per 4
360 gr di rigatoni o spaghetti n. 3 
120 gr di pancetta tesa affumicata
3 uova
50 gr di pecorino romano
50 gr di parmigiano reggiano
sale e pepe

In una terrina capiente sbattere 2 tuorli e un terzo uovo intero con un pizzico di sale. Grattugiare i due formaggi e unirli alle uova, mescolando fino a formare una crema. Tagliare la pancetta a pezzetti e soffriggerla in una padella antiaderente con pochissimo olio evo, sale e pepe, finché non sarà croccante. Lessare la pasta in acqua salata e scolarla al dente. Versare immediatamente la pasta nella terrina, aggiungere la pancetta e il suo condimento, mescolare bene, spolverizzate di altro pepe... e buon appetito! 
E per il dopocena? Io direi un bel film in bianco e nero ambientato a Roma, of course! 
Potete scegliere tra...

di William Wilder
con Audrey Hepburn e Gregory Peck


di Federico Fellini
con Marcello Mastroianni


di Stefano Vanzina
con Alberto Sordi


mercoledì 9 marzo 2011

Cooking Movies su R2M e polpettine dal cuore verde

Stasera niente film (in questi giorni vado di corsa e ho poco tempo anche per leggere i vostri blog, ma prometto che mi rifarò presto), invece mi fa piacere segnalarvi che Cooking Movies è il blog della settimana per il blog di R2M!
Ecco il link alla recensione, se vi va di leggerla!

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Ringrazio Chiara, che segue il blog e che ha scritto la recensione! 

Come vi dicevo oggi niente film, ma vi lascio almeno una ricetta facile per chi, come me, si annoia a mangiare la carne come semplice bistecchina: sono polpette abbastanza leggere, con l'aggiunta di bietoline.



Polpettine dal cuore verde
Dosi per 4 persone
500 gr di carne trita scelta di vitello
un mazzettino di prezzemolo
4 cubetti di bietole surgelate
1 uovo
2 fette di prosciutto cotto
sale
pepe
pangrattato

Lessate le bietole e scolatele molto bene. Tritate il prezzemolo e aggiungetelo alla carne macinata, che condirete con sale e pepe. Unite un uovo sbattuto e impastate. Aggiungete le bietoline (quando si saranno un po' raffreddate) e tre cucchiai di pangrattato; lavorate l'impasto finché le bietole non saranno ben distribuite. A questo punto create delle palline di carne con le mani e passatele su tutti i lati nel pangrattato. Potete friggerle in abbondante olio, oppure fare come me, che le ho cotte in una padella antiaderente appena unta, rigirandole spesso: non sarà lo stesso, ma potrete mangiarle senza sensi di colpa. :-)

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