lunedì 16 maggio 2011

Fusilli cremosi al salmone, pane e... tulipani!

Capita anche a voi di cambiare idea in cucina? A me succede sempre. Tranne quando si tratta di pizza e gelati, ovviamente. "Oggi minestrone, assolutamente". E poi invece via di toast davanti alla tv. L'ultima? "Tolgo il filetto di salmone dal freezer, così stasera lo mangio alla piastra con contorno di bietoline". E sì perché dovete sapere che nel 90% i miei cambi di idea sono deviazioni da menu altamente salutistici. Che mi costringo a mangiare a pranzo, portandomi la schiscietta, ma che la sera non sempre sono in vena di rispettare. Così, ecco che mi trovo a combattere tra la mia voglia improvvisa di pasta e il filettino di salmone che giace in frigo, ormai scongelato. E che problema c'è! Userò il salmone per una bella pastasciutta delicata...



Fusilli cremosi al salmone (per 2)
160 gr di fusilli 
1 panetto di Philadelphia (80 gr)
1 filetto di salmone (circa 150 gr)
olio evo
sale
pepe

In una padella antiaderente cuocere il filetto di salmone con un goccio d'olio, a fiamma dolce e coperto, per 10 minuti, rigirandolo su entrambi i lati. Intanto fate bollire l'acqua e lessatevi i fusilli. Una volta cotto il pesce, toglietegli la pelle e spezzettatelo con un cucchiaio di legno. Io ho anche buttato via l'unto, ma vedete voi se volete lasciarlo. Aggiungete al pesce un panetto di Philadelphia, che andrà sciolto con un po' di acqua di cottura fino a formare una crema. Lessate la pasta al dente e passatela in padella, aggiustate di sale, pepate per bene e servite, magari con un bicchiere di vino bianco fresco. 



Il cambiamento -di un'idea, se non di una vita intera- è un tema trattato molto spesso dal cinema. Un film che mi piacque molto su questo tema fu Pane e Tulipani, di Silvio Soldini e con Bruno Ganz e Licia Maglietta. Una donna di mezza età del centro Italia conduce una vita normale, anzi un po' spenta, ripetitiva e noiosa e ha una famiglia che, come capita nel 90% dei casi, la dà ampiamente per scontata e non si preoccupa dei suoi bisogni. Lei sembra accettare tutto ciò come il corso naturale delle cose, finché non succede l'impensabile. Marito e figlio la dimenticano in un Autogrill durante una sosta. Dentro di lei scatta qualcosa. Andrà a Venezia e lì, invece di organizzarsi per tornare a casa, comincerà un po' per caso e un po' per curiosità, una nuova vita, fatta di personaggi singolari, musica, fiori... e amore! Se non l'avete già visto ve lo consiglio. Buona serata a tutti voi, vi lascio con il trailer!

sabato 14 maggio 2011

Finger food... sulla Croisette


Immaginate: il mare della Cote d'Azur, le palme, il vento. Dive celebri in abiti splendidi delle più grandi maison, cineasti celebrati in tutto il mondo, un lungo tappeto rosso che dalla fine della Croisette si arrampica fino alla scalinata del Palais du Festival. Un esercito di fotografi, giornalisti e semplici curiosi in cerca di autografi. E poi, ovviamente, film, film, tanti film. Questo è il Festival del cinema di Cannes, quest'anno cominciato l'11 maggio. In questi giorni la cittadina francese vive di proiezioni, incontri, aperitivi e party danzanti sulle spiagge degli hotel più chic, uno fra tutti il Carlton. Festeggiamenti esclusivi dove le star e pochi fortunati condividono l'open bar e la corsa verso il buffet. E cosa c'è di meglio, in queste occasioni, dei finger food? risolvono brillantemente il problema della "gestione" dei piattini, non ingombrano, sono monoporzione e sono pure molto belli da vedere... Così, per aiutare anche voi a sentirvi un po' come dei divi di Hollywood, ho pensato di proporvi un fresco dolcino in bicchiere perfetto da preparare per una festa. Se volete cimentarvi,  vi invito a visitare il blog di Atmosfera Italiana, che organizza un gioco dedicato proprio ai piccoli bocconcini da passeggio. Io ho usato proprio i loro bicchieri.



Mini yogurt cake alla frutta
Per 4 bicchierini
200 gr di panna da montare
125 gr di yogurt agli agrumi
1 cucchiaio di miele
2 kiwi
marmellata di limoni Rigoni di Asiago
6-8 biscotti (io ho usato un tipo Oswego)
40 gr di burro

Sbriciolate i biscotti e fondete a fiamma dolce il burro. Preparate le basi dei bicchierini inserendo un po' del composto ottenuto con i biscotti sbriciolati e il burro fuso. Montate non troppo ferma la panna, unite lo yogurt e il miele. Tagliate i kiwi a fettine sottili. Versate un cucchiaio abbondante di crema sopra la base di biscotto, inserite una fettina di kiwi e poi un altro cucchiaio di crema. Livellate. Stemperate un po' di marmellata di limone con un po' d'acqua, mettetene un cucchiaino sopra la crema e completata con un'altra fettina di kiwi. Mettete in frigo per un'ora o due, ma ricordatevi di toglierle almeno 10 minuti prima di gustarle o sarà difficile scalfire con il cucchiaino la base di biscotto. Bon appetit!

E visto che ho parlato di Cannes, non posso che segnalarvi questa gallery di LeiWeb dove potete trovare i film segnalati come "da non perdere" tra quelli in concorso.... ecco il LINK
Tra questi La Piel que Habito di Almodovar, Habemus Papam di Moretti, We need to talk about Kevin di Lynne Ramsey, Sleeping Beauty di Julia Leigh, The tree of Life di Terence Malick, Midnight in Paris di Woody Allen e tanti altri... la to watch list è bella lunga!
Fuori concorso, presentato oggi, il quarto episodio de I pirati dei caraibi con l'ormai collaudato Johnny Deep_ Jack Sparrow e la new entry Penelope Cruz piratessa.. Eccoli oggi a Cannes...


martedì 10 maggio 2011

Twilight, banale eppure sfizioso... come i cocchini!


Premessa: non ho letto neanche uno dei vari libri di Stephenie Meyer e ho visto solo il primo film della "Twilight saga", prima che uscisse il secondo capitolo, Eclipse, perciò non sono un'esperta e non me ne voglia chi invece lo è. Lo stanno dando su Italia1 proprio questa sera e quindi mi è venuto in mente di parlarne. La storia di Twilight è di una disarmante banalità: si nutre di vecchi archetipi e pesca a man bassa dalla letteratura rosa e dai racconti sui vampiri, presentandoci una protagonista dalla situazione famigliare problematica, Bella (Kirsten Stewart), che si innamora di Edward (Robert Pattinson), un ragazzo belloccio e dannato che, purtroppo per lei, è anche un vampiro. Certo, un vampiro buono che ha deciso di non mangiare più gli umani e che però non può arrischiarsi a toccarla troppo o rischia di lasciarsi trasportare e succhiarle via tutto il sangue. Dicono che la Meyer abbia usato l'impossibilità di consumare fisicamente l'amore tra i due come metafora della pericolosità dei rapporti sessuali prematrimoniali... Non so se sia vero (lei è mormona quindi po' esse...) sta di fatto che le adolescenti di tutto il mondo sono impazzite per questa tormentata e impossibile storia d'amore. Perché? Beh, non ho trovato nulla di eclatante o particolarmente geniale nello svolgimento del primo episodio.  Il film è girato con filtri che rendono le pelli bianchissime -quasi verdastre- e i colori freddi, dal verde delle foreste al blu delle luci al neon e delle nebbie. E' un po' ridicolo come lei scopre che lui è vampiro (una googlata e via..), quasi divertente il momento del baseball a velocità supersonica tra vampiri, sulle note dei Muse, ma abbastanza piatto il modo in cui Bella finisce in pericolo e ha bisogno dell'intervento di Edward. Non brutto, non troppo noioso, ma niente di che... Il segreto, quindi, deve stare in una verità inconfutabile: l'attrazione universale per le grandi storie d'amore. Vere o presunte, con un tocco di sangue o di spionaggio, di azione, di avventura che sia... le storie d'amore con la A maiuscola, per quanto banali, muovono montagne e commuovono milioni di persone. E fanno guadagnare milioni, almeno alla Meyer e ai produttori della versione cinematografica della saga
A volte insomma, anche se una cosa è banale, può darci soddisfazione. Un esempio culinario? Queste palline di cocco e ricotta che ho preparato sabato. Banali ma non per questo meno sfiziose. Certo, vanno prese a piccole dosi, o possono nauseare: esattamente come Twilight & Co....




Cocchini
200 gr di cocco disidratato
100 gr di zucchero bianco
150 g r di ricotta di mucca
1 cucchiaio di liquore all'anice

In una terrina mescolare il cocco con lo zucchero, unire anche la ricotta e lavorare bene il tutto, unendo il liquore di anice. Formare delle palline con le mani, passarle in un po' di cocco disidratato e mettere in frigo a riposare: la compattezza giusta la raggiungono dopo almeno un paio d'ore! Un ottimo dopo-pasto o uno sfizioso intermezzo.. deliziosi anche ricoperti di cioccolato fondente, come dei mini bounty!
Nella foto i due cocchini sono inseriti in due coppette per finger food di Atmosfera Italiana.

sabato 7 maggio 2011

Cucina e tv, fast & easy

Quando non sono in forma (come in questi giorni) scanso anche la cucina perché, pur essendo un'attività che mi rilassa e mi diverte, richiede un certo grado di impegno fisico e mentale. D'altra parte cucinare è anche un ottimo metodo per combattere la noia, così ho deciso che qualcosa per cena l'avrei preparato. Eccovi quindi due cosine facili e veloci nonché perfette per finire alcuni avanzi di formaggio che giacciono in frigo: non ho la pretesa che vi segniate la ricetta, potete prepararle al volo andando a occhio nelle dosi e cambiando/togliendo/ingredienti come più vi aggrada... 



Torta post-pasqualina
Pasta sfoglia tonda pronta
8 cubetti di spinaci in foglia surgelati
100 gr di ricotta
altro formaggio a scelta: (io ho messo della scamorza affumicata e un pezzo di Belpaese per finirlo, non ci piaceva per niente e da solo non riuscivamo a mangiarlo)

Visto che a Pasqua non l'abbiamo fatta... :) non è proprio una pasqualina, c'è meno ricotta e poi mancano le uova. Lessare gli spinaci in acqua salata, scolarli e strizzarli per bene. Incorporare la ricotta e poi il formaggio a dadini. Stendere la sfoglia pronta in una teglia, aggiungere il ripieno e infornare per mezz'ora a 200 gradi. Ma che ve lo dico a ffà??




Cuore di melanzane
2 melanzane a fette
125 gr di mozzarella
1 pezzo di scamorza affumicata
passata di pomodoro
2 spicchi d'aglio 
olio evo
origano
sale

Questa potrebbe essere considerata una versione light e fast della parmigiana. Tagliate a fette le melanzane e bollitele per 10 minuti in acqua salata. Scolatele bene, lasciatele raffreddare un po' e asciugatele con un panno o con dello scottex. Nel frattempo preparate un sughetto con olio, aglio, passata di pomodoro, origano, sale e un pizzico di zucchero. Tagliate la mozzarella a dadini e un pezzo di scamorza a fettine sottili. Prendete una teglia o una pirofila, io ho usato quella di Guardini a forma di cuore: ungetela con un goccio d'olio, versate le melanzane e poi il sugo, mescolate, aggiungete la mozzarella e mescolate di nuovo. Livellate e completate con le fettine di scamorza. Infornate per mezz'ora a 200 gradi.


Questa è stata la mia cena, sforzo poco, risultato direi soddisfacente. E per finire c'era anche un dolcino, di cui però vi parlo domani. Stasera va così, si prende quel che c'è, anche cinematograficamente parlando. Infatti ho appena finito di vedere Tutte le cose che non sai di lui. Una commedia amara ma carina, con Jennyfer Garner e Timothy Olyphant (un bel vedere). 
Il fidanzato di Grey (Garner) muore in un incidente di canoa a qualche giorno dal loro matrimonio. La ragazza, dopo sei anni insieme, si trova quindi a dover affrontare un funerale e la scoperta che il suo promesso sposo era padre di un figlio, avuto da una donna sexy ma svampita (Juliette Lewis) con cui intratteneva una sporadica relazione durante le sue trasferte lavorative a Los Angeles. Gli amici di Grey cercheranno di confortarla e aiutarla ad affrontare la perdita e la consapevolezza che la sua metà le nascondeva una vita segreta... Lei, a sua volta, capirà che c'erano parti di lei che non aveva mai condiviso con l'amato. L'amico del fidanzato (Olyphant), che Grey inizialmente non sopporta, si rivelerà invece la chance di una nuova vita: ma lei sarà capace di coglierla?
Non un capolavoro ma un film che scorre leggero attraverso il dramma condendolo con un po' di umorismo e personaggi ben caratterizzati: approvato, per una serata easy, in cucina e in anche in tv.
Buona notte!

lunedì 2 maggio 2011

La rivincita delle... blondies


C'è una parola, in inglese, che identifica la bionda un po' oca: bimbo. Una "bimbo" è una bella ragazza, con i capelli biondi, che siano naturali o per scelta, ma comunque sempre in piega; è generalmente svampita e persa nel suo mondo rosa di nuvole, vestiti, scarpe, shopping e gossip. Insomma avete presente Paris Hilton o le californiane miliardarie di The Hills? Quel genere là. Capita però che questa apparenza tutto zucchero filato in realtà nasconda qualcosa di più... concreto! E' il caso di Elle Woods, la celebre protagonista della commedia Legally Blonde, La rivincita delle bionde, che oltre a essere ex reginetta di bellezza del ballo del liceo e cheerleader, esperta di moda e padrona di un chiwaua da borsetta, è anche una coraggiosa mente brillante che scopre un'insospettabile vocazione per la legge e si dimostra un genio d'avvocato.  Il film è vecchiotto, del 2001 per la precisione, e ha avuto parecchio successo, tanto da meritare un seguito (che però non ho visto), una trasposizione in musical e una specie di spin off con un film in dvd, Legally Blondes, dove le protagoniste sono due gemelle biondissime, cugine di Elle, che si troveranno a mettere sottosopra un serioso college inglese. 
Motivi per vedersi il film? Uno, la protagonista è Reese Witherspoon, che ha proprio la giusta carica della bionda sexy e piena di vita ma nient'affatto cretina. Due, il film è semplicemente spassoso. Gustatevi questo assaggio: Elle decide di creare una presentazione "speciale" per entrare alla facoltà di legge di Harward....


E tutto questo parlar di bionde, per cosa se non per proporvi un bel dolcetto a tema? Sto parlando dei blondies, la versione con cioccolato bianco dei cugini più famosi, i brownies. Da quando li avevo sbirciati sul blog di Nena, ero molto curiosa di assaggiarli. Così le ho copiato la ricetta (con un paio di varianti, dettate dal caso- barra- necessità) e li ho sfornati ieri pomeriggio... potete immaginare un momento di relax migliore di quello immortalato in questa (pessima) foto? Té, blondies e un inutile numero di Vanity Fair (inutile perché l'intervista di punta della settimana è a Melissa Satta che, basita e incredula, ci racconta che Bobo Vieri l'ha mollata con un comunicato stampa... non possiamo che condividere il suo sbigottimento e passare all'oroscopo e ai consigli del grande Glenn).

Merenda: blondies, tè e Vanity!
Devo dire però che, per quanto io preferisca le bionde (solo perché lo sono io stessa, potrei mai parteggiare per le avversarie?!), sui dolcetti continuo a preferire il profumo intenso e godurioso del cioccolato fondente dei classici brownies. Meritano anche questi, comunque... In realtà da biondi io li ho resi quasi castani perché ci ho messo dentro anche dei pezzetti di cioccolato al latte.. ma andiamo con ordine, ecco la ricetta e accanto le mie aggiunte.

Blondies
150 gr. di cioccolato bianco (io 100 gr, Venchi)
125 gr. di burro (io margarina: avevo da finire quella usata per la pastiera pasquale!)
2 uova
1 bustina di vanillina (io non ce l'avevo)
100 gr. di zucchero
200 gr. di farina
120 gr. di noci a pezzetti
50 gr di cioccolato al latte a pezzetti (mia aggiunta, sempre Venchi)

Ricetta di Nena:
Mettere il cioccolato spezzettato e il burro in un pentolino e farli sciogliere insieme, a fuoco molto dolce. Togliere dal calore e aggiungere lo zucchero e la vanillina, mescolando bene. Quindi unire le uova e la farina, mescolando lentamente con una frusta a mano, perché non si formino grumi.
Incorporare le noci, mescolare di nuovo e versare l'impasto in una tortiera rettangolare, con il fondo coperto da un foglio di carta da forno.
cuocere nel forno già caldo a 170 gradi per 35 minuti.
lasciar raffreddare, cospargere di zucchero a velo e tagliare in 12 quadrotti.

I blondies in teglia, prima del taglio
Le mie varianti sono state: versare l'impasto in una teglia a cuore di cui mi ha gentilmente omaggiato Guardini, molto carina! Niente zucchero a velo (ero senza) e poi alla fine, quando ho aggiunto le noci, ho unito anche il cioccolato al latte a pezzetti. Ho quindi dato una sfumatura biondo scuro, a questi blondies :-)
Unico difetto della ricetta, a mio avviso, la quantità delle noci: 1hg e 20 per una teglia sono tante, e quindi predominano nel sapore, rendendo difficile percepire il gusto del cioccolato. Se vi piacciono molto seguite la dose se no scendete pure a 80 grammi, ma questo è un mio parere personale! 
Voi di che partito siete, bionde o more, blondies o brownies?? 

venerdì 29 aprile 2011

Sindrome cinese.. o cucina cinese?

Ciao a tutti, torno dopo qualche giorno di assenza dal mio e dai vostri blog per un piccolo intervento, niente di che, ma non ho avuto voglia e forze per mettermi ai fornelli e scorrazzare come al solito per il web. In compenso mi sono spalmata sul divano a vedere tv, film, e telegiornali. Seguendo per esempio la questione della moratoria sull'energia nucleare che di fatto impedirà di includere il quesito sulle centrali nei referendum del 12 giugno e al tempo stesso, come ha confessato candidamente Berlusconi, farà sì che "fra un anno o due si possa tornare a discuterne con un'opinione pubblica consapevole". Perché, sempre secondo il premier, il nucleare è "una scelta ineluttabile, l'energia più sicura". Inutile dire che trovo assurdo questo raggiro che impedirà agli italiani di esprimere la loro opinione su un quesito referendario per cui a tempo debito sono state raccolte 1 milione di firme. Oltre a questo, si riapre la questione della validità del nucleare come fonte energetica.
Come la penso ve lo dissi già qui. Oggi, per riflettere sul tema vi invito a vedere un film del 1979 che vi stupirà: è più attuale che mai. Sto parlando di Sindrome cinese, con Jane Fonda, Michael Douglas e Jack Lemmon


Una telecronista (Fonda) e il suo operatore (Douglas) fanno visita a una centrale nucleare nella città di Ventana, in California, per realizzare un servizio. Mentre sono lì succede un imprevisto: un incidente, che manda nel panico i tecnici nella sala di controllo, capitanati da Lemmon. Per fortuna l'emergenza rientra, ma Douglas ha filmato di nascosto la crisi e i due reporter vorrebbero mandare in onda il filmato. Ma l'emittente ha paura: ci sono troppi interessi in ballo, l'azienda proprietaria della centrale sta aspettando le concessioni per aprirne un'altra... I due decidono di indagare più a fondo su quanto accaduto e dovranno stare molto attenti.
Il film, diretto da James Bridges, fu al tempo accusato di inutile allarmismo, ma si è rivelato invece piuttosto lungimirante e profetico. Ma a cosa si riferisce il titolo, sindrome cinese? Si tratta di un'immagine iperbolica che spiega il timore di cosa sarebbe successo nel caso in cui fosse avvenuta la fusione del nocciolo nel reattore: niente avrebbe potuto fermarlo, avrebbe fuso la base della centrale, perforando la crosta terrestre e arrivando fino all'altro capo del mondo, in questo caso fino alla Cina. Nel film in realtà si dice che tale teoria è inesatta, perché nel caso in cui nocciolo fuso avesse raggiunto una falda acquifera, si sarebbe verificata un'esplosione nell'atmosfera, creando una nuvola radioattiva killer
Nella realtà, a Cernobyl dove la fusione del nocciolo è avvenuta, non si verificò fusione del pavimento della centrale né discesa del materiale radioattivo nel sottosuolo fino a falde acquifere. Fortunatamente, viste le già gravissime e terribili conseguenze dell'incidente che ancora oggi impediscono di avvicinarsi alla città, ridotta a un fantasma. 
Insomma anche se forse una vera e propria sindrome cinese non esiste, il film vale comunque la pena guardarselo. Zero colonna sonora, Jane Fonda con capelli rossi e cotonati e pantaloni a zampa d'elefante, Douglas con barba e capelli fluenti e piglio battagliero e Jack Lemmon fantastico, per un'interpretazione che gli valse nomination agli Oscar e ai Golden Globe e una Palma come miglior attore a Cannes.
Convinti?



E ora se vogliamo parlare di cinese, meglio concentrarsi sulla cucina... ecco qualche grande classico...
E voi, cosa amate di più della cucina con gli occhi a mandorla??

I classici involtini primavera!

Ravioli al vapore.. con carne o gamberi!
Pollo al limone
Zongzi, foglie di bambù con ripieno di riso, maiale, arachidi e uova di  anatra
Zuppa cinese con pollo, verdura e noodles di soja
Riso alla cantonese

lunedì 25 aprile 2011

L'Oro di Napoli... La Pastiera



Ebbene sì, anch'io mi sono voluta cimentare in una preparazione dolciaria che in questi giorni trionfa su moltissimi blog: la pastiera! Un dolce piuttosto lontano dalla tradizione delle mie zone: immaginerete anche voi che una brianzola con origini venete abbia conosciuto la pastiera solo pochi anni fa, quando ha avuto modo di provare qualche pizzeria e ristorante partenopeo insediato a Milano. Per anni avevo sentito parlare di questo bijoux, la vedevo anche in pasticceria, ma non l'avevo mai ordinata. Inutile dire che me è stato amore al primo assaggio. Con la pastiera è così, c'è chi la ama e chi la odia. Un po' come Napoli, no? Eh già, la mamma della pastiera e di tante altre ghiottonerie (adoro la cucina napoletana... i fritti, i sughi, gli scialatielli, la pizza... yum!) anche in questi giorni è agli onori delle cronache per il solito problema spazzatura, che spero risolvano al più presto.
Nel frattempo, vi spiego come ho preparato a pastiera... La ricetta proviene dal blog Io porto il dolce di Pamirilla, una pasticcera coi fiocchi. L'ho seguita... facendo un paio di piccole varianti, o non sarei io!

La pastiera

Per la frolla
400 gr di farina
200 gr di zucchero
200 gr di burro
1 uovo intero
1 tuorlo
un pizzico di sale
una grattata di scorza di limone

Per la farcia

400 gr di grano precotto per pastiera
200 ml di latte
1 noce di burro
1 cucchiaio di zucchero
scorza di limone

500 gr di ricotta
400 gr di zucchero 
5 uova (5 tuorli e 3 albumi; io ne ho usate solo 4)
essenza di fiori di arancio
scorza di limone
cedro, arancia e zucca canditi (io non li ho messi)


Preparare la pasta frolla con il solito procedimento. La ricetta tradizionale napoletana, da ciò che ho letto, prevede l'uso dello strutto, io l'ho sostituito con il classico burro. Mentre la frolla riposa in frigo, procedete a preparare la crema di grano: mettete il contenuto di una latta a scaldare con 200 ml di latte, la scorza di un limone che poi toglierete, una noce di burro e un cucchiaio di zucchero. Lasciate cuocere per circa 20 minuti, mescolando spesso. Spegnete e lasciate raffreddare.

In un'ampia terrina setacciate la ricotta (io ho usato quella di mucca, alcune ricette suggeriscono quella di pecora), amalgamatela allo zucchero e mescolate fino a creare una crema molto soffice. Aggiungete i quattro (o 5, come da ricetta originale) tuorli, uno alla volta, per amalgarli al meglio. A parte montate a neve 3 dei 5 albumi. Unite alla crema di ricotta una grattugiata di scorza di limone, la crema di grano, versate l'essenza di fiori d'arancio (io avevo una boccetta da 85 ml e ne ho versata metà, ed era ok), se volete i canditi e infine incorporate gli albumi montati a neve. 

Stendete la pasta frolla, foderate una teglia per crostate (io ho usato questa, anche se ci vorrebbe una teglia apposita) e poi versate il ripieno. Per la teglia da crostata queste dosi di ripieno sono un po' eccessive: la pastiera mi è venuta un po' troppo alta e infatti durante spostamenti e taglio delle fette si sono formate alcune crepe. Io quindi suggerisco di trovare la teglia giusta o ridurre leggermente le dosi
Coprite il ripieno con strisce di pasta frolla che devono essere piuttosto larghe

Infornate a 180 gradi per 20 minuti e poi abbassate la temperatura a 150 gradi per un'altra ora e venti.
Seguendo il consiglio di Pamirilla, ho preparato il dolce la sera del giovedì santo, per lasciare agli ingredienti e ai sapori il tempo di amalgamarsi e di fondersi insieme in un'unicum delizioso. E nonostante le crepe che hanno un po' rovinato l'aspetto della torta, devo dire che l'esperimento è riuscito!



Come vedete la pastiera richiede una certa dose di dedizione, calma, pazienza. E proprio la pazienza è il tema conduttore di un film di Vittorio De Sica dedicato a Napoli e alla sua umanità e alle sue mille risorse. Si tratta de L'Oro di Napoli, del 1954, una pellicola che attraverso 5 episodi ci mostra le vite di altrettanti protagonisti interpretati nientemeno da Totò, Sophia Loren, Silvana Mangano, Eduardo De Filippo e lo stesso De Sica. Secondo il dizionario del cinema Morandini "L'Oro di Napoli è la pazienza, la possibilità di rialzarsi dopo ogni caduta, una remota, ereditaria, intelligente, superiore pazienza". Nobili decaduti, pizzaioli, prostitute, pazzarielli... una carrellata tutta da scoprire. Senza dimenticare una fetta di pastiera!

sabato 23 aprile 2011

Down with love, up with chocolate!


Può una ragazza insignificante diventare una scrittrice di fama internazionale e prendersi tutto, tutto, ma proprio tutto ciò che vuole? Down with Love, Abbasso l'amore, ci fa credere che sì, quando una donna ci si mette, beh, meglio fare attenzione. 
La pellicola, del 2003, ci porta nella New York dei ruggenti anni 60, tra attici di superdesign, classici di Frank Sinatra e meravigliosi abiti dal taglio perfetto e dai colori sgargianti, facendo rivivere la tradizione dei classici film "battle of the sexes" delle produzioni hollywoodiane con Doris Day e Rock Hudson (es. Pillow Talk). 
Renée Zellweger intrepreta infatti Barbara Novak, una scrittrice che arriva sulla cresta dell'onda grazie al suo manuale Down with love, in cui dispensa alle donne consigli per diventare padrone della propria vita, migliorandola e sentendosi finalmente in grado di raggiungere qualsiasi obiettivo. 
Primo step del percorso di rivoluzione interiore? Dire abbasso l'amore. L'amore rende dipendenti, vittimistiche, impedisce di puntare alto nella carriera: molto meglio il cioccolato, sostiene la Novak, che rilascia nel corpo endorfine simili a quelle del sopravvalutato sentimento, con la differenza che è buono e sempre disponibile. E il sesso? Le donne non devono rinunciarci, anzi. Grazie al cioccolato-surrogato e alle nuove gratificazioni della propria vita personale, le donne impareranno a gustarsi il sesso in totale libertà, svincolandolo dall'amore, esattamente come gli uomini. 

Il libro della Novak fa il giro del mondo. E Catcher Block, giornalista celebre e donnaiolo, che all'inizio l'aveva snobbata, ora vuole a tutti i costi intervistarla. Troppo tardi, è il turno di Barbara di fare la sostenuta. E allora Catcher decide di tenderle una trappola. Impersonando l'uomo perfetto vuole far capitolare la scrittrice che ha detto no all'amore, facendola innamorare.






Ci riuscirà o finirà per subire il fascino di Barbara? Lascio a voi scoprirlo! Una commedia dal ritmo serrato, con dialoghi divertenti, interpreti credibili che scintillano in costumi impeccabili e ambientazioni in technicolor: davvero da vedere! Ewan McGregor, nella parte di Block, è ruffiano, indisponente e charmant quanto basta; Renée Zellweger lo segue a ruota.

Da abbinare a Down with Love consiglio il vostro dolce preferito al cioccolato, indicato dalla stessa Novak come l'antidoto che vi darà l'indipendenza dall'amore! Io vi lascio con un piccolo budino: semplice, leggero ed efficace. E ottimo modo per riciclare le uova di Pasqua avanzate.. 
Auguri di Buona Pasqua!


Budino al cioccolato 
dosi per 3/4 coppette

600 ml di latte
3 cucchiai di cacao amaro
50 gr di cioccolato fondente
3 cucchiai di fecola di patate
5 cucchiai di zucchero
1 noce di burro
1 cucchiaino di rum (a piacere)

Sciogliete la farina, il cacao e lo zucchero nel latte, mettetelo a scaldare, aggiungete il cioccolato a pezzetti e il burro e portate a ebollizione. Cuocete qualche minuto finché non sarà denso, facendo attenzione a non fare attaccare il fondo. Se volete, aggiungete il rum. Versate in uno stampo bagnato o in coppette singole e lasciate raffreddare. Guarnite a piacere con biscottini, panna, fragole... io ho usato dei bon bon alla pasta di mandorle che avevo in casa. 

martedì 19 aprile 2011

La merenda perfetta: Banana bread & Lady Oscar


Il nome di Osamu Dezaki probabilmente non vi dice nulla. Non diceva nulla neanche a me, fino a ieri, quando è stata comunicata la notizia della sua morte. Ma voglio ricordarlo e ringraziarlo, idealmente, perché era un disegnatore e regista di anime giapponese e non uno qualsiasi, ma un grande.  I suoi lavori hanno accompagnato la mia infanzia e i miei pomeriggi domestici, toccandomi profondamente. Sto parlando di cartoni come Lady Oscar, quello che in assoluto ho più amato nella vita, Dolce Remy, Lupin III, Kimba il leone bianco, Jenny la tennista. Avventure meravigliose e grandi drammi, sullo sfondo di una morale tutta nipponica fatta di abnegazione, amore totale e sacrificio, ma anche di rivalità e cattiverie.

I personaggi principali del cartone
Un frame della sigla storica cantata dai Cavalieri del re (1982)
Lady Oscar era il mio cartone preferito per molti motivi. Primo, era una storia diversa da tutte le altre, ispirata persino a fatti storici della Rivoluzione francese. Trattava argomenti delicati e drammi veri, e io mi sentivo lusingata da questo approccio "serio " che non mi trattava da decerebrata in quanto bambina. Secondo, c'erano i disegni. Stupendi, meravigliosi: riempivo intere risme di fogli F4 copiando gli abiti sontuosi indossati da Maria Antonietta, traboccanti di fiocchi, balze, pizzi, merletti e ricami, e le acconciature - o meglio impalcature- boccolose o gli occhi scintillanti delle damine di Versailles. 
Terzo, non vedevo l'ora che Oscar si ribellasse e gettasse via quella maledetta uniforme per vivere, finalmente, da donna; intuivo che sotto la dura scorza di donna soldato era tormentata: contenta di non doversi incorsettare e incipriare la faccia, felice di saper infilzare omoni giganti con il suo fioretto e di avere un ruolo riconosciuto nella società, ma pur sempre intrappolata in un'identità distorta che le avevano cucito addosso. Forse questo concetto, allora, non lo capivo proprio benissimo, ma quel personaggio mi affascinava e provavo una forte empatia per lei. E non vedevo l'ora che ricambiasse l'amore del mitico Andrè. Esiste forse una ex bambina che allora non fosse perdutamente innamorata di quella figura leale, dolce e gentile, oltre che prestante? Se esiste la devo ancora conoscere (e se si nasconde tra voi, beh, farebbe meglio a non confessarlo in questa sede! ;-).

Il mitico Andrè

Maria Antonietta
Insomma per tutti questi motivi, nonché per il finale drammatico della vicenda, Lady Oscar è il cartone animato più intenso che abbia mai seguito. Me lo gustavo sul divano, accanto al calorifero nel soggiorno, insieme all'agognata merenda (= il momento più dolce della giornata, per me). con qualche biscotto, oppure una merendina industriale (ma una volta ogni tanto, che se no ingrassavo), o un po' di latte con il Nesquik, uno yogurt, o ancora, una volta ogni tanto, la torta della mamma. Pastine di mele o torta all'arancia oppure una una margherita. Sempre leggere, vedi motivo di cui sopra. :)
E così, vi lascio anche io con un dolce leggero, perfetto per la merenda (o la colazione). Sto parlando del banana bread, dolce di origine americana che è anche un ottimo modo per liberarsi delle banane nella fase "leopardo", quando diventano maculate e dolci da far venire il diabete solo ad annusarle!
Con queste dosi io ho preparato 9 muffin nello stampo di silicone della linea Lillotte di Pedrini e una piccola torta a stella sempre Pedrini, altrimenti potete riempirci un regolare stampo da plum cake. Ebbene sì, ci ho riprovato con il silicone dopo il fallimento dell'altra volta. Stavolta è riuscito tutto, ho anche sformato i dolci senza fatica. Ma il silicone, devo dirla tutta, is not my favourite. Voglio provarlo come stampo per i dolci freddi, però!



Banana bread muffin & cake
250 gr di farina
150 gr di zucchero 
2 uova
1 cucchiaino di lievito
1 cucchiaino di bicarbonato
1 cucchiaino di cannella
mezzo bicchiere olio di arachidi
un bicchiere di latte
4 banane mature
gocce di cioccolato qb
cioccolato fondente qb (io Venchi)

Schiacciare le banane con una forchetta e metterle in una grossa terrina. Unire le uova sbattute, l'olio e il latte. Aggiungere la farina setacciata con il lievito e il bicarbonato e lo zucchero. Mescolare bene, aggiungere la cannella. A questo punto potete aggiungere le gocce di cioccolato, se vi vanno (le consiglio). Io ho riempito lo stampo dei muffin lasciandoli lisci, per poi infilare nel centro mezzo quadretto di cioccolato fondente. Ho aggiunto invece le gocce all'impasto rimanente. Versare gli impasti negli stampi. Cuocere a 180 gradi per circa mezz'ora i muffin e successivamente altri 30 minuti la tortina.  Buona merenda, con il vostro cartone preferito.. a proposito.. Qual è?? 

lunedì 18 aprile 2011

Yogurt cake with Pulp taste


Questa torta allo yogurt è molto buona. Ma il risultato estetico non è stato esattamente quello che speravo, come potete vedere. Appena l'ho tolta dal frigo, la coulis di fragole ha cominciato a colare giù per tutto il bordo: ne ho messa un po' troppa, o forse non era abbastanza fredda (stasera infatti non colava più). Guardandola, mentre tentavo disperatamente di fare una foto il più in fretta possibile (con pessimi esiti), non ho potuto fare a meno di pensare alla traccia sanguinolenta lasciata sul manto innevato da Uma Thurman e Lucy Liu nel loro ultimo duello in Kill Bill, che sarebbe questa: 


Tratta da una scena cult, del celebratissimo film di Quentin Tarantino, del 1994, e che potete gustarvi qui sotto: 


Il film, lo conoscerete tutti, è la storia di Beatrix Kiddo, impegnata nella ricerca della banda di assassini di cui faceva parte prima di cambiare vita. Il giorno delle nozze di Beatrix la gang, capitanata da Bill, fa irruzione in chiesa e uccide il suo fidanzato. Bill le spara in testa, riducendola in coma. Dopo 4 anni di coma Beatrix si sveglia e inizia la sua ricerca: va a trovare tutti i suoi "ex amici" e li mette ko uno dopo l'altro, avvicinandosi passo dopo passo a Bill, nascosto chissà dove. 


La sua missione? Vendicarsi di lui, ovviamente. Con combattimenti all'ultimo sangue, fatti di mosse di kung fu, spade, coltelli e katane e schizzi di sangue. Tarantino non voleva tagliare neanche un pezzo della sua storia, così ha deciso di fare due episodi dividendo la pellicola in Kill Bill 1 e 2. Personalmente ho preferito il primo, anche se il cerchio si chiude solo nel secondo e quindi vanno assolutamente visti entrambi. Certo, mettetevi in testa che si tratta di un fumettone con riferimenti a spaghetti western, cartoni manga, film sui samurai giapponesi e le arti marziali ed è bene non essere troppo sensibili alla vista del sangue. Altrimenti meglio accontentarvi della torta :-)


Torta allo yogurt di agrumi con coulis di fragole
1 confezione di preparato per torte allo yogurt (Molino Chiavazza)
375 grammi di yogurt agli agrumi 
70 gr di burro
Una decina di fragole
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaino di marmellata di limoni Rigoni di asiago
Uno spicchio di limone

Ho fatto questo dolce con un preparato che mi ha inviato il Molino Chiavazza: devo dire che è una soluzione facile e veloce per creare questa torta fredda senza fatica, quindi: approvata. Basta sciogliere il burro, unire il composto per la base, modellare il cartoncino che farà da cerniera alla torta, adagiare il composto bricioloso e distribuirlo con un cucchiaio. Poi versate lo yogurt in una terrina, aggiungete il preparato per la crema, amalgamate bene e poi montate con lo sbattitore per pochi minuti. Versate la crema, livellate con una spatola e mettete in frigo. La confezione dice per almeno due ore, io l'ho fatta il giorno prima e secondo me è l'ideale per lasciare che la base si compatti alla perfezione e che che la crema si solidifichi bene. Per la coulis, tagliuzzate le fragole e mettetele a cuocere con lo zucchero, il cucchiaino di marmellata di limone e il succo di uno spicchio di limone. Quando bollirà fate restringere un paio di minuti, spegnete e lasciate raffreddare. Una volta fredda, potrete versarla sulla torta e livellarla con una spatola. Io ho abbondato, ed è colata: voi siate più parche. ;-)
Buon appetito!

Oggi voglio mandare un saluto speciale a Nena e LaCarli, due blogger simpaticissime che ho conosciuto venerdì sera: alla prossima, sperando che possa unirsi a noi anche l'amica Strawberry Blonde :) bye!

giovedì 14 aprile 2011

Un treccione dorato per Rapunzel



Avete dei bambini? Ecco un film perfetto da gustare insieme, con cui vi divertirete quanto loro se non di più. Non avete bambini? Guardatevelo lo stesso! Sto parlando dell'ultima fatica della Walt Disney, Rapunzel, o Tangled nella versione originale. Si tratta di una rivisitazione avventurosa e divertente dell'omonima fiaba tedesca che aveva per protagonista una damina dai lunghi capelli rinchiusa da sempre in una torre. 
Solo la Disney poteva trasformare questa premessa che sa di muffa in un cartone movimentato con un'eroina al tempo stesso bella, goffa e simpatica e un protagonista maschile che per una volta non è un loffo principe senza macchia, ma uno spiritoso ladro gentiluomo. Molto interessante anche la cattiva di turno, Madre Gothel, che si finge buona esercitando su Rapunzel le arti della manipolazione psicologica. 
Mitico il cavallo-poliziotto Maximus, nemico di Flynn, il ladro, e deciso a catturarlo a ogni costo, e il camaleontino amico di Rapunzel. Un cartone davvero spassoso e con il classico lieto fine che accontenta proprio tutti.


I veri protagonisti della storia, però, sono i chilometrici e magici capelli dorati di Rapunzel, che la nostra amica utilizza come strumento per fare ogni cosa e come arma contro i malintenzionati. Quando finalmente riuscirà a fuggire dalla Torre, con l'aiuto di Flynn e Maximus, Rapunzel arriverà in città e dovrà intrecciare i suoi capelli per riuscire a muoversi per le strade. E allora quale miglior ricetta posso proporvi se non un treccione di pan brioche, dorato e morbido come la treccia della nostra eroina??? 



Treccione di Pan brioche
500 gr di miscela per pan brioche del Molino Spadoni
1 cubetto di lievito di birra (o lievito secco presente nella confezione, io avevo il panetto da finire!)
1 cucchiaino di miele
200 ml di acqua tiepida
1 uovo per spennellare

Sciogliete il cubetto di lievito in un po' d'acqua con un cucchiaino di miele in una grande terrina. Aggiungete la farina e il resto dell'acqua, mescolate con un cucchiaio di legno e poi con le mani per circa 10 minuti, creando una palla. Coprite e mettete a lievitare in forno spento portato alla temperatura di circa 35-40 gradi per un'ora. Dopo questo periodo di prima lievitazione, rilavorate l'impasto per un'altra decina di minuti, sbattendolo spesso sulla spianatoia. Rimettete a lievitare per altre due ore mezza. Quando la pasta sarà pronta, dividetela in tre panetti uguali, stirateli creando tre cilindri della stessa lunghezza e fate una treccia che disporrete su una teglia, sopra un foglio di carta da forno. Spennellate la superficie con dell'uovo sbattuto. Cuocete a 180 gradi nella parte bassa del forno per 25 minuti. Verrà bellissimo, croccantino fuori e soffice dentro, leggermente dolciastro ma non troppo.
Avvertenza: crea dipendenza! Lo potete mangiare a colazione o a merenda, con un velo di marmellata, o con il salato. Ottimo con un formaggio spalmabile e del salmone affumicato o prosciutto cotto. :-)


Altra avvertenza, stavolta sul film: se non lo guardate insieme a piccoli ometti che non sanno l'inglese, guardatevelo in lingua originale. Si capisce molto bene, le parole sono ben scandite e non c'è paragone. Nella versione originale le voci sono di Mandy Moore (attrice e cantante) e Zachari Levi (Chuck), in Italia ci hanno pensato Laura Chiatti e Giampaolo Morelli (Coliandro), e si sa, negli adattamenti ci si perde sempre.



Chi ben comincia... il mio parere sui film visti tra fine e inzio anno

Il tempo per scrivere dei film che guardo scarseggia sempre, così ho deciso di fare un post riepilogativo dei tioli visti nell'ultimo p...