domenica 16 ottobre 2011

Un dolce dal NuovoMondo: Zucchini Bread


Dolci americani: è questo il tema del carinissimo contest di Caia, Usa Sweet Usa. Cheesecake, apple pie, muffins, brownies, cookies, pancakes & co.... potevo forse tirarmi indietro? E così è iniziata la ricerca di un dolce che fosse un americano al 100%, ma abbastanza originale e, perché no, pure sano. Sano un dolce made in Usa, direte voi, quando mai s'è visto? Beh non avete fatto i conti con il Zucchini bread! Cugino del banana bread, è una specie di plumcake speziato che contiene zucchine grattugiate e frutta secca (generalmente si usano noci pecan, ma io le ho sostituite con le mandorle). 
Storcete il naso? Non sapete cosa vi perdete! Profumato, delicato, umido e reso piacevole da sgranocchiare grazie alla frutta secca... e poi c'è dentro la verdura, quindi ribadisco la mia teoria dell'altra volta, è sano di principio :-) (ma se leggete gli ingredienti vi accorgerete che lo è per davvero!). Eccovi la ricetta. 

My Zucchini Bread
2 uova
50 gr di burro
170 gr di farina
30 gr di farina di mandorle
1 cucchiaino di lievito per dolci
1/2 cucchiaino di bicarbonato
100 gr di zucchero bianco
50 gr di zucchero di canna
1 grattugiata di noce moscata
1/2 cucchiaino di zenzero
1 cucchiaino di cannella
circa 220 gr di zucchine (1 grossa o due piccole)
100 gr di mandorle spezzettate



Come vi ho anticipato, ho sostituito le noci della ricetta originale con le mandorle e una parte della farina (15%) con la farina di mandorle. Grattuggiate la/le zucchina/e e tenetele da parte. Lavorate il burro morbido con lo zucchero bianco e quello di canna fino a formare una crema, unite le uova una alla volta e montate. A parte mescolate la farina, la farina di mandorle, la cannella, la noce moscata, lo zenzero, il lievito e il bicarbonato. Unite tutto alla crema di uova burro e zucchero, mescolate bene. Strizzate le zucchine, unitele al composto. Prendete le mandorle e tritatele grossolanamente, aggiungete e mescolate ancora. Versate in uno stampo da plum cake e infornate a 180 gradi per circa 45 minuti. Il vostro zucchini bread è pronto!

Il contest Usa Sweet Usa

Non tutti sanno che le zucchine sono originarie del Nord America, come le loro cugine zucche. Come per mais e pomodori, insomma, dobbiamo ringraziare le terre americane, ma furono gli italiani, solo molti anni dopo, che si dedicarono alla coltivazione e all'utilizzo in cucina di questo meraviglioso ortaggio. Tanto che ancora oggi gli americani per chiamarlo usano una storpiatura dell'italiano zucchina : "zucchini", appunto.
Italia e America sono insomma unite nel destino della zucchina, giunta al successo grazie a noi, ma nata nel "Nuovo mondo". Quel Nuovo Mondo che è stato ed è ancora oggi meta prediletta per chi cerca una vita migliore, un posto dove realizzare i propri sogni, una terra promessa dove fare fortuna.


Proprio di quest'avventura, di un viaggio della speranza da un piccolo paese della Sicilia fino a New York, all'inizio del 900, racconta Nuovo Mondo, di Emanuele Crialese, regista che in questi giorni propone al cinema la sua nuova fatica, Terraferma, film ancora una volta dedicato ai temi dell'immigrazione. Protagonista è Salvatore, che, rimasto vedovo in una terra misera e senza prospettive, chiede al cielo un segno per scogliere ogni dubbio e partire verso il nuovo mondo, portando con sè figli e anziana madre. Alcune cartoline di propaganda con i contadini ritratti accanto a polli giganti e verdura enorme lo fanno decidere. Si parte. Il film si svolge in gran parte nel "non luogo", che è la nave che trasporta il carico di disperati verso le speranze della giovane America. Sulla strada di Salvatore ci sarà l'incontro con Charlotte Gainsburgh, dama inglese caduta in disgrazia e decisa ad arrivare in America da donna accasata, che propone a Salvatore di sposarla. Una figura di donna moderna, che mantiene la sua classe e il suo essere eterea anche tra le brandine condivise della terza classe. 


Il viaggio si conclude a Ellis Island, dove tutti gli aspiranti "amerigani" sono sottoposti a controlli igienici e valutazioni psicologiche. Saranno abbastanza intelligenti e sani per essere accolti in terra statunitense? Ve lo lascio scoprire...

giovedì 13 ottobre 2011

Chicken Tikka, cena degna di un Millionaire!



Se dico India cosa vi viene in mente? Io non ci sono mai stata, ma penso a spezie dagli intensi profumi, colori sgargianti, sari decorati, tatuaggi di henné e gioielli d'argento. E poi c'è il cibo: riso, pollo, verdure e legumi, tante spezie, cheese naan... yum!
Un classico della cucina indiana, diffusissimo ormai in tutto il mondo (tutti gli indian take away lo propongono!) è il chicken tikka. Si tratta di bocconcini di pollo marinati in yogurt e spezie e poi cotti nel forno tandoori oppure alla griglia, anche sotto forma di spiedini. L'importante è che la botta di calore sia forte, anche se bisogna fare attenzione a non seccarlo. La carne, grazie all'ammollo nello yogurt, rimane molto tenera.
Un'ulteriore elaborazione di questo piatto è il chicken tikka masala, in cui i bocconcini, marinati e cotti, vengono poi passati in un sugo a base di pomodoro, cipolla, innumerevoli spezie, un po' di panna ed eventualmente peperoni. Quello che ho preparato io, però, è la ricetta base.

Chicken Tikka
400 gr di petto di pollo
300 gr di yogurt (io ho usato quello greco, ma diluito con un po' di latte perché è denso)
coriandolo fresco
zenzero fresco (io 2 cucchiaini di quello in polvere)
2 cucchiaini di Garam masala* (o curry)
1 cucchiaino di paprika
1 spicchio di aglio
1 punta di peperoncino
sale

*In Italia viene chiamato normalmente curry il mix di spezie che contiene curcuma, coriandolo, cumino, zenzero etc. In India il termine usato per indicare questo mix è invece masala. Le miscele più diffuse sono il Garam masala e il Tandoori masala: se non sapete dove comprarli o vi trovate a improvvisare il piatto, va benissimo il mix che troverete al super con il rassicurante e noto nome di curry. :-)



Tagliare il petto di pollo in bocconcini. In una ciotola capiente versare lo yogurt e condirlo con le spezie, il coriandolo tagliato finemente e il peperoncino. Aggiungere anche l'aglio sminuzzato. Versare il pollo nella crema di yogurt e spezie, mescolare bene, coprire con una pellicola e lasciar riposare per almeno due ore (consigliabile anche tre-quattro). 



Scaldare la piastra, versare un po' alla volta i bocconcini sgocciolati e cuocere a fiamma viva. Mantenere la carne umida spennellandola di tanto in tanto (su entrambi i lati) con un po' di marinata. Impiattare, salare e servire a piacere con contorno di riso e/o verdure speziate (le ricettine delle verdure le proviamo un'altra volta!) 
La ricetta è anche molto leggera, visto che non c'è nemmeno un goccio di condimento (volendo potete aggiungerlo alla marinata, ma a dire il vero non trovo che sia utile!)




E se penso a un film che è un tripudio di colori, odori (anche se immaginati), sensazioni, immagini forti e avventura, proprio ambientato in India, penso a The Millionaire, di Danny Boyle



L'avrete visto tutti! La vita incredibile e avventurosa di un giovane proveniente dalle immense baraccopoli di Mumbai, ripercorsa nella mente dal protagonista che, come in una favola pop, si sta giocando tutto il suo futuro in un quiz televisivo, Who wants to be a Millionaire, appunto (format internazionale da noi trasmesso su Canale 5 e condotto da Gerry Scotti). Per ognuna delle domande che lo porteranno fino al jackpot finale, c'è un anedotto o un ricordo -non sempre felice - che lo aiuta a rispondere. Non manca l'amore, per una compagna di giochi e sventure divenuta poi bellissimo ostaggio di un malavitoso. Ma se siamo in una favola, ci vuole un lieto fine... giusto?

Il film ha un buon ritmo e un intreccio interessante. Riesce ad affrontare in modo originale e persino divertente tematiche delicate come la miseria delle baracche, gli scontri etnici tra indu e musulmani, la mutilazione dei bambini costretti a elemosinare per le vie di Mumbai e la facilità dei soldi che però porta alla perdizione, per chi sceglie la via dell'illegalità. Da vedere! Vi lascio il trailer.



domenica 9 ottobre 2011

Oltre il vetro: un campanile, il cielo blu e i muffin alla carota


Din, don, dan. Sono le 7 e 30: puntuale come ogni mattina, il campanile della chiesa inizia a far dondolare su e giù le enormi campane di ferro battuto, che compongono una canzoncina dedicata a Maria Vergine. L'orecchio semi addormentato si desta definitivamente e fa scattare il mio cervello. "Oh, no... ancora 10 minuti", imploro. No, è ora di alzarsi... anzi, è già tardi, mi devo sbrigare! A fatica scosto la coperta, abbandono la posizione distesa e poso i piedi a terra. Sarà almeno una bella giornata? Scosto le tende azzurre, spalanco gli infissi cigolanti e poi, con un colpo deciso, apro le persiane: meraviglioso! La temperatura finalmente assomiglia a quella autunnale e il cielo è tappezzato di nuvole blu e rosa. Mi ricordo che per colazione potrò mangiarmi un delizioso quanto leggero muffin alla carota e sorrido. Butto uno sguardo al campanile, così bello tra le nuvole colorate, e penso che oggi posso persino perdonarlo per il tormento continuo che mi dà.




Il campanile che vedete nella foto è quello della chiesa Santa Maria alla Fontana a Milano, che si trova a meno di 100 metri da casa mia. Una chiesa rinascimentale attribuita da diverse fonti a Leonardo Da Vinci ma anche a Bramante e Cristoforo Solari. Pare che invece il progetto della chiesa sia dell'architetto Giovanni Antonio Amadeo. La chiesa fu costruita in seguito alla scoperta di una fonte di acqua dalle proprietà taumaturgiche: pare che il governatore francese che stava in città all'inizio del 1500, fu guarito grazie a quest'acqua. Decise quindi di costruire un luogo di culto annesso a un istituto dove le persone abbienti potessero soggiornare per curarsi. Purtroppo oggi nella "fontana" non scorre più quell'acqua miracolosa, perché nel 1800 la falda fu inquinata da un incendio scoppiato in una fabbrica di bitume adiacente alla chiesa. Oggi quindi dagli undici ugelli presenti nella chiesa fuoriesce semplice acqua di rubinetto: insomma, nessuna speranza di un piccolo miracolo! 
La chiesa è molto bella, così come il campanile, che però è anche piuttosto fastidioso.. O forse, più che il campanile, è chi lo imposta per suonare in continuazione (rintocchi all'ora, al quarto, alla mezza + canzoncine varie... maledetto parroco) che è fastidioso... 


Questa storiella e questa foto le ho pensate e postate per partecipare al Blog candy di Cranberry di Cappuccino & Cornetto, che si intitola Oltre il vetro e invita tutti a raccontare cosa vediamo fuori dalla nostra finestra. Eccoti accontentata, Cran! 


Il Blogcandy di Cranberry


Oggi quindi niente film, ma perché rinunciare alla consueta ricettina? I muffin leggeri e buonissimi di cui parlavo prima, per esempio?? Eccoli qua! Per me i muffin sono la svolta: soddisfano i miei improvvisi raptus da "baking" senza avere fra i piedi un dolce enorme che, povera me che sacrificio, mi tocca spararmi nei giorni successivi. In più i pirottini limitano la porzione (sempre se si ha il self control di mangiarne uno solo). Insomma i muffin ti fanno togliere lo sfizio ma non attentano troppo alla linea: che meravigliosa invenzione! Questi, cmq, sono sani -c'è la verdura dentro, volete dire di no??- e strepitosi.. provare per credere!



Muffin alle carote
Dosi x sei muffin (se siete in tanti, raddoppiate, triplicate...)
100 gr di carote grattugiate
50 gr di farina di mandorle
100 gr di farina 00
lievito 1 cucchiaino e una punta
60 gr di zucchero
5 cucchiai di olio di arachidi
1 uovo
5 cucchiai di latte
2 cucchiai di gocce di cioccolato
1 pizzico di sale


Come di consueto per i muffin, mescolare tutti gli ingredienti solidi in una ciotola (farina, lievito, zucchero, pizzico di sale) e quelli liquidi in un'altra (uovo sbattuto, latte, olio). Grattugiare 100 gr di carote (peso delle carote pulite e pelate). Unire in una sola terrina tutti gli ingredienti e due cucchiai di gocce di cioccolato fondenti. Mescolare poco, mettere due cucchiaiate del composto in ogni pirottino e cuocere in forno a 180 gradi per circa 15-20 minuti (prova stecchino sempre valida). 
Buona serata!

martedì 4 ottobre 2011

Strudel di farro con mele e pesche. At The Office



Che dovessi inventarmi come utilizzare la famosa farina di farro, lo sapevate già. Ho quindi deciso di dare fondo al sacchettone di farro integrale bio creando una pasta frolla e facendo un mega simil-strudel con un ripieno di mele, sì, ma anche delle ultime pesche che, in frigo da un po' troppo, cominciavano ad avvizzire. Io, se non si era capito, sono della filosofia "non si butta via niente" e per non buttare, spazio alla sperimentazione di nuovi abbinamenti e all'invenzione di nuove ricette. A volte i risultati sono sorprendenti!
Non perdo tempo, vi lascio la ricetta.



Strudel di frolla con farina di farro e ripieno di mele e pesche
500 gr di farina di farro integrale 
250 gr di zucchero di canna
100 ml di olio di arachidi
40 gr di burro 
2 uova
50 ml di acqua
1 cucchiaino di lievito per dolci
2 cucchiai di cannella
2-3 mele
2 grosse pesche noci
50 gr di arachidi
2-3 biscotti frollini
3-4 cucchiaiate di marmellata Fiordifrutta Melograno Rigoni di Asiago

Lavorare con le fruste elettriche il burro ammorbidito e l'olio con lo zucchero di canna. Aggiungere le uova, uno alla volta, e continuare a lavorare il composto. Aggiungere la farina di farro setacciata con il lievito e la cannella. Aggiungere l'acqua. Impastare il composto e creare una palla che farete riposare in frigo un'oretta. Nel frattempo pulite e tagliate a tocchetti la frutta, sbucciate le arachidi e tritatele grossolanamente. Aggiungetele alla frutta, insieme a un altro cucchiaio di cannella e qualche cucchiaio di Fiordifrutta al melograno. Stendete la frolla con un mattarello tra due fogli di carta forno -non troppo sottile-, sbriciolatevi sopra i frollini (in modo da creare una base che assorba il liquido della frutta), riempite con il composto di frutta e marmellata, chiudete i due lembi laterali e sopra e sotto. Cuocete in forno a 180 gradi per 40-45 minuti Io ho poi decorato con un po' di frolla avanzata creando un fiorellino :-)

E' morbido e friabile, il farro gli regala un sapore rustico, ma se non vi piace basterà sostituirlo con una normale farina 00. Un dolce ottimo per la colazione, ma anche per gli spuntini e la merenda... E' perfetto, per esempio, per alleviare la giornata lavorativa con un dolce break... e vi consentirà di ingraziarvi anche i colleghi. I miei, perlomeno, oggi hanno apprezzato! 


E visto che parliamo di uffici, come dimenticare la serie britannica cult The Office, che ha poi generato una versione francese, una brasiliana e anche una statunitense: si tratta di un mockumentary, ovvero un falso documentario, sulla vita in un ufficio... Brutte luci e colori volutamente slavati, abiti di pessimo gusto, protagonisti non proprio "telegenici" capitanati e vessati dal politically un-correct David Brent fanno da sottofondo a un umorismo decisamente british... Ma vi sfido a non trovare neanche un po' di questi tipi strani in alcuni personaggi che girano per la vostra azienda.. Guardatene qualche puntata e mi saprete dire! Qui, alcuni "best moments":



Con questa ricetta partecipo al contest di Montagne di Biscotti:



domenica 2 ottobre 2011

In the "Kitchen". With a book (by Banana Yoshimoto)


Oggi niente ricette, ma rimaniamo in cucina. Questo disegnino me l'ha ispirato la lettura del famosissimo libro di Banana Yoshimoto, Kitchen, che da anni volevo leggere (senza poi riuscirci mai).
L'ho letto in una giornata: è breve e scorrevole. Una storia semplice, ma profondamente toccante, vista attraverso gli occhi della protagonista Mikage. Una ragazza che, dopo la morte della nonna, si ritrova sola al mondo: un po' per caso e un po' per comodità, va a vivere a casa di un conoscente coetaneo e della sua bellissima madre-padre (un travestito, padrone di un locale gay). Il tempo -e le cene- condivise con loro, da semplice fuga dalla tristezza diventeranno per Mikage la salvezza da un'inesorabile solitudine. E forse le faranno trovare l'amore.



Il romanzo, che si intitola così per l'amore-ossessione della protagonista per la cucina -intesa come locale della casa, oltre che come cibo-  pesca dal linguaggio e dal mix di realismo alternato a situazioni surreali presente negli shojo manga, rendendolo così innovativo rispetto alla narrativa giapponese precedente (è del 1989): ha una scrittura molto visiva, che infatti mi ha fatto pensare subito ai fumetti e ispirato una serie di tavole, che per ora esistono solo nella mia testa... chissà che dopo il disegno di oggi possa andare oltre e buttarmi davvero nell'impresa di disegnare un mini-manga...
Ho scoperto che esistono anche due film tratti da questo libro, uno di produzione cinese e uno giapponese, ma a quanto pare sono introvabili. Per ora ho reperito solo l'inizio del film giapponese del 1989 di Yoshimitsu Morita, presente su Youtube (QUI). Mikage e l'altro protagonista, Yuichi, sono molto diversi da come me li immaginavo (lei troppo eterea, lui invece sembra gay). Non so se lo guarderò mai.
Per ora vi auguro una buona domenica sera, ci rivediamo tra qualche giorno con una nuova ricetta+film!

giovedì 29 settembre 2011

Nuovi amori: Frida e le fajitas messicane



Ho un nuovo amore. Si chiama Frida. No, non il locale vicino casa mia. Parlo di Frida Kahlo. Ah, bella scoperta, direte voi, è la pittrice messicana più famosa al mondo. I suoi quadri densi di colore e intensi, ma crudi e terribili mi sono sempre piaciuti, e adesso, dopo aver visto Frida, il biopic a lei dedicato beh, li ho finalmente capiti. Se anche voi la apprezzate già, non potete che guardarlo. La regista è una donna, Julie Taymor, e se vi è piaciuto Across the Universe sapete già di chi si tratta. Le immagini e i quadri sono importantissimi nel film e illustrano le fasi della vita dell'artista, caratterizzata da sofferenza fisica, solitudine e amori infelici (uno, in realtà, quello per Diego Rivera, famoso pittore di murales con venti anni più di lei che la sposò ma non riuscì a esserle fedele per una, a suo dire, "genetica predisposizione al tradimento"). La protagonista è Salma Hayek, "imbruttita" per l'occasione con un non credibilissimo monociglio, ma credibile nella sua interpretazione di questo personaggio passionale, ribelle e non convenzionale. Frida, messicana di Coyoacàn nata nel 1907, iniziò a dipingere intorno ai 18 anni, dopo un terribile incidente in cui l'autobus su cui lei viaggiava si schiantò contro un taxi. L'incidente, che le provocò innumerevoli fratture oltre che un danno irreparabile all'apparato riproduttivo -un corrimano si staccò dal bus e la trafisse, entrando dal fianco e fuoriuscendo proprio lì.. ahiaaa!! -, la costrinse a letto per diversi mesi e anche in seguito la condannò a dolori continui, per i tentativi di "riparare" alle lesioni subite con una serie di interventi chirurgici più dannosi che utili. Racconto questo non per gusto sadico, ma perché essenziale per capire la pittura fortemente autoriferita della Kahlo, caratterizzata dall'autoritratto, da situazioni di solitudine e da continuo ricorso a elementi simbolici. La pittura diventa per lei una necessità, una terapia, un senso.



Il film ripercorre dalla gioventù alla morte la vita di Frida, che si inserisce nel solco della Storia grazie a grandi incontri, di natura amorosa - e bisessuale: amanti di Frida furono, ad esempio, una celebre fotografa dell'epoca e di Trozsky, esule dalla Russia di Stalin- e ricorre spesso a disegni, simboli, allegorie, che lo rendono fresco e piacevole. Insomma, a me è piaciuto!

E allora di cosa possiamo parlare se non di cibo messicano, più nel dettaglio di fajitas?



Queste della foto le ho preparate una sera, in cui ho fatto una cena a base di fajitas + insalata greca e tzatziki, ma di solito le servo come da tradizione, accompagnate da guacamole, crema di fagioli messicani, dadini di pomodoro e formaggio edamer grattuggiato; ognuno si compone la sua fajita con gli ingredienti che preferisce... o con tutti insieme.

Fajitas di pollo
Per 4 persone:
8 fajitas pronte da scaldare sulla piastra
600 grammi di pollo (o metà pollo e metà manzo)
3 peperoni rossi e gialli
cipolla
1 cucchiaino salsa Worchester o Tabasco
birra 
olio
sale
pepe
spezie (paprika o cumino, coriandolo fresco)

Tagliate la carne a striscioline e lasciatela marinare nella birra almeno per due-tre ore, con il succo di un lime e, se vi piace, il coriandolo fresco. Soffriggete la cipolla sminuzzata con poco olio in un'ampia padella antiaderente o su una piastra capiente, aggiungete i peperoni a striscioline, aggiustate di sale e pepe. Quando la cottura è quasi ultimata aggiungete la carne, la salsa Worchester o Tabasco, il cumino o la paprika e cuocete a fiamma viva. Servite caldo, insieme alle fajitas passata alla piastra e agli accompagnamenti di cui sopra.

Guacamole leggera con yogurt greco
1 avocado
mezzo cipollotto
1 vasetto di yogurt greco da 170 gr
sale
olio 
poco peperoncino

Tagliate l'avocado a pezzetti. Tre quarti li frullate con yogurt e un po' d'olio. Alla crema aggiungete la cipolla sminuzzata, poco peperoncino, il quarto di avocado a dadini, sale e pepe e, a piacere, pomodoro a tocchetti (io non lo metto).

Crema di fagioli
1 latta di fagioli messicani
mezzo cipollotto
peperoncino
sale
olio

Scolare i fagioli, metterne da parte un terzo scarso. Fate un soffritto di cipolla in poco olio e con un opo' di peperoncino, a cui aggiungerete i fagioli; salate e lasciateli cuocere finché non saranno spappolati (o potete passarli al minipimer, che si fa prima). Aggiungete i fagioli interi e servite.

Spalmate la fajita con le salsine, aggiungete la carne coi peperoni, arrotolate e... Hasta la vista


domenica 25 settembre 2011

Biscotti al farro e muffin al cacao e acqua calda. Per un tè con Mary Poppins


E' arrivato l'autunno e trac! per non farmi mancare nulla mi sono subito ammalata. Sbalzi di temperatura, virus, semplice sfiga... chi lo sa? Sta di fatto che il raffreddore che mi trascinavo già da una settimana nel weekend è esploso, portando con sé mal di gola e qualche linea di febbre. Insomma la classica "parainfluenza", alquanto fastidiosa e debilitante. 
Sono chiusa in casa (mentre fuori c'è un bel pomeriggio tiepido) e ho deciso di sfruttare le mie scarse energie residue per sfornare qualche dolcezza. E così ecco questi biscotti con farina di farro e dei muffin neri neri, con cacao e acqua calda, che ho preso dal blog di Federica :) Anche i biscotti mi sono stati ispirati da lei, perché avevo letto sempre sul suo blog una versione interessante con il grano saraceno: ma avevo questa farina di farro da finire, così ho pensato di re-inventarne una simile, ma ho finito per fare una cosa un po' diversa, viste le mie aggiunte "speziate".


Biscotti rustici al farro


200 gr di farina di farro integrale
80 gr di farina 00
100 gr di burro
110 gr di zucchero di canna
1 uovo
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di cannella
1 cucchiaino di zenzero
1 cucchiaio di cacao
zucchero di canna per decorare


Lavorate con le fruste elettriche il burro morbido insieme con lo zucchero di canna. Aggiungete un uovo e amalgamate bene. In una ciotola a parte setacciate le farine con cacao, cannella, zenzero, sale e lievito. Aggiungete il tutto alla crema di burro, uovo e zucchero e impastare una palla, che avvolgerete nella pellicola e metterete in frigo per un'ora. Stendete la frolla su un foglio di carta forno, a uno spessore di circa 5 mm (o come più vi piace: sconsiglio però di stenderli troppo sottili, questi biscotti rendono meglio se belli corposi) e ritagliate le forme che preferite. Infornate a 180 gradi per circa 15 minuti. Raffreddate e poi gustate con un bel tè delle cinque.. ma sono perfetti anche a colazione.

E veniamo ai nostri muffin...



Muffin al cacao e acqua calda
Si tratta di muffin che al posto del latte prevedono l'utilizzo di acqua calda. Per il resto il procedimento è quello classico (tutti i solidi, tutti i liquidi, mescolati velocemente e messi nei pirottini) e potete leggerlo sul blog di Fede, che lascia le dosi per 15 muffin grandi/18 muffin medi. 



Se però, come nel mio caso, non siete in tanti in famiglia e non volete avere dolci in giro per tutta la settimana, potete seguire queste dosi, che sono per 6 muffin di media dimensione. Una premessa: sono ottimi ma molto cacaosi e quindi un po' amari. La prossima volta che li farò metterò più miele.. direi il doppio. 


Dosi per 6 muffin


90 gr di farina 00
15 gr di fecola di patate
50 gr di cacao amaro
1 cucchiaino da caffè di lievito per dolci
1 cucchiaio di gocce di cioccolato (più altre per decorare la superficie)
100 di acqua bollente (+ aggiunta mia, 1 cucchiaino di caffè solubile nell'acqua)
25 gr di olio
2 cucchiai di miele
1 uovo




Che film vi lascio? Un classico per famiglie, divertente e perfetto da guardare in un pomeriggio domenicale (se siete costretti a stare in casa...) e che contiene la scena del tè pomeridiano più spassoso di tutti i tempi.. sto parlando di Mary Poppins ovviamente! 



Il primo film della storia a mescolare umani e cartoni, che risale al 1964 e ha per protagonista Julie Andrews nei panni della tata perfetta venuta dal cielo.
Ma eccovi la gustosa scena del tè con zio Albert, che fa letteralmente "volare" dal ridere... Mancano solo questi muffin e qualche gustoso biscottino. Ora quelli potete metterceli voi!



Con i biscotti rustici al farro partecipo al contest di Francy de La Dolce vita The Sweet Tea Time


Con la ricetta dei biscotti rustici al farro partecipo al contest di Montagne di Biscotti:



mercoledì 21 settembre 2011

Super 8: Goonies meet Cloverfield. Ricordando il 1979 (anche a tavola).



Immaginatevi un gruppo di amici degno dei Goonies. Joe (Joel Courtney), il leader suo malgrado, sveglio, di animo buono e da poco orfano di madre. Charles, ciccione e aspirante regista; poi c'è Cary, con la passione-ossessione per fuochi d'artificio e gli esplosivi, e Alice (Elle Fanning), carina e intraprendente figlia di un ubriacone che il padre di Joe incolpa della morte della moglie. C'è il progetto di un film da girare insieme, con gli amici Martin e Preston. Di notte, di nascosto dai genitori, con una videocamera Super 8, nell'estate del 1979



E qui i Goonies incontrano gli alieni, ma non si tratta di E.T. Stavolta i dodicenni sono messi alla prova da una creatura che distrugge ogni cosa al suo passaggio. Testimoni involontari di un terribile incidente ferroviario, Joe & company si troveranno a dipanare il mistero relativo a questa "cosa" mostruosa che la pellicola ha immortalato per pochi secondi e che l'esercito sembra deciso a mantenere nascosta. L'immaginario di Spielberg (cittadina della provincia americana, preadolescenti amici per la pelle con un gran progetto, difficili rapporti genitori-figli, alieni) è filtrato stavolta dallo sguardo cupo di J.J.Abrams, che ha scritto e diretto questo film, prodotto dal papà di E.T. e Incontri ravvicinati del terzo tipo
Ritmo incalzante, avventura, spavento, commozione, nostalgia per gli anni 70 si mescolano in questo film, che ha le carte per piacere a tutti. Ai ragazzi, agli adulti cresciuti con i film di Spielberg, a chi adora la fantascienza, a chi ama le pellicole catastrofiche, a chi vuole il lieto fine, a chi va pazzo per lo stile di zio J.J. 
Non perdetelo!


Per restare nel mood fine anni 70 - primi anni 80, vi propongo alcuni cibi che hanno caratterizzato le nostre tavole in quegli anni... li ricordate? Li mangiavate?

1) Le merendine. Chi potrà mai dimenticare il tegolino, la girella o gli yo-yo? Oggi molte merendine sono state riviste in chiave salutistica, allora cioccolato e pan di spagna erano un must.  

Tegolino
Girella
Yo Yo 
2) Le bibite Billy all'arancia... Oggi per fortuna si predilige il succo 100% frutta!


Billy

3) Nesquik, Orzobimbo o Ovomaltina: le mamme ci concedevano un cucchiaio di queste "polverine magiche al cacao" per addolcire il latte della prima colazione!


Nesquik
Orzobimbo

4) Salse: a fine anni 70 e inizio 80 andava di moda cucinare piatti dove abbondavano maionese e panna. In onore all'abbondanza. Si dovrà attendere la fine del decennio una maggior attenzione ai grassi e colesterolo! Un paio di esempi?

Cocktail di gamberi
Vitello Tonnato
5) Altre schifezze, stavolta surgelate. Come dimenticare l'avvento dei Sofficini?


Dallo spot dei Sofficini

sabato 17 settembre 2011

Un cartone e una pastasciutta per i "piccolini"

Ci sono certi prodotti che, dagli scaffali del supermercato, sembrano farti l'occhiolino e dirti "Hey, cosa aspetti? Provami!". Soprattutto se si tratta dell'ultima trovata di un marchio assai conosciuto, onnipresente in tivù grazie a una pianificazione pubblicitaria su tutti i canali. E quindi sono caduta nella trappola del marketing e ho infilato nel carrello un pacco di questa pasta. Che poi non sarei nemmeno in target, perché in teoria è pensata per i bambini, magari inappetenti, che con questi formati piccoli e colorati possono vivere la cena come un gioco. Avrete capito tutti di quale pasta sto parlando, no? Si tratta dei Piccolini, e non devo neanche citare la marca. Ho comprato queste mini pipe che nell'impasto contengono un 25% di verdura (in questo caso purea di carote e pomodoro) e beh, devo dire che mi sono piaciuti un sacco (sarà che sono una bimba dentro?)! Li ho preparati con un sugo semplicissimo di pomodoro e ricotta, quindi davvero adatto anche ai vostri pupi :-) Perdonate la foto, ma era sera e non sono riuscita a fare di meglio.



Mini pipe con pomodoro e ricotta
Dosi per 4 persone:
320 gr di Mini pipe al pomodoro e carota
1 quarto di cipolla rossa
pomodorini ciliegia q.b.
200 gr di ricotta
4-5 foglie di basilico
sale

Stufate la cipolla sminuzzata con poco olio e un po' d'acqua. Aggiungete i pomodorini tagliati a metà e fate cuocere a fuoco vivo per qualche minuti, condendo con sale e foglie di basilico. Per ultima unite la ricotta e fate amalgamare per un paio di minuti. Nel frattempo lessate in acqua salata la pasta per 5 minuti. Scolate, saltate in padella con il sugo e servite.

Visto che abbiamo parlato di Piccolini, vi segnalo alcuni film per bambini che sono usciti o in uscita in questo periodo: per un pomeriggio da passare al cinema con loro!




Chi non ricorda i Puffi? Intere generazioni sono cresciute con le avventure di Puffetta, Brontolone, Quattrocchi, Forzuto e Grande Puffo. Adesso i piccoli omini blu diventano protagonisti di un film, grazie alla computer grafica. E attraverso un portale magico, finiscono a New York per sfuggire a Gargamella. Uscito al cinema ieri, è pensato per bambini fino ai 10 anni. (trailer)




Tornano le avventure del panda gigante -e un po' imbranato- prestato alle arti marziali. Stavolta il nemico si chiama Shen, figlio dei reggenti cacciato dal palazzo reale per aver voluto trasformare l'uso della polvere pirica dei fuochi d'artificio in quello della polvere da sparo dei cannoni. Cercherà di annientare i panda perché una vecchia indovina ha previsto la sua sconfitta per mano di uno di loro. Tanti combattimenti e ritmi serratissimi! (trailer)



Ringrazio Anakin della segnalazione: mi ha ricordato che il 14 ottobre sarà nei cinema l'ultima fatica animata dello Studio Ghibli di Miyazaki. La regia stavolta è di Hiromasa Yonebayashi, uno dei disegnatori storici del team del maestro. Il film è tratto da una serie di racconti fantasy per ragazzi, The Borrowers, di Mary Norton. Miyazaki ha adattato la storia alla Tokyo dei giorni nostri: Arrietty è una ragazza di 14 anni piccolissima, di circa 10 cm, che vive con la sua famiglia sotto il pavimento di una casa nella campagna fuori Tokyo. Questi esserini vivono di ciò che prendono "in prestito" dagli umani: scarti di cibo, oggetti abbandonati . Quando Arrietty viene vista dal coetaneo Sho, dopo l'iniziale diffidenza, tra i due scatta la simpatia e una meravigliosa quanto difficile amicizia. (trailer)

mercoledì 14 settembre 2011

Castagnaccio "sbagliato" con cedro e mandorle, sognando un Autumn in NY



Sono distratta: compro le cose, le stipo nella credenza, me ne dimentico e poi un giorno, sistemando qua e là i nuovi acquisti, mi accorgo che alcune cose le avevo già, oppure scovo roba dimenticata da mesi che, ovviamente, è in scadenza. E' il caso della farina di castagne di cui vi parlavo qualche giorno fa.
Alcune di voi sono state molto gentili e mi hanno linkato e suggerito delle ricette buonissime; tuttavia, alla fine, ho dovuto fare di testa mia ;-)
Questo perché mi sono accorta che i "reminders", nella mia cucina, erano vari e dato che odio buttare il cibo ho pensato di unirne alcuni in un dolce un po' autunnale, che ho battezzato castagnaccio "sbagliato" (un po' come il Negroni) perché alla consueta base di castagne, latte, acqua e olio ho voluto aggiungere miele, cacao, cedro e mandorle al posto di pinoli, uvetta e rosmarino. 
Il risultato è una versione un po' più dolce di questo dolce toscano, ma con la stessa consistenza. Vince su tutto il sapore della farina di castagne, per cui attenzione: vi deve piacere quel gusto!

Castagnaccio "sbagliato"
500 gr di farina di castagne
250 ml di latte parzialmente scremato
250 ml di acqua
3 cucchiai di olio di semi
2 cucchiai colmi di miele Millefiori
100 gr di cedro candito
100 gr di mandorle spellate
3 cucchiaini di cacao amaro

Setacciare la farina di castagne in una ciotola capiente. Aggiungere il latte e l'acqua (se preferite, potete fare tutto latte) e mescolate bene. Aggiungete il miele, l'olio, il cedro tagliato a pezzetti, le mandorle spezzettate e mescolate ancora. Foderate di carta da forno una teglia rotonda capiente e versate il composto. Cuocete in forno a 180 gradi circa 45 minuti, quando la parte alta del dolce avrà fatto una bella  crosticina e tante piccole crepe. Se ve lo mangiate per merenda, magari un pomeriggio che non fa caldo come in questi giorni, potete accompagnarlo a un infuso di semi di finocchio tiepido. Lo consiglio per due motivi: uno, il sapore delle castagne è intenso e gustarlo accompagnato a una bevanda delicata lo alleggerisce un po'. Due, si sa che le castagne mettono mal di pancia... i semi di finocchio invece sgonfiano. Accoppiata vincente, no? :-)



E visto che con questo dolce stiamo un po' anticipando l'autunno, parliamo di un film che si svolge proprio in questa stagione: Autumn in New York. Una storia d'amore strappalacrime, in tutto e per tutto: prevedibile, paracula, gioca a toccare le corde delle nostre emozioni.
E noi donne, si sa, spesso ci caschiamo. Nulla di innovativo rispetto a Love Story, comunque, solo che al posto di Ryan O'Neill e Ali McGraw, coetanei e all'epoca sconosciuti, ci sono Richard Gere e Wynona Rider. Lui è un ristoratore- playboy di mezza età che si innamora inaspettatamente di una delle sue potenziali prede. Peccato che lei sia malata terminale: potete già immaginare come andrà a finire. Un tripudio di tristezza, ambientato nella stagione che più di tutte incarna la decadenza, quando dal tepore dell'estate si passa al freddo umido e le foglie degli alberi si tingono di giallo e marrone prima di cadere a terra senza vita. 
Consigliata la visione tra donne o da sole, uno di quei giorni in cui si ha voglia di piangere. QUI il trailer.


giovedì 8 settembre 2011

Fashion Night o tagliatelle alla zucca?


Ok, c'è la Vogue Fèscion Nait Aut stasera qui a Milano. Se non sapete cos'è, leggetevi questo post della mia amica Carli. Una specie di notte bianca, ma stilosa, perché la crisi si sa, colpisce pure gli Armani, i Prada e i Valentino (ma forse non gufetto-Tod's -Della Valle!) e bisogna invogliare la gente a comprare. 
E allora via con gli aperitivi gratis e negozi aperti fino a tarda notte, con qualche attrazione musicale, vips, special & limited edition targate VFNO. L'idea è bella, un giro si fa volentieri, c'è gente in giro e tanti stranieri. Certo, bisogna essere pronti ad affrontare alcune cose.

a) Folle oceaniche si riversano fra i vicoli del quadrilatero della moda (e del centro in generale), determinate ad accaparrarsi lo smaltino-Chanel-che-solo-per-questa-sera, il braccialetto così e la t-shirt cosà (che poi alcuni proventi vanno in beneficienza, quindi non si può dire niente). 

b) File. Si sgomita in negozi di 150 mq, normalmente popolati da più commessi che clienti (= vuoti) ma stasera pieni fino a scoppiare, per arraffare un Camparino.

c) Anarchia gastronomica. Dovete essere disposti a infilarvi in bocca un canapé al formaggio, che vi colpirà con una zaffata di cipolla cruda infilata a tradimento nella crema, e subito dopo, nel negozio seguente, un biscotto al burro o un cioccolatino; perché una boutique ha optato per il salato, l'altra per il dolce. Ma non temete: altri 10 metri e vi aspettano focaccia stantìa e vol au vent dal sapore indefinibile. Se e quando riuscite ad arrivare al vassoio.

d) Anarchia alcolica. Questa non è grave. Si beve il prosecco, poi il Campari, poi un cocktail, poi si scola un altro bianchino. E vabbè, tanto è gratis!! Stomaci deboli astenersi, please.

e) La gente fescionvictim che per l'occasione fa sfoggio del vestito buono e di tutti gli accessori firmati che possiede (monogram di Gucci -Chanel e Luigi Vuittone sono preferibili). E se sono donne magari si concedono un bel tacco dieci: il massimo della comodità per gironzolare tra i negozi!

f) Gli studenti di moda. Tipo quelli della Naba o dello IED - i giòvani con i look superstudiati che vogliono fare gli alternativi (ma, per me, un po' si somigliano tutti): cappello borsalino abbinato a t-shirt con bretelle e pantaloni stretch neri o di un qualsiasi colore fluo, occhiali anni 50, foulard, borse a tracolla. Le ragazze scelgono gonnelle con orsacchiotti o stelline che abbinano in contrasto a corpetti un po' sexy e All star ai piedi, oppure si danno allo stile new preppy. I capelli hanno tagli geometrici o bon ton da bimba, e quà e là spunta qualche piercing e tatuaggio. Molti i gay. Li ammiro tutti, perché hanno la voglia e la costanza di curare così il loro stile, con tutti questi dettagli. Ma guardandoli mi sento vecchia.

g) I fan di qualcuno (chiunque sia). Affollano i concept store che hanno avuto la malaugurata idea di invitarli. E urlano.

h) Modelli bellissimi e modelle stupende. Sì, la presenza dei modelli è assolutamente un PRO. Ma accanto a loro ci sono le loro colleghe donne. E guardandole non si può fare a meno di confrontare il loro stacco di coscia con i vostri prosciutti o i loro capelli vaporosi e perfetti con il vostro cespuglio. Vi sentite cesse. Punto.

Se superate tutto ciò, c'è da divertirsi e anche un bel po'. Ma io oggi, tra lavoro e fastidi fisici, sono troppo stanca, out of the mood, no fashion at all. Insomma: VFNO, te saludi. Ci vediamo l'anno prossimo. 
Me ne sto a casa, a riposarmi. A guardarmi un film. E a mangiarmi un piatto di pasta.....


Tagliatelle alla zucca con zucchine e coppa croccante

Per due.
170 gr di Tagliatelle alla zucca (io le ho trovate Agnesi: ottime!)
mezza cipolla
due zucchine
4 fette di coppa
sale 
pepe

Tagliate la cipolla e rosolatela in poco olio. Grattugiate le zucchine e aggiungetele alla cipolla. Cuocete per dieci minuti, aggiungete sale e pepe e spegnete. Lessate le tagliatelle in abbondante acqua salata. Nel frattempo tagliate a striscioline sottili le fette di coppa. Mettetele a rosolare senza olio in una padella antiaderente per cinque minuti, fino a che saranno leggermente croccanti. Quando la pasta è cotta, scolatela, passatela in padella con le zucchine e impiattate. Guarnite con le striscioline di coppa.
Un primo saporito, completo e velocissimo. Ovviamente potete sostituire la coppa con la classica pancetta o guanciale.

Ora sto meditando come utilizzare:
- 1kg di farina di castagne, scaduta da pochi giorni
- 800 gr di farina di farro in scadenza
Qualche idea? 

Chi ben comincia... il mio parere sui film visti tra fine e inzio anno

Il tempo per scrivere dei film che guardo scarseggia sempre, così ho deciso di fare un post riepilogativo dei tioli visti nell'ultimo p...