Ve lo ricordate questo film? Si tratta di Un povero ricco, cult anni 80 con Renato Pozzetto e Ornella Muti. La curiosa vicenda di un ingegnere riccone che, in una Milano fredda e grigiastra, vive nell'ossessione di diventare povero. Così decide di affrontare la sua paura, fingersi tale e farsi assumere da una delle sue ditte come fattorino.
Dopo mille peripezie troverà l'amore con Marta (la Muti) che a differenza della moglie traditrice si dimostrerà interessata a lui per quello che è, anche da povero.
Personaggio clou del film è il barbone Fosforo, che prima deruba l"ingenuo Eugenio" ma alla fine gli insegna come farsi furbo e lo inzia all'arte dell'arrangiarsi. Il tutto narrato con la tipica comicità di Pozzetto.
La scena che vi ho proposto inizia con Pozzetto infreddolito che cerca ristoro da alcuni muratori, un po' sadici, che non gli concedono certo la "forchettata" che sperava.
Per combattere il freddo Eugenio avrebbe fatto meglio a optare per uno dei piatti tipici della tradizione culinaria milanese, la cassoeula.
Sapete cos'è? Se siete lombardi certamente sì, in caso contrario ve lo spiego. Si tratta di un piatto unico tradizionale, di origine contadina, preparato con verze stufate lentamente, insieme alle parti meno nobili del maiale, come musetto, piedini, cotenne e qualche costina. Questo almeno in origine, perché oggi è preparata principalmente con costine, l'aggiunta di qualche cotenna, magari un salamino vaniglia, ma di piedini e musetti (fortunatamente, dico io) non se ne vede nemmeno l'ombra.
E' un piatto che va accompagnato a polenta fumante. La verza perfetta, si dice, è quella che si trova in commercio (un tempo, nell'orto) dopo la prima gelata notturna, quindi intorno alla metà di novembre.
Io adoro la cassoeula, ma la mangio una o due volte l'anno, quando la prepara mia mamma, magari per un pranzo domenicale con i parenti. Fino a poco tempo fa la faceva mia nonna, esperta numero uno in materia.
La settimana scorsa avevo in frigo una verza, comprata per preparare i pizzoccheri che poi non ho fatto, e andava consumata. Così ho pensato semplicemente di stufarla, alla maniera della cassoeula, ma senza l'aggiunta della carne. Risultato, una zuppa gustosa, ovviamente non pesante e unta come la cassoeula, con un bel sughino che sposa alla perfezione la polentina calda...
La preparazione? Di una semplicità disarmante.
Verze stufate
Per 4 persone
1 cavolo verza
2 carote
1 gambo di sedano
1 scalogno
4-5 cucchiai di passata di pomodoro
olio evo
sale
pepe
1 dado vegetale
Lavare la verza e pulirla togliendo il gambo e le foglie più esterne. In pentola a pressione preparare un soffritto leggero con qualche cucchiaio d'olio, le carote e il sedano tritati insieme allo scalogno. Aggiungere le verze a pezzi, il dado, qualche cucchiaio di salsa di pomodoro, coprire con un po' d'acqua e chiudere la pentola. Cuocere per un quarto d'ora dopo il fischio o comunque fino alla consistenza desiderata (a me piacciono "sugose"). Aggiustare di sale e pepe, preparare la polenta e servire.